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Giocare in gruppi piccoli

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Zachiel:
Stavo parlando con un amico di cosa poter fare in futuro del nostro piccolo gruppuscolo di gioco di ruolo, dato che un amico si trasferisce e saremmo troppo in pochi per continuare a giocare a D&D.

Ne è venuta fuori un'affermazione che ritengo allo stesso tempo interessante e preoccupante:

"Vedi, saremmo solo in quattro. Anche prendendo giochi che funzionano con meno giocatori, se mancasse uno saremmo in tre e... insomma, trovarsi in tre per fare gioco di ruolo?" Sottointeso chiaro nel tono e nell'espressione: non è un po' da sfigati?
Come la classica frase "Siamo solo in due per la cena in pizzeria? No no rimandiamo che sembriamo due gay". (I signori omosessuali perdonino ma l'esempio è quello che è.)

Mi ha dato la forte impressione che per questo giocatore il gioco sia una scusa per trovarsi assieme, piuttosto che ci si trovi per giocare, così glie l'ho chiesto e mi ha detto che secondo lui le due correnti coesistono. Ci si trova per giocare assieme e per stare assieme.
Quello che mi fa u po' strano è che invece, per giocare a Munchkin o a Citadels è dispostissimo a trovarsi anche se siamo in tre...

Avete esperienze del genere? Come si sono evolute?
Se avete esperienze che coinvolgono giocatori che non apprezzano lo * meglio.




* questo asterisco avrebbe voluto essere "story now", che fuori da sotto il cofano sono solo due parole senza senso, perché è come lui l'ha definito, ma è piuttosto "quel tipo di gioco che ho provato e non mi è piaciuto".
Nello specifico, quello che sono riuscito a capire io che non gli piace (o meglio che gli piace di D&D al punto di farglielo preferire ai giochini gay) è la possibilità di progettare a tavolino un personaggio pescando nerdosamente dal crunch del manuale e poi nel gioco vederlo svilupparsi fino a quel traguardo. Insomma quello che viene generalmente chiamato "avere subito il personaggio che voglio" non gli piace, gli piace doverselo sudare oppure gli piace sapere già dove lo porteranno le sue scelte. Niente roba difficile come "decidiamo come il personaggio reagisce a quello che gli succede" o cose buffe come "Il personaggio prende una piega che non è quella che mi interessava giocare".

Ezio:

--- Citazione da: Zachiel - 2012-03-06 13:19:22 ---Mi ha dato la forte impressione che per questo giocatore il gioco sia una scusa per trovarsi assieme, piuttosto che ci si trovi per giocare, così glie l'ho chiesto e mi ha detto che secondo lui le due correnti coesistono. Ci si trova per giocare assieme e per stare assieme.

--- Termina citazione ---


Siete in un gruppo di amici. Diciamo in quattro, Marco, Matteo, Luca e Giovanni.
Decidete di andare al cinema, a vedere un film che tutti si dicono interessati a vedere, diciamo la versione 3D di Watchmen (ommioddio, il puffo gigante del dottor Manatthan! Ommioddiohhhh!!!!).


Durante la proiezione Marco, Matteo e Luca si godono il film. O, meglio, se lo godrebbero se Giovanni, che è sempre quello un po' fuori dal coro, la smettesse di parlare a tutti delle ultime del campionato di calcio, la smettesse di proporre cori alpini e di fare scherzi agli altri tre.
Dopo il cinema Marco, Matteo e Luca sono un po' incazzati, perché Giovanni gli ha impedito di vedere il film, e gli fanno presente che non hanno nulla contro il calcio, i cori alpini e gli scherzi, quindi se intendeva fare quelli bastava che lo dicesse.
Giovanni risponde: "Ma come, non si è usciti per stare assieme? Che ve ne fregava del film, non bastava stare in compagnia?"


Ora, chi ha ragione? Credo che tutti possano convenire che Giovanni è un sonoro stronzo, no?
Eppure se invece di essere andati al cinema si fosse deciso di giocare di ruolo le motivazioni di Giovanni sarebbero state all'ordine del giorno e perfettamente accettate dalla routine.

Ecco, questa è una delle grandi balle del modo con cui si è giocato di ruolo negli ultimi vent'anni che bisogna sradicare.
Ci si trova per GIOCARE ASSIEME. Se si vuole uscire a prendere una birra o a fare chiacchere va bene e lo si fa, ma se si decide di giocare è perché si vuole fare QUELLO e con QUELLE PERSONE, non altro con quelle persone o quello ma con qualcun altro.

Giulia Cursi:
Io non gioco per passare il tempo.

Se gioco è perché voglio farlo, se volessi solo stare con gli amici staremmo in un locale a bere o a casa mia a chiacchierare.


Capisco la tua reazione Marco è successo anche a me, solitamente capita quando le persone che giocano assieme vogliono cose diverse. Troppe volte ho smesso di giocare con determinati amici per non litigare inutilmente. Ho rotto una compagnia di D&D perché io vedevo e vivevo il gioco in un modo, gli altri in un altro, morale della favola, con due di quei giocatori ora mi diverto un sacco in una campagna di IMdA... fuck yeah!

Marco Costantini:
Secondo me a volte, vuoi perchè siamo in una piacevole oasi (in questo forum) ci facciamo problemi più grandi di quanto siano in realtà.
A me quello che dice il tuo amico non sembra strano, per nulla. E io sono uno di quelli che si gioca per giocare, e che non ammette gente che gioca solo per passare il tempo. Ma il tuo amico non mi pare uno che viene a giocare solo per stare in compagnia.
Semplicemente si sta ponendo un problema che riguarda il gruppo delle persone con cui gioca: "sarà ancora la stessa cosa giocare senza il nostro amico Tizio, che se ne va?", si chiede. E mi pare una domanda legittima e del tutto naturale.

Io ho giocato per una roba come tre anni con un mio amico, io e lui e basta, uno narrava (io) e l'altro giocava. Mi sono divertito, insomma mi è piaciuto, ma ho comunque cercato di inserire altre persone nel gruppo (senza molto successo), semplicemente perchè il gioco gira meglio.
Anche ora, sto facendo da MC a due miei amici. Si gioca bene, ci si diverte, ma ho pubblicato annunci ovunque per trovare un terzo giocatore.
Ancora una volta perchè, a mio avviso, AW con due gicatori "gira meno" che con tre.
Che per giocare a Citedels si faccia meno problemi mi pare altrettanto normale: l'inevstimento emotivo è sicuramente minore, così come anche la condivisione.

Poi ho un cortocircuito: la prima parte e quella dell'asterisco non capisco come si intreccino: cosa c'entra quella preoccupazione (avere un amico in meno al tavolo) con lo story now e la creazione del personaggio?

Moreno Roncucci:

--- Citazione da: Ezio - 2012-03-06 13:44:09 ---Siete in un gruppo di amici. Diciamo in quattro, Marco, Matteo, Luca e Giovanni.
--- Termina citazione ---

I nomi non mi sono nuovi, hanno scritto qualcosa?    8)


--- Citazione ---Ecco, questa è una delle grandi balle del modo con cui si è giocato di ruolo negli ultimi vent'anni che bisogna sradicare.
Ci si trova per GIOCARE ASSIEME. Se si vuole uscire a prendere una birra o a fare chiacchere va bene e lo si fa, ma se si decide di giocare è perché si vuole fare QUELLO e con QUELLE PERSONE, non altro con quelle persone o quello ma con qualcun altro.

--- Termina citazione ---

Tutto giusto, ma a discolpa di Giovanni, c'è il fatto che se si giocava a Monopoli, avrebbe potuto tranquillamente parlare d'altro mentre giocava. Idem se giocava a carte (anche se lì un po' meno perchè c'è gente che se si distrae perde il conto delle carte.  A uno che giocava a carte con noi al pub capitava ogni volta che passava la cameriera. Quando ce ne siamo accorti abbiamo iniziato a fare ordinazioni regolarmente a fine partita, quando i conti sono più difficili... ).

Nella mentalità comune, ci sono due livelli di gioco: il primo è "per divertirsi", il livello tipico del calcetto da spiaggia, delle partite a carte con gli amici, della tombola natalizia. E poi c'è quello serio, agonistico, quello in cui ti giochi qualcosa. Che dà soddisfazioni (in alcuni casi anche economiche) ma che comporta fatica, impegno, lavoro.

I gdr per i primi trent'anni della loro storia hanno sballato questa divisione, ma in maniera diseguale: tutto il lavoro, l'impegno, la fatica al povero GM, e agli altri veniva spacciata l'idea di giocare come a briscola.  Solo che non è così: il fatto di dover immaginare le scene, invece di avere un segnalino su una plancia, comporta un certo livello di concentrazione. A questo aggiungici il fatto che normalmente chi non era "di turno" si annoiava (e molti si annoiavano fuori dai combattimenti) e hai un bella situazione per far nascere tensioni fra quelli che vengono disturbati e vorrebbero più impegno e quelli che trovano assurde certe pretese (c'è la famosa battuta "siamo qui per giocare, mica per divertirci!"  che gira da decenni...)

Quello che voglio dre è che la colpa non è di Giovanni, se (1) è stato chiamato a giocare dicendogli che non si doveva concentrare più che a giocare a Risiko, e (2) poi lo lasci più della metà del tempo di gioco a girare i pollici in attesa di qualcosa da fare.

Tolta la parte di Giovanni irrecuperabili, quelli che proprio si divertono a dare fastidio (ma lì torniamo al "ma te l'ha ordinato il dottore di giocare con lui?") , per gli altri è inutile stare a chiedere "più serietà" se non cambi anche tutte le condizioni al contorno. Per coinvolgere di più tutti i giocatori e diminuire il carico di fatica (e distribuire la parte rimasta in maniera più equa)

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