Chiacchieriamo > Generale
Fa davvero male leggere cose false?
Moreno Roncucci:
Mmmm... rileggendo il post iniziale e la mia risposta, mi sono fatto un po' prendere la mano e sono un po' uscito dal tema. Ho risposto su visione false della realtà propugnate apposta, e non sulla fantasia in generale...
In sostanza sui gdr la risposta non cambia: Spione spinge a pensare ai personaggi come persone reali, vere. CnV idem. Qualunque gdr che lo faccia spinge a confrontarsi con la realtà. Però è una risposta incompleta.
Riguardo al caso generale, credo che Odifreddi confonda la causa con l'effetto.
Voglio dire, se dici che dagli albori dell'umanità siamo sommersi da storie, che da sempre quello che racconta storie davanti al fuoco è più considerato di quello che semina i campi, se le classi dominando vogliono storie narrate su di loro (e pagano per averle)... la spiegazione che mi viene in mente non è "tutti questi racconta-storie ci stanno provocando una psicosi di massa", ma piuttosto "il nostro cervello normalmente, nel suo funzionamento normale, ha bisogno di storie". Potrebbero venirci psicosi a non riceverle...
Un fenomeno negativo, di rimozione della realtà, sta avvenendo negli ultimi decenni (forse anche da prima), ma non dovuto al fatto che si creino storie fantastiche, quando al fatto che (1) oggi possiamo soddisfare la nostra "fame" di storie più facilmente, e quindi ne consumiamo di più, rendendo il consumo più frettoloso e acritico, come un bulimico che divora piatti su piatti senza sentirne il sapore, e (2) ci sono sempre storie che parlano di altre storie, che parlano di altre storie. Storie che invece di parlare della vita vera (anche usando draghi ed elfi) parlano del mondo immaginario presentato in un opera precedente, rendendo il tutto un esercizio fine a sè stesso un po' incestuoso.
C'è anche un fenomeno di massificazione, quello è legato alla propaganda, e ne ho già parlato nel post precedente (propaganda anche non solo politica: anche chi ti vende un auto ha interessa a imporre un certo modello culturale...)
Mattia Bulgarelli:
--- Citazione da: Iacopo Benigni - 2011-08-20 16:13:43 ---Nella scorsa settimana Oddifreddi su "L'Espresso" ha enunciato la tesi secondo la quala una società invasa da storie inventate siano essi romanzi o film sia più debole e influenzabile da religiosi o politici che vorrebbero controllare la popolazione. Insomma essere bombardati, anche consapevolmente, da storie false ci induce a essere più facilmente condizionati da chi ci raconta storie false
--- Termina citazione ---
La mia impressione, parzialissima e NON supportata da alcun tipo di prove se non l'osservazione degli umani con cui entro in contatto, è che i più "deboli" a resistere ai tentativi d'influenza siano quelli che NON conoscono i meccanismi di una narrazione.
Una "storia falsa" è, spesso, facilmente sgamabile perché risponde un po' troppo bene a meccanismi narrativi, va a toccare argomenti "sensibili", ecc. ecc.
Matteo Stendardi Turini:
Credo che Odifreddi abbia descritto solo una parte della questione, ossia quella in cui le storie vengono propinate a masse bovine come pastoni ai maiali - e rientrano in questo campo la pubblicità (anche se non tutta), i discorsi propagandistici dei politici e dei religiosi, le serie televisive da un tanto al chilo, i romanzi fuori dalla grazia di dio.
In questa situazione, con storie senza costrutto o palesemente faziose e un popolo massificato e bove, sì, sono convinto che le narrazioni di fantasia contibuiscano a predisporre un terreno di semina facile all'attecchimento di discorsi dallo scopo ben peggiore, soprattutto se il bombardamento inizia ad avvenire in tenera età.
Ma poi c'è la seconda parte, ossia quella in cui il popolo bove si scompone in singoli individui dotati di una propria autonomia intellettuale, interesse e curiosità critica verso il mondo e i suoi fenomeni, e quindi portati all'analisi competente di ciò che vedono. In questo secondo caso, le storie di fantasia possono aiutare a comprendere la natura umana esattamente così come le scoperte scientifiche possono aiutare a capire la natura fisica del mondo.
Intendo: sono storie di fantasia quelle di Joyce, di Pirandello, di Fo, di Dostoevskyj e Goethe, ma ciascuna di questa permette di avere piccole (o a volte anche grandi) intuizioni e rivelazioni su un determinato angolo di se stessi, e quindi hanno, a parer mio, esattamente l'effetto opposto rispetto a quello denunciato da Odifreddi.
[Ho utilizzato "grandi nomi" solo per comodità retorica, ma questa considerazione è vera anche per la letteratura di genere, naturalmente. Come per sopra, comunque, perlopiù dipende dalla qualità letteraria dell'autore in esame.]
Naturalmente fra il fruitore bove e il lettore critico e informato passa un mare che comprende qualsiasi grado intermedio, e mi rendo d'altra parte conto che, a livello quantitativo, probabilmente il primo ha rappresentaza molto superiore al secondo.
Se Odifreddi, quindi, si riferisce sostanzialmente al lato sociale della questione (ossia prendendo in considerazione masse e grandi numeri), tendo a concordare. In Italia il discorso è più facilmente scomponibile, ma in zone culturalmente più arretrate (penso ad esempio alle favelas brasiliane, o a molte aree dell'Africa o del Sud America) è innegabile che le visioni fantastiche della chiesa (ad esempio) abbiano avuto forti influenze sulle scelte di vita delle masse di persone in senso anti-scientifico - basti pensare al preservativo in Africa.
Quando però scrive: "Bisognerebbe fruire dei romanzi, dei film e della tv cum grano salis. Cioè, a pizzichi da spargere sul piatto forte della scienza per insaporire la vita.", non riesco a concordare del tutto, perché ho l'impressione che escluda dal conto proprio quelle persone intellettualmente indipendenti di cui sopra, per le quali le narrazioni di fantasia possono assumere un valore catartico ed epifanico e quindi - in definitiva - portare ad un miglioramento oggettivo della qualità della vita e ad un contrasto attivo proprio di quei meccanismi messi in luce da Odifreddi nell'articolo.
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Per qunato riguarda i gdr specificamente, penso che Moreno abbia centrato il punto quando mette in luce come le meccaniche (e le loro interazioni) possano conferire al gioco significati particolari.
Penso però che non si differenzino, in questo, da qualsiasi altro tipo di storia, e che quindi, come sopra, la parte fondamentale della questione sia di nuovo il pubblico, ossia se i giocatori siano intellettualmente autonomi e comprendano i meccanismi di fondo del gioco, oppure se siano fruitori passivi.
D'altra parte, i gdr sono un'attività meno pervasiva di molte altre, e s'inserisce all'interno di un contesto di vita in cui le opinioni del singolo tendono ad essere già formate e - spesso - anche granitiche. Non so se sia una caratteristica dell'attività in sé (non credo) o solo la conseguenza di una serie di fattori storico-culturali (le avanguardie tendono ad essere sempre più lucide delle masse che arriveranno dopo), ma mi pare che la situazione attuale sia questa.
Francesco Berni:
il mio primo pensiero a leggere questo thread è questa:
http://www.youtube.com/watch?v=DevAizeAdfg
tornando a noi, baggianate a mio parere(stavo per scriere qualcosa, ma poi ho letto quel che ha detto korin :P indi e percui):
--- Citazione da: Mattia Bulgarelli - 2011-08-20 18:54:55 ---La mia impressione, parzialissima e NON supportata da alcun tipo di prove se non l'osservazione degli umani con cui entro in contatto, è che i più "deboli" a resistere ai tentativi d'influenza siano quelli che NON conoscono i meccanismi di una narrazione.
Una "storia falsa" è, spesso, facilmente sgamabile perché risponde un po' troppo bene a meccanismi narrativi, va a toccare argomenti "sensibili", ecc. ecc.
--- Termina citazione ---
questa è esattamente la mia opinione pari pari.
Arioch:
--- Citazione da: Odifreddi ---Se mi permetto, da scienziato, di intromettermi nel dibattito come “terzo fra cotanto senno”
--- Termina citazione ---
Interessante come inzi ad esporre la sua opinione sull'argomento non con dei fatti ma proponendosi come membro di una casta di detentori di saggezza/verità, basando la propria autorevolezza sulla figura fittizia dello scienziato, creata proprio da quel "mercato dell’illusione" che va criticando.
In ogni caso, l'articolo è una terribile semplificazione dell'argomento trattato. Il che sarebbe abbastanza normale, per un post su un blog. Ma visto che l'autore si dichiara "saputo" in materia, e considerati il tono ed i temi trattati mi sembra un tantino sospetto che abbia deciso di semplificarlo in questo modo.
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