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In viaggio

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Fealoro:
Damisc è una guida taciturna e scontrosa. Il fatto di avere altri due accompagnatori non previsti non migliora il suo umore, e la dice lunga sul tipo di rapporto che lo lega ad Harvetz.


Passate a sinistra del luccicante palazzo dei ricordi viventi, che vedete stagliarsi sul mare, e iniziate a percorrere sentieri poco battuti, come se Damisc non volesse farsi notare.


Dopo qualche giorno di cammino la vostra guida inizia a dirigersi a sud.

Suna:
Una sera accanto al piccolo falò del bivacco, Ninsunu si rivolge alla guida. "Direi che qui siamo sufficientemente lontani da orecchie indiscrete. Che ne pensi di dirci qualcosa di più?"

Fealoro:
Damisc si guarda attorno, è evidentemente a disagio, ma si decide a parlare.
-Harvetz è un vecchio amico, diciamo, a cui devo un favore. Mi ha chiesto di condurvi da lui e poi presso la sua dimora, le montagne della luna.- Il colosso nero fa una pausa, ritira le labbra sui denti bianchissimi, come se avesse paura di parlare.
-Il nano è molto spaventato da qualsiasi cosa quei medaglioni rappresentino, ma quando ho accettato la sua offerta ho riso delle sue fantasie. Dopo quello che mi è successo non rido più, e maledico la volta che ho accettato questo incarico.
Due giorni prima di incontrarvi, proprio alle porte di Guanda, stavo bivaccando poco lontano dalla strada. Nel pieno della notte mi ha svegliato uno strano rumore, come un respiro affannoso, che fiutasse delle tracce. Era buoi pesto e non ho visto cosa fosse, so solo che una figura informe, che si stagliava contro l'ombra incerta degli alberi, si muoveva lungo il sentiero. Il medaglione che mi ha dato Harvetz ha iniziato a pulsare, sbattendo contro il mio costato. Come se quell'essere l'avesse sentito si bloccò un attimo, e iniziò ad avanzare nella mi direzione. Io ero impietrito, bloccato dall'odore nauseabondo che lo circondava. Più si avvicinava più sembrava enorme. Ma ciò che più mi terrorizzò furono i contorni della sua ombra, che non assomigliavano a nessuna delle bestie che ho mai visto. Pareva avere più di quattro zampe, e protuberanze sulla schiena e si muoveva contorcendosi, come se ogni passo fosse un dolore enorme, e nonostante questo continuava ad avanzare. Solo l'improvviso nitrito del mio cavallo mi risvegliò da questo incubo. La povera bestia aveva richiamato l'attenzione dell'essere, io raccolsi in fretta le mie cose e corsi via, senza mai voltarmi. Il cavallo continuò a nitrire di dolore, mentre ancora sentivo il rumore di ossa che venivano frantumate.
Non so se poi fu la suggestione o la mia mente ormai vacilla, ma almeno altre due volte, nella piazza di Guanda, in mezzo alla gente, ho percepito distintamente il puzzo di quell'essere, che si nascondeva chissà dove nella città.
Penso che tu ora capisca perchè avessi tanta fretta di andarmene.-


Con un brivido Damisc mette ancora della legna sul fuoco, guardandosi con circospezione attorno.

Mr. Mario:
Khron rimane un attimo in silenzio. La paura è una cosa buona. E' una cosa che ti mantiene vivo. Mai sottovalutarla. La paura è un ottima compagna per un guerriero, lo trattiene dal diventare stupido, e lui capisce la paura molto bene. C'è solo un tipo di paura che non aiuta, e che anzi è tremendamente dannosa. La paura dell'ignoto. Nessun guerriero può sconfiggere un nemico che vive solo nella sua testa e che si nutre della sua stessa forza. Quella vuole strappata via, e bruciata sul nascere.

"Descrivi meglio quell'odore." dice solamente.

Ander:
Tu hai molta fantasia, uomo... Dice Urgayle rivolgendosi a Danisc. Sei una donnicciola spaventata!

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