Autore Topic: Articolo di Lehman sulla MWP  (Letto 9332 volte)

Leonardo

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Re:Articolo di Lehman sulla MWP
« Risposta #45 il: 2012-03-06 18:36:31 »
Non ti preoccupare, passa a riscuotere Tony lo Sfregiato.  ;)

Danilo Moretti

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Re:Articolo di Lehman sulla MWP
« Risposta #46 il: 2012-03-09 19:15:44 »
beh, mi pare che la cosa si sia risolta con Baker che fa le scuse a tutti per aver preso una solenne cantonata (o non ho colto eventuali sottili ironie?)...  :o

Sulla questione pagamenti, io per anni ho avuto rapporti professionali con la Mongoose, Bastion Press e altri editori Americani (Progetti grandi e piccoli) ma non ho mai beccato una Fregatura (se poi consideriamo che anche con un contratto ti ci pulisci il Mulo quando si tratta di accordi internazionali).
Capisco che sia la mia sola esperienza. Ma almeno è un'esperienza e non è un sentito dire o "ho letto su un forum"  ;)

Moreno Roncucci

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Re:Articolo di Lehman sulla MWP
« Risposta #47 il: 2012-03-09 20:32:50 »
beh, mi pare che la cosa si sia risolta con Baker che fa le scuse a tutti per aver preso una solenne cantonata (o non ho colto eventuali sottili ironie?)...  :o

Il post è qui:
http://www.lumpley.com/comment.php?entry=654#6
Si chiarisce meglio nei commenti, in cui gli viene chiesto esattamente di che si scusa: cioè, se Ben ha scritto cose false, o no. E Vincent specifica che si scusa per essersi intromesso in un problema fra altre persone, senza che queste persone glielo abbiano chiesto. Cioè, effettivamente quei ritardi nei pagamenti ci sono, ed effettivamente quei freelancer si sono lamentati con Ben e Vincent, ma non pensavano che poi Ben e Vincent avrebbero reso pubblica la cosa.  E si scusa con Banks perchè "I'm apologizing because the freelancers in question didn't ask me to be their representative, rpg freelancers in general don't need me to look after them, and MWP didn't ask me to be their conscience. It wasn't appropriate for me to put myself in that position."

Insomma, il fatto, in sé, è confermato.  Non erano balle.  E uno dei freelancers anonimamente ha postato questo: "None of us want to air this shit publicly, but the fact is many of us have felt taken advantage of. I think your warning was fair. It wasn't a misunderstanding. I blame management and not Cam in the slightest (he's been the easy one to work with), but the fact is it's a problem.

La discussione ha mostrato anche quanto poco si sapesse della realtà di come funzionano questi rapporti fra freelancers ecase editrici, e così come aveva ospitato Ben, Vimcent ha ospitato (e incoraggiato) altri post "ospitati" di Simon Rogers, l'editore della Pelagrane Press e (come freelancer) di Chad Underkoffler.

E alla fine per me è quello il problema: conoscere cosa comportano queste scelte. Se c'è davvero informazione su come funzionano le cose, uno fa le sue scelte a ragion veduta e non si può lamentare.  Ma c'è molto romanticismo, nella descrizione sia del self-publishing che del lavorare come freelance per una casa editrice, che abbaglia.   Fino a non più di 5-6 anni fa era quasi onnipresente l'idea che se non pubblicavi per una casa editrice "non eri un vero autore di gdr". e fuori dai forum indie-friendly credo che la maggior parte dei giocatori la pensi ancora così. Viceversa, con il boom degli indie un sacco di gente si è messa a pubblicare giochi solo "perchè lo fanno tutti" o per avere status, e ha scoperto che i guadagni non compensavano le beghe con i tipografi o con gli altri problemi di un editore.

La discussione comunque ha mostrato quanto siano basse le tariffe per gli autori di gdr: praticamente qualunque altra cosa paga meglio chi la scrive. D'altronde, in un settore dove anche gli editori di solito lo fanno come secondo lavoro, di soldi non ne girano tanti.

Un bel commento che conferma un sacco di cose dette sull'effetto dell'editoria attuale dei gdr lo fa proprio Simon Rogers qui:
http://www.lumpley.com/comment.php?entry=653#11
Alla domanda su cosa farebbe se gli fosse proposto un gdr molto valido, ma che sta in poche pagine, Simon conferma che loro sopratutto non vendono giochi, vendono Setting. E non "setting" in generale (che anche per me, i giochi con un setting hanno maggiore attrattiva dei "generici"), ma uno con molte pagine.  E che in generale, per lui è meglio (preferibile da un punto di vista commerciale) pubblicare setting, avventure e varianti per un gdr che ha già una base di giocatori come il Gumshoe, piuttosto che lanciare giochi nuovi.

Almeno adesso a chi gli presentasse un gdr simile, l suo consiglio sarebbe di auto-pubblicarsi, mentre non troppi anni fa il consiglio generale che qualunque editore avrebbe dato sarebbe stato di buttarlo nel cestino e lavorare invece a qualche modulo D20...
"Big Model Watch" del Forum (Leggi il  Regolamento) - Vendo un sacco di gdr, fumetti, libri, e altro. L'elenco lo trovi qui

Danilo Moretti

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Re:Articolo di Lehman sulla MWP
« Risposta #48 il: 2012-03-10 00:26:45 »
E alla fine per me è quello il problema: conoscere cosa comportano queste scelte. Se c'è davvero informazione su come funzionano le cose, uno fa le sue scelte a ragion veduta e non si può lamentare.  Ma c'è molto romanticismo, nella descrizione sia del self-publishing che del lavorare come freelance per una casa editrice, che abbaglia.   Fino a non più di 5-6 anni fa era quasi onnipresente l'idea che se non pubblicavi per una casa editrice "non eri un vero autore di gdr". e fuori dai forum indie-friendly credo che la maggior parte dei giocatori la pensi ancora così.

Anche perché dobbiamo ammettere che suddetti forum costituiscono una nicchia della nicchia (senza intesa di critica)

Viceversa, con il boom degli indie un sacco di gente si è messa a pubblicare giochi solo "perché lo fanno tutti" o per avere status, e ha scoperto che i guadagni non compensavano le beghe con i tipografi o con gli altri problemi di un editore.

E questo grazie all'influenza che (nel bene o nel male) gli autoproduttori di successo "mediaticamente così vicini" alla loro audience (grazie a blog, Social network ecc.) esercitano sulle suddette nicchie.

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