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[Play by Forum][SLOW DAWN]Un consiglio per il mio gruppo

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Ezio:
tl:dr

Darkustikan l'Oscuro:
Quando ho visto le prime risposte mi è venuta voglia di andare su un forum più ospitale  :(

Mi avevano detto che era un forum di gente simpatica ma vedo solo insulti. Io non sono un noob, ho giocato a vampiri per 10 anni (masquerade, chiaramente, perché requiem fa schifo). Non ho certo bisogno di ascoltare (o leggere) questi discorsi paternalistici.

Tuttavia mi sento superiore a queste cose, e quindi risponderò alle domande che mi sono state fatte.

Intanto Darkustikan l'Oscuro E' il mio vero nome. Mio padre è Paolo l'Oscuro e mia madre è della Basilicata, per questo mi han dato questo nome tipico di quelle zone. E questo vi serva lezione a non giudicare la gente dalle apparenze.

Poi, cos'è sta cosa Slow Down di cui parlate? Slow Dawn è il nome della campagna a vampiri che abbiamo giocato 10 anni e che ora vogliamo portare nel new wave.

Mi chiedete se sono un role-player o un roll-player. Beh, ovviamente noi usiamo i dadi il meno possibile, alcuni dei miei giocatori neanche se li è comprati. Altri invece hanno il set fighissimo e smaniano sempre per tirarli, quindi per accontentarli ogni tanto li accontento.

Se dovessi dirlo coi vostri termini, direi che narrativiamo più spesso di quanto gamiamo.

Non sono invece d'accordo sul fatto che vampiri è un sistema in cui non si usa il sistema. Noi lo usiamo sistematicamente.

Darkustikan l'Oscuro:
Ah, tra l'altro, ma il termine Narrativista non vi sembra un po' offensivo? Cioè, si capisce senza problemi che significa Attivista Narrativo, dandogli una valenza politica quasi di fanatismo.

il mietitore:
Non credo che questo sia il tuo hobby.

Davide Losito - ( Khana ):
Io credo che alla fine si debba accontentare tutti i giocatori al tavolo, per essere sicuri che - visto che sono solo giochi e si gioca per divertirsi - il gruppo rimanga unito nel suo senso principe di gruppo amicale.
Cioè... È come quando con i branchi di lupi, magari qualcuno vuole andare a caccia e magari qualcun altro vuole rincorrersi nella foresta o ululare alla luna.
Però poi alla fine sceglie il maschio dominante, ma solo perché se è dominante, saprà dominare, no?!
Come Cesare, no? Alla fine non è che si dà a Cesare quel che è suo per un problema sociale; glielo si dà perché è suo e saprà cosa farsene.
È una sorta di nucleo cellulare... A cosa serve? Boh, però funziona.

Quindi alla fine se uno fa il master di Vampiri per 10 anni e i suoi amici si divertono, è auto-evidente che la centralità nucleare di questo novello e novellante Cesare sia de facto costruita su una dominanza proto-tribale di stampo ferino-lupinico, oserei dire basale.
Cioè la rappresentatività intrinseca della volontà ludica degli amici-branco viene delegata implicitamente a questa sorta di capo comico o regista occulto che alla fine riceve la sua consacrazione socio-creativa nell'apprezzamento attuativo, che io vedo come direttamente proporzionale alla continuità puntuale con cui il gruppo si ritrova per giocare.
Mi sembra quindi sufficientemente palese che il GM deve esercitare una sorta di coercitiva partecipazione poietica, per creare un substrato di trame intessuto in modo da far riflettere in gioco quelle che sono le sue personali interpretazioni delle tensioni emotive rappresentate dai personaggi, in quanto avatar dei giocatori.
Se ci riflettete bene, non potete quindi che concordare con me sul fatto che situazioni di profilatura ludica come queste possono anche accettare Railroading, dato che comunque subentra a sostenere l'impalcatura di eventi potenziale equipollenti, già di per se sottesi a seguito della creazione dei personaggi.

Scusate se sono stato eccessivamente sintetico, ma volevo farvi capire come - alla fine - sia tutto molto simile ad una partita di calcio. I giocatori sicuramente fanno la loro parte, ma è comunque l'allenatore che ha già diretto retroattivamente la tattica: un capitano sagace che sapendo di far rotta per mari stranieri, prevede decostruttivisticamente le insidie e ne programma scrupolosamente le strategie, dipingendo a colori vivi la strada verso il tramonto del successo.

Cioè, è proprio un "passar fuori" strumentale, che trasporta con se il divertimento in nuce.

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