Autore Topic: [Kagematsu] Segno di affetto: Presentarsi  (Letto 3391 volte)

Moreno Roncucci

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[Kagematsu] Segno di affetto: Presentarsi
« il: 2010-11-13 03:10:26 »
Michele ha postato una bella spiegazione del segno di Affetto "presentazione" alla tana dei goblin.  Ma per me è più utile qui e la riposto... :-)

Domanda"
Qualcuno può farmi un po' di esempi o definire al meglio il "segno d'affetto": Una presentazione.
"

Risposta
Non so se hai visto "lost in translation". Un brutto (issimo) film, ma c'è una scena che vale tutta la pellicola.

A un certo punto a Bill Murray (attore americano a fine carriera) vengono presentati i produttori (giapponesi) dello spot che deve girare, sorridenti e pronti con biglietto da visita pronto. Lui passa e li raccoglie (i biglietti) come fossero carta igienica. Ha fatto accapponare la pelle a me, figuriamoci a un giapponese. Ora, chi ha lavorato col Giappone sa che il biglietto da visita ha un suo preciso rituale. Il biglietto va dato in un rivolto in un certo modo, preso in un certo modo, con l'inchino fatto in un certo modo e sarebbe buona creanza fare anche un commento (carino) sulla carta o la grafica. È una presentazione FORMALE.

Che ha anche una sua grossa importanza pratica, visto che 1. Praticamente non hai altro modo di sapere CON CERTEZZA come diavolo si scrive il nome di chi ti sta davanti e 2. Devi sapere che forma di cortesia usare. Ma rimaniamo al fatto che è una presentazione formale.

Anche se prima ci si è incrociati, anche se prima si sono scambiate due chiacchiere, anche se prima ci si è incontrati di sfuggita a latere della conversazione di un con un altro collega, anche se i due sanno benissimo chi è l’altro, quello del biglietto da visita è il momento in cui formalmente riconoscono la reciproca esistenza nel mondo del “business”.

Fatte del debite proporzioni, è il momento in cui la cameriera del pub con cui stai facendo l'asino smette di essere una faceless chick e diventa “Anna”: che magari già sapevi come si chiamava, ma il punto è che te lo ha detto lei e che non alzerà più il sopracciglio se la chiami per nome.

La stessa cosa vale per Kagematsu.

Qui i rapporti sociali sono subito chiari: lui ha le spade quindi è un samurai / un ronin. Non c’è dubbio alcuno sulla forma di cortesia che le donne è appropriato che usino (a seconda del loro stato sociale, il manuale è ricco di note in proposito). Magari Kagematsu e la donna sanno i rispettivi nomi. Kagematsu è la notizia dell’anno al villaggio e anche i sassi sapranno il suo nome. La donna magari è stata chiamata da un terzo mentre faceva un lavoro. Ma non si sono / sono stati presentati formalmente.

Probabilmente a corte una donna (intesa nel senso del gioco, quindi l'abitante del piccolo villaggio di cui sopra) non avrebbe neppure potuto guardare un samurai (figuriamoci rivolgergli la parole) senza che questi lo avesse fatto per primo. Tuttavia Kagematsu non è un samurai ma un ronin, e questa non è la corte ma un piccolo villaggio di morti di fame sperduto nel nulla.

Non farti più problemi di tanto su cosa sarebbe stata davvero nella realtà storia del Giappone del Sengoku una presentazione formale. Tanto, a seconda degli amici, starai giocando in un “Giappone idealizzato”, da film in costume, probabilmente mediato da Inuyasha o – meglio, ve lo consiglio – da Lone Wolf & Cub. Probabilmente non sarà la prima scena che si gioca, ed a quel punto, basati sullo storico di scene che hanno settato il “clima”, sarà chiaro cosa in quella particolare declinazione di Giappone vorrà dire ottenere una presentazione formale.

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Michele Gelli
www.narrattiva.it
« Ultima modifica: 2010-11-13 03:11:03 da Moreno Roncucci »
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