Autore Topic: Improvvisazione e GdR [iniziata su "Giocatori alla prima esperienza"]  (Letto 14449 volte)

Mauro

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Iniziata qui.

In breve (ma potete leggere i messaggi originali, sono una manciata), si sta parlando del rapporto tra improvvisazione teatrale e gioco di ruolo, partendo da questa frase di Cyrik: "Considerare un'improvvisatrice teatrale una novellina e' come stupirsi se un maratoneta regge bene nei 10.000 metri".
Non sto a fare un riassunto - la discussione dall'altra parte è stata talmente breve che dovrei riportare tutto - e passo subito a rispondere.

Mauro

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Ho già fatto qui un paio di esempi sulle differenze; per rispondere a questo messaggio:
Citazione
[cite]Autore: Cyrik[/cite]L'elasticita' mentale e la liberazione di vincoli data da anni di improvvisazione puo' fare la differenza, lo strumento/cervello se allenato reagira' per forza di cose in modo diverso agli input esterni, la capacita' di recepire informazioni e di cogliere punti focali sara' necessariamente piu' sviluppata

Vero, ma l'improvvisazione ti mette anche degli schemi: non essere didascalici, per esempio; non riscrivere quanto apparso in scena; ecc. Questi schemi potrebbero remare contro all'attività "gioco di ruolo".
Per questo il paragone che fai, quello col maratoneta, a mio parere è fuori luogo: un maratoneta si allena per reggere bene nei 10 000 metri, mentre un improvvisatore non si allena per giocare di ruolo; per portare un caso recente, se non sbaglio - in caso, correggetemi - Dario è un improvvisatore; eppure, a Montsegur 1244 ha fatto degli errori (che sia un caso o no, proprio sull'impostare la scena, una delle cose che nell'altra discussione si diceva differire tra i due mezzi).
Sicuramente venendo dall'improvvisazione si avranno conoscenze che si potranno trasportare nel gioco di ruolo; infatti, nessuno dice - attenzione - che l'improvvisazione sia inutile, ai fini del gioco di ruolo. Ma, del resto, anche venire dal cinema (conoscere la struttura a scene e saperle inquadrare), dalla narrativa (idem), dai giochi dei bambini "Facciamo che sono", dà delle cose utili... se "Vengo da un retroterra che mi dà elementi utili" significa non essere novellini, allora nessuno è un novellino (termine, ci tengo a sottolinearlo, assolutamente non denigratorio)?
Il mio punto - cosí come di altri - è semplicemente che aver fatto improvvisazione non significa automaticamente non essere novellini del gioco di ruolo.
« Ultima modifica: 2010-11-05 18:11:13 da Mauro »

Si, concordo pienamente, abbiamo avuto dei fraintendimenti credo.
Il mio esempio del maratoneta nei 10.000 puo' essere chiaro a me ma non ad altri, mi spiego meglio.
Un maratoneta si allena a correre per 42.000 metri e spiccioli, logicamente se dovesse ritrovarsi a correre i 10.000 con persone allenate appositamente non vincerebbe ma comunque potrebbe fare una bella figura.
Il mio sneso era questo, non quello che chi ha fatto improvvisazione e' 4 volte tanto.

il problema di un improvvisatore puo' essere quello di non comprendere pienamente il sistema del gioco.
Ho letto il bel pdf graduito scaricabile dal sito di Narrattiva e un esempio di un gioco Jeep mi ha fatto pensare.
Era l'esatto opposto di quello che avrebbe dovuto fare normalmente un improvvisatore.
Una volta compreso pienamente il sistema converrai con me che l'improvvisatore avra' gia' un tot di cartucce pronte, mente elastica, faccia di bronzo, capacita' di vedere i nodi delle storie, ricezione lampo degli imput per dirne alcuni.
Per il discorso nessuno e' un foglio bianco, certo, concordo pienamente, siamo una somma delle nostre esperienze e con questo bagaglio agiamo.
Volevo solo dire che alcuni bagagli sono piu' facili da riutilizzare di altri o ci possono tornare molto utili in alcune situazioni rispetto che ad altre.
Non so perche' ma mi e' tornato in mente Stallone in Demolition Man che nel periodo di criogenesi impara l'uncinetto :)
Il vantaggio che vedo personalmente, a parte le tecniche avanzate, dell'improvvisatore e' che e' allenato ad utilizzare il cervello in maniera creativa e senza vergogne.

Vorrei scrivere altro ma ho paura che diventi un papiro, se ci sono domande, risposte o anceh esempi per fare parallelismi saro' ben felice di dare il mio piccolo contributo.

P.s.: difficilmente dopo questa sera mi ricolleghero' prima di lunedi', avverto prima ;)

Moreno Roncucci

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Un particolare problema che ho visto con persone con esperienze di improvvisazione teatrale (e non di roleplaying) è la "distanza" che mettono fra sé e il personaggio.  Sono abilissimi magari ad interpretare espressioni, a fare dialoghi in character, ad essere buffi, ma senza alcun coinvolgimento emotivo: il personaggio riesce nei suoi obiettivi? Bene, ma se fallisce è ancora più divertente perchè fa più ridere...

E' un problema di atteggiamento soprattutto: nel gioco Story-Now è richiesta un advocacy per il personaggio che sarebbe dannosa nell'interpretazione teatrale, e che anzi nell'Impro' si cerca di eliminare (poi ci potranno essere anche altre differenze, ammetto di non essere certo un esperto)

Il "danno" che questo comporta dipende da gioco a gioco: credo che, per esempio, non sarebbe il minimo problema nel giocare Il Gusto del Delitto (non a caso l'autore, Graham, è un improvvisatore teatrale di lunga esperienza, tanto da aver scritto un libro, "Play Unsafe", che in pratica è "trucchi presi dall'impro' che sono anche utili per il roleplaying"), mentre ho visto l'esperienza da improvvisatore rendere giocatori totalmente "immuni" ed insensibili a Dubbio (una cosa che non credevo possibile...)
"Big Model Watch" del Forum (Leggi il  Regolamento) - Vendo un sacco di gdr, fumetti, libri, e altro. L'elenco lo trovi qui

lapo

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[cite]Autore: Moreno Roncucci[/cite]ho visto l'esperienza da improvvisatore rendere giocatori totalmente "immuni" ed insensibili a Dubbio (una cosa che non credevo possibile...)

Non sono sicuro che sia l'esatto caso, ma ho un AP a riguardo: un de-briefing di Dubbio in cui le persone che mi erano parse più prese e più coinvolte hanno in pratica detto “sì va beh, carino, ma non mi ha detto molto”: ci sono rimasto di sasso. 0_o
(ah, e avevano vasta esperienza teatrale a quanto ricordo; in caso Rafu o loro stessi potranno correggermi)

Simone Micucci

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[cite]Autore: Cyrik[/cite]Ho letto il bel pdf graduito scaricabile dal sito di Narrattiva e un esempio di un gioco Jeep mi ha fatto pensare.


che gioco?
Simone Micucci - GcG Global Fac - Fan Mail: 70 - Pacche sulla Spalla: 1. "Difficile avere nemici con Caldo+3"

lapo

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Narrattiva… scaricabile… Uhm?
Mi viene in mente soltanto o il libro di INC'10 (che non è un gioco) o il PDF inglese di Dubbio (che non è propriamente sul sito di Narrattiva, anche se è collegato dal punto di vista logico).
Oppure Claudio e Michele hanno iniziato a offrire contenuti scaricabili e non ci ho fatto caso. :P

Paolo Busi

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Concordo con Moreno.

L'improvvisatore teatrale è convinto di improvvisare, però non solo non improvvisa realmente, ma quando pensa d'improvvisare, la sua improvvisazione è l'opposto dello Story Now (che a sua volta è vera improvvisazione).
Anzi, lui sì che ne ha ricevuto di brain damage, visto che è è nato e cresciuto in un ambiente simile al parpuzio: autoreferenziale, slegato dalla realtà, dove l'emulazione del modello del "bravo improvvisatore che fa spettacoli" è parte fondamentale della propria formazione e dove comportamenti sbagliati vengono visti come pregi, dove ha sviluppato abitudini che lo portano a coprirsi, non a esporsi ed è l'abilità a sfruttare tali abitudini che lo rendono "un bravo improvvisatore".
La mancata advocacy per il personaggio citata da Moreno è il risultato di tutto questo, ma la colpa non è dell'improvvisazione, ma di chi la fa.

Un improvvisatore può avere un vantaggio sulla creatività, sul cogliere imput e vedere snodi narrativi, ma niente di più.
Infine  dimentichiamo che il GdR sta all'improvvisazione quanto il Subbuteo sta al calcio giocato: una cosa è narrare "il mio personaggio si avvicina e la bacia", altra cosa è farlo veramente e davanti a un pubblico.
Se quello che vogliamo è "l'interpretazione", allora prendiamo allora un attore: a gestire "l'improvvisazione" ci pensa il manuale, se è fatto bene.

Mauro

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[cite]Autore: Pabu[/cite]L'improvvisatore teatrale èconvintodi improvvisare, però non solo non improvvisa realmente, ma quando pensa d'improvvisare, la sua improvvisazione è l'opposto dello Story Now (che a sua volta èveraimprovvisazione)

Su questo non concordo: l'improvvisatore di fatto improvvisa. Partendo dal nulla, tira fuori una storia con tutta la struttura del caso. È sicuramente un'attività diversa dallo Story Now (sebbene in entrambe la storia non esista prima e venga creata istante per istante), ma non per questo meno vera.
Aggiunta: Proprio per la diversità dei mezzi - improvvisazione e gioco di ruolo - trovo infondato dire che una è vera improvvisazione e l'altra no: se sono talmente diversi che conoscere uno non aiuta piú di tanto nell'altro, allora un simile confronto perde di significato.

Citazione
[cite]Autore: Pabu[/cite]lui sì che ne ha ricevuto di brain damage, visto che è è nato e cresciuto in un ambiente simile al parpuzio: autoreferenziale, slegato dalla realtà, dove l'emulazione del modello del "bravo improvvisatore che fa spettacoli" è parte fondamentale della propria formazione e dove comportamenti sbagliati vengono visti come pregi, dove ha sviluppato abitudini che lo portano a coprirsi, non a esporsi ed è l'abilità a sfruttare tali abitudini che lo rendono "un bravo improvvisatore"

Il non esporsi - ipotizzando che sia vero per ogni improvvisatore - non è un bene assoluto nemmeno nel gioco di ruolo: per certi modi di giocare è un bene, ma non farlo non è in generale un male. Posso giocare ad Annalise anche senza espormi personalmente: l'esperienza verrà magari meno intensa, ma sicuramente non sarà in alcun modo sbagliata. Lo stesso Big Model prevede Linee e Veli, che sono semplicemente un modo di non esporsi.
La stessa mancanza di advocacy può essere positiva, nell'improvvisazione: nel gioco di ruolo c'è un sistema che porta le avversità e che risolve i conflitti, nell'improvvisazione no; se tutti facessero sempre advocacy, nessuno accetterebbe mai cose negative per il proprio personaggio, e la storia non andrebbe avanti. Mi arrischierei persino a dire che l'advocacy è possibile, nel gioco di ruolo, solo perché c'è un sistema che ci porta sfighe anche se noi cerchiamo di evitarle con tutti noi stessi, e questo ci permette di concentrarci sull'evitarle; se non ci fosse tale sistema, fare advocacy porterebbe il gioco a una fase di stallo, perché nessuno direbbe di sí a eventi negativi per il proprio personaggi. La mancanza di questo sistema rende l'improvvisazione diversa, ma non inferiore.
Non c'è nemmeno - almeno non in tutti gli ambienti legati all'improvvisazione - il mito dell'emulazione del modello del "bravo improvvisatore che fa spettacoli"; anzi, spesso vengono indicate diverse modalità, anche in contrapposizione, tutte valide nel mondo dell'improvvisazione.
Infine, l'improvvisazione è slegata dalla realtà e auto-referenziale tanto quanto il gioco di ruolo; ossia, tanto quanto i singoli vogliono vedere tali attività in quel modo. Onestamente, non ho nemmeno chiaro cosa intendi con "autoreferenziale, slegato dalla realtà".

In definitiva, quelli che chiami "comportamenti sbagliati" possono essere tali nel gioco di ruolo, ma non lo sono nell'improvvisazione; il discorso è ambivalente: ciò che è giusto nell'improvvisazione non necessariamente lo è nel gioco di ruolo, e ciò che è giusto nel gioco di ruolo non necessariamente lo è nell'improvvisazione. Ma non c'è un comportamento sbagliato in sé, dipende dall'ambito in cui ci si pone.

Citazione
[cite]Autore: Pabu[/cite]Se quello che vogliamo è "l'interpretazione", allora prendiamo allora un attore: a gestire "l'improvvisazione" ci pensa il manuale, se è fatto bene

Il manuale pensa a dare gli strumenti per strutturare il dialogo improvvisato, ma non pensa all'improvvisazione in sé: in entrambi i mondi, le regole danno una struttura, ma l'atto improvvisativo deve venire dai singoli.
« Ultima modifica: 2010-11-06 13:17:40 da Mauro »

Paolo Busi

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Cerco di chiarire meglio alcuni concetti.

Citazione
[p]Il non esporsi - ipotizzando che sia vero perogniimprovvisatore - non è un bene assoluto nemmeno nel gioco di ruolo: percertimodi di giocare è un bene, ma non farlo non èin generaleun male. Posso giocare adAnnaliseanche senza espormi personalmente: l'esperienza verrà magari meno intensa, ma sicuramente non sarà in alcun modo sbagliata. Lo stessoBig Modelprevede Linee e Veli, che sono semplicemente un modo di non esporsi..[/p]


Linee e Veli fissano dei paletti condivisi e palesi affinché i giocatori possano godersi l'esperienza. Sono paletti che aumentano la libertà d'azione all'interno di quei limiti: se decidiamo che in Sporchi Segreti non entreranno minori, potremo tutti affrontare situazioni scabrose senza timore di offendere nessuno e di non rimanerne offesi.  Al contrario: quante scene d'amore autentiche hai visto in uno spettacolo d'improvvisazione? Quanta passione autentica hai mai visto? Quanto odio, quanta libidine, quanto terrore, quante emozioni autentiche hai visto? Quante volte ti sei commosso? Quante volte una scena ti ha fatto riflettere? E - al contrario  quante volte hai riso? Ecco, buona parte di quelle risate nascono dalla necessità di chi è in scena di non esporsi.
E la giustificazione che gli spettacoli d'improvvisazione sono spettacoli "comici" è una giustificazione data a posteriori a questo stato di cose, visto che non si era capaci di andare in scena a fare altrimenti (credimi: io c'ero).
Il gioco di ruolo ti chiede di scoprirti in maniera differente, che va oltre Linee e Veli: non devi mostrare un'emozione autentica, ma devi prendere una decisione autentica per il tuo personaggio.
E talvolta questa autenticità è scomoda: questo forum è pieno di cronache di partite andate in vacca perché i giocatori (che quasi sempre provenivano dal mondo della Regola Zero) si mettevano a fare i cretini e a muovere i loro personaggi a raglio? L'avere dato loro una responsabilità creativa li ha messi in tilt e hanno reagito nella maniera più semplice: hanno fatto i pagliacci.

Citazione
La stessa mancanza diadvocacypuò essere positiva, nell'improvvisazione: nel gioco di ruolo c'è un sistema che porta le avversità e che risolve i conflitti, nell'improvvisazione no; se tutti facessero sempreadvocacy, nessuno accetterebbe mai cose negative per il proprio personaggio, e la storia non andrebbe avanti. Mi arrischierei persino a dire che l'advocacyè possibile, nel gioco di ruolo, solo perché c'è un sistema che ci porta sfighe anche se noi cerchiamo di evitarle con tutti noi stessi, equesto ci permette di concentrarci sull'evitarle; se non ci fosse tale sistema, fareadvocacyporterebbe il gioco a una fase di stallo, perché nessuno direbbe di sí a eventi negativi per il proprio personaggi. La mancanza di questo sistema rende l'improvvisazionediversa, ma non inferiore.


Sia l'improvvisazione teatrale che i Gdr "mettono in scena" (passami tale espressione) un Dramma. E secondo Hitchcock il Dramma è la Vita alla quale sono stati tolti i tempi morti.
Perciò sia nel GdR che nel Teatro il sistema ci deve portare sfighe che cercheremo di evitare, ma che dovremo almeno in parte accettare. Nel Teatro - e l'improvvisazione teatrale dovrebbe rientrare sotto questa voce - i personaggi devono accettare le cose negative che capitano loro: se Edipo non avesse accettato di scoprire le cause della peste a Tebe non ci sarebbe stata la storia, idem per Amleto e il fantasma del padre, o per le sfighe che il protagonista di Tutti Pazzi Per Mary attraversa per coronare la sua storia d'amore.
Nel mondo del GdR Polaris è un capolavoro nel portare avanti questo meccanismo, per non parlare di AiPS.
L'improvvisazione teatrale è una zona franca? Posso non fare agire il mio personaggio in maniera coerente con se stesso e con le "date circostanze" di Stanislawskiana memoria? Certamente: posso anche anche provare a giocare ad Annelise col D&D 3.5, ma non posso dire di avere giocato ad Annelise. Alla stessa maniera se improvvisando non accetto gli eventi negativi, innanzitutto violo una delle poche regole che l'improvvisazione ha (accettare tutto e sempre), poi vuole dire che porto avanti la mia storia e perciò sto narrando, non improvvisando.
Se il mio personaggio non vive ciò che è in scena, ma io come attore sto cercando la soluzione migliore di quella scena facendo fare al mio personaggio scelte "divertenti" non sto improvvisando, sto narrando. Per improvvisare devo seguire - guarda a caso - i consigli di Ron Edwards al GM di Trollbabe: impostare la situazione di partenza e vedere dove vanno a parare le Trollbabe e i PnG alla luce della situazione di partenza (ancora una volta "le date circostanze").
Per la parte restante, specifica, sul mondodell'improvvisazione ti rispondo in whisper visto che non riguarda il forum.

[ho sistemato i quote (NdM - moreno)]
« Ultima modifica: 2010-11-06 16:28:01 da Moreno Roncucci »

Mauro

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Premessa: per favore usa le citazioni, altrimenti non si capisce cosa hai scritto tu e cosa gli altri.

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[cite]Autore: Pabu[/cite]E la giustificazione che gli spettacoli d'improvvisazione sono spettacoli "comici" è una giustificazione data a posteriori a questo stato di cose, visto che non si era capaci di andare in scena a fare altrimenti

Gli spettacoli d'improvvisazione possono essere anche comici, ma anche seri; comunque, il mio discorso era un altro: il fatto che nell'improvvisazione non ci si esponga (almeno, non sempre; non escludo capiti) non la rende un'attività peggiore, ma semplicemente un'attività diversa.

Citazione
[cite]Autore: Pabu[/cite]Sia l'improvvisazione teatrale che i Gdr "mettono in scena" (passami tale espressione) un Dramma

Dipende da cosa intendi con "Dramma": Fiasco mette in scena un Dramma? Grandi Dei Orki?

Comunque: dici che nel gioco di ruolo il sistema ci porta sfighe che in parte dovremmo accettare; il punto dell'advocacy è però proprio far l'interesse del proprio personaggio, e quindi cercare in tutti i modi di evitare quelle sfighe. Accettare che sono capitate, ma prima cercare in tutti i modi di evitarle. Però possiamo farlo perché c'è qualcosa di esterno a noi che ci dice "È capitato".
Nel teatro i personaggi possono accettare come no le cose negative che gli capitano, la cosa rilevante qui è però la differenza col gioco di ruolo: facendo advocacy, i giocatori (non solo i personaggi) devono cercare di evitare in ogni modo quelle cose negative, mentre nell'improvvisazione gli attori almeno in parte devono accettarle; perché questo? Perché, come detto, il gioco di ruolo prevede un sistema meccanico che pensa a risolvere i conflitti, mentre nell'improvvisazione i conflitti sono risolti da un tacito accordo tra gli attori. Ossia: se nel gioco di ruolo due si picchiano, ci sarà un sistema a dire chi vince; se nell'improvvisazione due si picchiano, uno degli attori dovrà accettare che il proprio personaggio venga sconfitto (se ha senso per l'improvvisazione in corso).
In altri termini: nel gioco di ruolo, l'attore/giocatore deve accettare che l'evento negativo sia avvenuto; nell'improvvisazione, deve (a volte) accettare che avvenga, cosa che dà contro all'advocacy, e proprio per questo dico che l'assenza - o comunque la minor presenza - di advocacy nel mondo dell'improvvisazione non mi stupisce. Questo però è una caratteristica propria del mezzo; e il fatto che un altro mezzo (il gioco di ruolo) abbia caratteristiche diverse non la rende un difetto.

Io sono completamente d'accordo con te, quando dici che se, improvvisando, non accetto gli eventi negativi, violo una regola dell'improvvisazione (un po' semplificato, ma il concetto è giusto); quello su cui non concordo è che partendo da questo, dalla diversità sull'advocacy, si arrivi al fatto che l'improvvisazione non è vera improvvisazione, che è una cosa inferiore al gioco di ruolo... ne passa, e manca completamente il legame logico. Perché "Non c'è advocacy" non implica in alcun modo "È peggiore".
Ora, concordo che "Se il mio personaggio non vive ciò che è in scena, ma io come attore sto cercando la soluzione migliore di quella scena facendo fare al mio personaggio scelte 'divertenti' non sto improvvisando"; ma questa, appunto, non è improvvisazione, quindi non sono difetti dell'improvvisazione. Nell'improvvisazione, si deve seguire la storia: se un'azione è richiesta dalla storia, la si fa; altrimenti, non la si fa.
Ho l'impressione che nel dire che l'improvvisatore non fa vera improvvisazione tu abbia in mente qualcuno che, appunto, narra, o che comunque improvvisa male, magari partendo con un film in testa e seguendo quello a prescindere da tutto; quello, sono d'accordo, non è vera improvvisazione. Ma, appunto, non essendo improvvisazione chi la fa in quella sede non è un improvvisatore, e la vera improvvisazione non è - per quanto da lui fatto - in alcun modo inferiore al gioco di ruolo.

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[cite]Autore: Pabu[/cite]Per la parte restante, specifica, sul mondodell'improvvisazione ti rispondo in whisper visto che non riguarda il forum

Rispondi pure qui, visto che tocca come un improvvisatore si può approcciare al gioco di ruolo è in tema (e, se manderai il whisper prima di leggere questo mio messaggio, per favore rendilo pubblico; per farlo, basta che lo modifichi e togli il destinatario).

Ivano P.

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Prendo un msg di Robur dal "topic originale"

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Posso dire che quello che dice Mauro è vero pure nel larp, dove uno penserebbe che ci siano ancora maggiori contatti, e invece no, sono cose diverse, anzi sono proprio attività sociali diverse.


Ci sono vari attori che fanno anche LARP, spesso con molto successo, un attore che fa live si vede, si sviluppa i personaggi in modo particolare.
Ma alcuni*  si fissano sulla storia che deve andare in un certo modo, quello più senzazionele, o se masterizzano a vedere i giocatori come pubblico che va intrattenuto.

Posso anche dire che quando ho dovuto improvvisarmi attore il fare GDR dal Vivo mi ha aiutato.

Il discorso è avere delle risorse mentali, e dei sistemi per usarle.
La fatica è prendere queste risorse e imparare a impiegarle con sistemi diversi.

Questo vale in qualsiasi caso.


*uno in particolare mi viene in mente che non ha mai fatto GDR da tavolo e che anzi è convinto sia una cosa dannosissima

Ho poco tempo e quindi saro' momentaneamente telegrafico, maggiori commenti li postero' lunedi'.

Il pdf gratuito su narrattiva non e' un gioco e non ho mai detto che lo fosse ;)
E' quello di Riflessioni Appassionate.
L'esempio credo fosse su Dubbio, dove si faceva un esempio tipo:
Evitate di correre ad abbracciare una giocatrice e dirle "sorellina" che le segate il gioco.
In improvvisazione se sono appena entrato su una improvvisazione gia' installata e mi sono fatto l'idea di portare un commisario di polizia in scena e un giocatore appena mi vede mi definisce "fratello" io devo, per bene placido, accettare.
E' all'incirca una convenzione.

Per il resto concordo su tutta la linea con quello che ha detto Mauro.
Adesso non ho tempo per sviluppare ulteriormente ma l'accostare o per meglio dire, fondere assieme in maniera indissolubile improvvisazione con comicita' (evitiamo il termine pagliacci please) e' un errore.
Ho assistito a una Pirandello con i controcosiddetti che nulla aveva di comico.
Il tutto e' riconducibile piu' che altro al punto di vista di molti improvvisatori e del pubblico, tanto per far capire, la Pirandello spettacolo venne segata come gradimento dal pubblico perche' non era "divertente"
Le Long Form sono molto affascinanti da questo punto di vista.
Possono essere di tutti i tipi e possono far pensare veramente molto.

Il tempo vola e non ho tempo nemmeno di andare a rileggere per risposte piu' precise ma voglio dire queste ultime cose.
Quello che credo sia molto importante per giocare e' questo, lasciarsi andare, semplice, con un improvvisatore devi tuttalpiu' sottolineare la necessita' di sciogliersi e di prendere tutto a livello piu' emotivo e personale.
Personalmente ho fatto scene che ho sentito molto, una in particolare di un padre divorziato con figlio problematico mi piaque, ma e' tutto soggettivo, magari un improvvisatore si sciolgie e un altro no.
Il tutto lo vedo molto sul far capire bene che i sentimenti sono importanti per questi giochi, afferrato questo e afferrate le regole del gioco di sicuro non dovrebbero esserci problemi di fantasia.

Sottolineo il mio personale punto di vista.
Improvvisazione non e' uguale al gioco di ruolo
Non esiste una qualsivoglia superiorita' di uno sull'altro.
Mi interessava parlare di tecniche e fare parallelismi, non sentire questo e' giusto e questo e' sbagliato e "Questo si che e' un vero danno al cervello", possiamo farlo assieme?

Per fortuna volevo essere telegrafico, infatti e' un decimo di quello che volevo scrivere e pure messo male XD

Mauro

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Da parte mia sono molto interessato al discorso sulle tecniche e sui parallelismi; non so moltissimo d'improvvisazione, ma per quanto possibile contribuirò volentieri.

Citazione
[cite]Autore: Cyrik[/cite]Mi interessava parlare di tecniche e fare parallelismi

Il problema è che da un punto di visto extra-ludico, quindi estetico, è difficile farli i parallelismi e i pochi che ci sono, si limitano alla caratterizzazione e all'interpretazione del personaggio, inteso in senso "fare l'attore".
Pratica che nel GdR non è intrinsecamente richiesta.
Cioè, esiste un punto, non identificabile in modo univoco, nel quale "ciò che vedo in un momento specifico e limitato nel tempo" ad un tavolo di gdr e su un palco di interpretazione teatrale si assomigliano.
Fine.

Il teatro segue un flusso poietico (creativo/artistico/comunicativo) che è fatto così:
Autore dell'Opera -> Regista -> Attore -> Pubblico
Lineare, univoco, non risalibile.

Il GdR segue invece un percorso circolare, auto-alimentato, indefinito, che crea continue istanze reiterate di un nulceo unico, che possiamo definire così:
Procedure -> Fiction (schema proposto da Hasimir)
Le "persone", nel GdR, sottostanno alla voce "Procedure".
Questo nucleo creativo forma sempre, necessariamente, reiterazioni di se stesso che prese insieme creano qualcosa di circolare, fatto come lo schema che trovi in questo articolo di Baker http://www.lumpley.com/comment.php?entry=119 , schema che prende il nome di Fruitfull Void.
E' importante il termine, perché la grossa differenza tra teatro, anche dell'improvvisazione, e GdR, è che nel teatro l'attore -sa sempre- dove andrà a parare. Nel GdR no, perché "l'attore" non è solo e nessuno ha pre-stabilito chi morirà e quando, o chi vincerà e quando.

Quindi se noi prendiamo 1 solo istante di questo Fruitfull Void, un solo nucleo, e lo paragoniamo al momento Attore -> Pubblico dell'improvvisatore, con ogni probabilità (se il giocatore è particolarmente "interpretativo") vedremo due cose "simili".
Ma, secondo il mio parere, i parallelismi si fermano qui.
« Ultima modifica: 2010-11-06 20:55:20 da khana »
il dado si lancia da solo, e da qualche parte nel mondo un orco muore - vincitore di un Ezio D'Oro per la Boiata della Settimana! ("This Is Something Only I Do!"™)

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