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Prima Avventura

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Marco Costantini:
Dunque, per me la chiusura della scena va anche bene, ma non mi pare che tu abbia narrato un fallimento.

Simone Micucci:
Volevo ottenere rispetto. Ho messo paura a parecchie persone, quel tizio ci ha chiamati "mostri" dicendo che siamo tutti uguali e io me ne sono andata chiamandoli bifolchi e definendo "affarucoli" le loro attività.

In una qualsiasi di queste dichiarazioni leggi che lì qualcuno mi porta rispetto? Non è che lo confondi con la paura? Quella si, l'ho narrata. Se ritieni che in seguito al mio insulto non dovrebbero essere spaventati, ma arrabbiati è ok, continuiamo la scena con loro incazzati. Per me va bene lo stesso. ^_^

Marco Costantini:
Bon, per ora mi va bene così. La tua narrazione mi fa venire in mente un sacco di domande; quelle le farò in topic separati, nel frattempo procediamo col gioco.
Spero Antonio non si arrabbi ma proseguo con Simone.


Se scortato da un paio di guardie non proprio vestite di tutto punto nella sala del Signore della città. I due portano un paio di picche, un vago corpetto di cuoi ed un cappuccio, sempre di cuoio duro, che gli copre anche le orecchie.
La stanza all'interno della quale vieni scortata è piuttosto grande, di forma rettangolare, con panche di legno disposte lungo il perimetro.
Verso il fondo della sala c'è un tavolaccio di legno, con dei cavalletti per gambe, dietro al quale sono sedute un paio di persone.
Runar è un vecchio ben piazzato, con un paio di menti in più che coprono il collo massiccio; ha una barba bianca corta ed ispida e gli occhi, di un azzurro molto chiaro, sembrano appannati e cerchiati;indossa una pelliccia d'orso ricamata in maniera non troppo appariscente.
L'altro è un uomo sulla trentina, con lunghi capelli neri raccolti in una coda; sguardo arcigno ed una brutta ferita sulla guancia destra.
Le guardie si fermano alla fine delle panche, mentre tu avanzi per i pochi metri che ti separano dal tavolone, X'igaa un passo dietro di te.

Simone Micucci:
l'unica cosa che potrei aver sbagliato è narrare che si sono allontanati spaventati. Al limite quello avrei dovuto concordarlo con te. Ma credo di aver narrato un fallimento in stile trollbabe.
Però sentiamo per sicurezza. ^_^

Fiera e nobile mi ergo in tutta la mia possente statura
«Runar, signore di questa città. Io e il mio discepolo X'igaa veniamo a chiederti una nave. Abbiamo l'urgenza di salpare e siamo sicuri che nella tua saggezza saprai riconoscere nella nostra amicizia una ricca opportunità futura.»

Marco Costantini:
La testa di Runar si abbassa, gli occhi si chiudono per qualche istante per poi riaprirsi, pur restando puntati in basso. La sofferenza in lui è estremamente evidente.
L'altro uomo, che si presenta come Geir, capo dei cacciatori di Tonnhofn, dice: "Avevamo sperato di sentire notizie sul Bruciato o almeno di avere un prigioniero" conclude indicando X'igaa.
Runar, sempre a testa bassa e con voce roca dice: "Perchè mai dovrei darti una nave? A cosa può giovarmi la tua amicizia? Può darmi la mia vendetta? Può restituirmi mio figlio? No, non credo...".

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