Gente Che Gioca > Sotto il cofano
[SLOW DOWN] Kazekami Kyoko e la definizione di GdR [Split da 3 Problems:...]
Mauro:
L'intenzione dell'autore invece c'entra poco, in quanto l'autore può tirare fuori qualcosa che va totalmente fuori dalla sua intenzione (Vampiri "è stato scritto per svelare la natura del Male"; meccanicamente cosa supporta un simile scopo? Non è un caso che in quella discussione siano usciti mille argomenti, ma non quello), il punto è cosa viene supportato, reso necessario e incentivato dalle meccaniche.
Se in AW non si giocano i personaggi, è impossibile giocare ad AW, non sai proprio che tiri fare; in Hotel sí.
Hotel:
Giocatore 1: Salve, sono in un viaggio d'affari e vorrei fermarmi per la notte.
Giocatore 2: Tira, sono 600 a pallino.
E il gioco va avanti, 2 ha potuto ignorare quanto detto da 1, che era totalmente accessorio e assolutamente non previsto da regolamento.
AW:
Giocatore 1: Ti punto la pistola in faccia e premo il grilletto.
Giocatore 2: Tira.
"Tira" cosa? A parte che l'affermazione di 1 non può essere ignorata, non è accessoria, senza sapere cosa fa il personaggio di 2 non si può nemmeno decidere cosa si deve tirare.
L'intenzione esplicita dell'autore dice cosa lui voleva ottenere; ciò che viene supportato, reso necessario e incentivato dalle meccaniche (da vedersi in gioco, non dalla sola lettura del manuale) dice cosa ha ottenuto.
Davide Losito - ( Khana ):
Mauro, sono entrambe le cose.
Intenzione dell'autore nel veicolare un tipo di gioco che si è prefisso.
Il fatto che nei GdR sia sempre stato "veicolare il gioco che tutti giocatori di ruolo si aspettano", non vuole dire che negli altri "giochi", i designer fossero invece molto più coscienti.
Una delle "critiche" base di un designer di GdT nei confronti del BM e delle teorie Forgite è "e ve ne siete accorti adesso?".
Mauro:
Con "intenzione" intendo cosa voleva ottenere: Czege, con La Mia Vita col Padrone, voleva un gioco di ruolo che esplorasse il tema di una certa forma di rapporto disfunzionale servitore-padrone.
L'intenzione dell'autore in questo senso non c'entra nulla con la natura del gioco: se la Magie avesse presentato Monopoli cosí com'è, definendolo "gioco di ruolo", non avrebbe reso Monopoli un gioco di ruolo. È e sarebbe rimasto un gioco da tavolo.
Con questo non so parlando di maggiore e minore coscienza di un designer (o di un gruppo di designer) rispetto a un altro, non ho mai nemmeno accennato a una simile cosa: se chi ha scritto - per dire - D&D voleva "vecolare il gioco che tutti i giocatori di ruolo si aspettano", e il risultato ottenuto è ottenere il gioco che tutti i giocatori di ruolo si aspettavano ai tempi, allora ha ottenuto il suo scopo. Il punto è distinguere ciò che l'autore voleva ottenere da ciò che ha veramente ottenuto.
Il mio punto è semplicemente che l'esplicita intenzione dell'autore ("Volevo scrivere un GdR") non dice nulla sulla natura del prodotto finale (è un GdR?), in quanto essa discende dal risultato che effettivamente le meccaniche portano.
Anche se la Magie avesse voluto creare un GdR, Monopoli è e resta un gioco da tavolo.
Anche se Baker avesse voluto creare un gioco da tavolo, Cani nella Vigna è e resta un GdR.
Mattia Bulgarelli:
Ragazzi (Luca, Davide, Mauro, Giulia, et al.), siete SICURI che questo botta-e-risposta così veloce sia il modo MIGLIORE per arrivare ad una risposta sensata a... qual'era l'argomento del thread?
Il thread-chat normalmente non va da nessuna parte.
Metto il thread in SLOW DOWN "d'ufficio" per ulteriori commenti di chiusura, ma questo topic è orribilmente incasinato e, DI CONSEGUENZA, inutile.
I thread sono gratis, splittate sui singoli argomenti.
Luca/Dairon: Le risposte monoriga così, a raffica, sono il modo migliore per non capirci un accidente.
Stai anche mescolando carpa, cavoli e pure l'intercity che passava di lì: all'atto pratico, hai:
- tirato in mezzo Ezio (con un passaggio a-logico di notevole caratura, ribaltando su di lui l'onere di dimostrare... boh, qualcosa!) e gli stai chiedendo di parlare di un gioco che non ha mai provato linkandogli il regolamento... e cos'ho detto UN MILIONE di volte riguardo al fatto che su GcG si parla di GIOCO GIOCATO, al contrario di "gioco letto" e di "gioco per sentito dire"?
- mescolato i concetti di "cos'è un GdR", "cos'è advocacy" e "lieto fine" come se fossero equivalenti (e se non era quello che intendevi, lo sembrava, a suon di risposte da una riga poi non ti stupire che la gente equivoca). In ogni caso, sono ALMENO tre split diversi.
Moreno Roncucci:
I miei 2 cent per oggi: Nessuno che abbia mai giocato a Once Upon a Time lo scambierebbe mai per un gioco di ruolo.
E sì, l'ho giocato.
Riguardo a KKKK, il fatto che sia un gdr è altrettanto palese. Giocatori che interpretano personaggi creando insieme uno spazio immaginato condiviso tramite regole. E che cavolo dovrebbe essere?
La definizione di gdr è sfumata. Edwards lo chiama un "legacy term", e questo è nella policy di The Forge: è un termine che si usa ancora per ragioni storiche, ma che non rappresenta più tanto bene l'hobby. Ci sono giochi ai confini che è difficile dire se lo siano a no (certi recenti giochi in solitario, per esempio). Non so se un unica definizione possa comprenderli tutti.
Ma con questi due non siamo mica ai confini: KKKK è proprio dentro, e OUaT è tanto fuori che non vede il confine manco col binocolo.
Visto che mi pare impossibile che si sia arrivati a quattro pagine di discussione su questa roba, mi viene il dubbio: questo thread è per discutere di questa cosa, o per convincere Dairon?
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