C'ho riflettuto a lungo. Effettivamente "noi" (io, i miei amici e le persone con cui gioco di solito) parliamo un sacco delle nostre esperienze di gioco, delle cose che ci esaltano, di quei momenti di gioco che ci fanno dire "fuck yeah" e che vogliamo condividere. Lo facciamo tanto ora, quanto ai tempi di D&D 3a (ecco, magari oggi come oggi non passiamo interi pomeriggi al telefono a parlare solamente di quello, e non ammorbiamo con questi discorsi anche persone a cui del gdr non frega niente - ma questo probabilmente è legato al fatto che prima avevamo 16 anni e ora ne abbiamo 24 ;-) ).
Ma in effetti percepivo che c'era qualcosa di "diverso" tra i nostri discorsi "dell'epoca di D&D" e quelli di oggi.
La differenza principale che ho trovato rispetto ai tempi passati, è che, riassumendo: prima dicevo "io", ora dico "noi".
Prima: "Sai cosa (io) ho fatto ieri con la mia aquila mannara a D&D? ... (segue discorso su quanto è figa e minmaxata al massimo la mia aquila mannara ranger)"
Oggi: "Sai cosa ci è successo (a noi) a TWoN/Dungeonslayer/Cani nella Vigna l'altro giorno? ... (segue discorso sulle scene più belle di TWoN/sui modi più bizzarri in cui Sechi muore/sulle cose sorprendenti che i Cani si ritrovano a fare nel ramo di turno)"
Sembra una differenza da poco, ma credo abbia dei risvolti interessanti.
In un certo senso, prima parlavo di quanto un certo personaggio o momento di gioco mi facesse sentire figo, ora parlo di come un certo momento di gioco ha dato soddisfazione a me e a tutte le altre persone con cui stavo giocando.
Credo sia legato (anche) al fatto che, in D&D 3a o in Mutant&Mastermind (che alla fine sono quelli a cui avevo dedicato la quasi totalità del mio tempi di gioco in quei sette/otto anni, prima di scoprire i giochi indie) spesso il gioco non mi dava davvero soddisfazione (non quanta me ne danno oggi gli indie almeno), e spesso non ci permetteva di "creare" durante le partite una fiction che desse davvero soddisfazione a tutti quanti al tavolo - e quindi in quei casi, per divertirmi quanto volevo, non mi restava che "giocarmela nella mia testa", in un certo senso: trarre soddisfazione fuori dalle partite, nonostante il gioco, anziché dentro le partite, grazie al gioco. E da qui i racconti su quanto io fossi figo: per ottenere soddisfazione per me, quella soddisfazione di cui non potevo fare a meno.
E in più, c'è che adesso generalmente ho imparato a capire quando una persona è interessata a questi racconti e quando no - se cambia discorso o fa un sorrisetto di circostanza o abbassa lo sguardo, allora capisco che devo cambiare argomento e la cosa grazie al cielo cade li ;-D