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Improvvisazione e GdR [iniziata su "Giocatori alla prima esperienza"]
Niccolò:
--- Citazione ---[cite]Autore: Pabu[/cite]Vi ricorda qualcosa?
--- Termina citazione ---
ehehe
beh, molto fumosamente il tuo discorso mi fa sperare, da inesperto quasi totale dell'improvvisazione (ho visto giusto quelche match), che unendo le due discipline sarà un giorno possibile avere un format di improvvisazione che permetta advocacy grazie a delle tecniche da gdr. in quasto caso ogni gioco diventerebbe un "meta-copione" a sè.
è qualcosa che vedresti possibile?
Vittorio Del Bianco - [Lord Zero]:
Interessante discussione, alla quale vorrei aggiungere la mia modesta opinione. :-)
Personalmente, mi pare che l'attore che faccia improvvisazione teatrale possa avere skill utili al gdr quanto e forse meno rispetto a quelle che avrebbe uno sceneggiatore o uno scrittore di romanzi (od anche un poeta come dice Pabu). Ho avuto in passato giocatori che venivano da quel mondo ma non ho visto grandi abilità "di partenza" che facilitassero loro il compito (anzi, spesso erano una limitazione). Il paragone fatto ad inizio thread sul maratoneta che corre i 10 km, non è imho calzante. Sebbene ci siano punti di contatto (e comunque dipende molto anche da quale gdr stiamo prendendo in considerazione .. non sono tutti uguali) non stiamo parlando di due tipi di corsa (una più lunga e una più breve). Stiamo parlando di attività diverse con punti in contatto. Sarebbe meglio parlare di un giocatore di basket che fa la maratona... si corre in entrambi gli sport, un fisico preparato è utile in entrambi gli sport, ecc..
Il gdr non è una attività ludica con precise procedure, ma un insieme di attività ludiche con precise procedure (diverse da sistema a sistema). E questo mette in gioco anche enormi differenze.. perchè persino abilità o modalità di giocare apprese in uno non possono essere trasferite in un altro. Ci sono tecniche che si usano in tanti gdr diversi (si pensi ai bangs ad esempio), ma imparare ad usare bene uno specifico gdr richiede strade analoghe a quelle necessarie per diventare campioni di scacchi. E un campione di scacchi non lo è di risiko automaticamente sebbene siano due giochi da tavolo entrambi... figuriamoci se parliamo di tipologie di attività diverse.
Basta ricordare quanto è difficile per un parpuziano imparare a giocare a gdr diversi da parpuzio.. facendolo partire addirittura più indietro rispetto ai principianti assoluti! ;-)
E cose analoghe capitano anche nei gdr moderni, tanto da aver esteso il significato del termine Brain Damage (in origine ristretto nel significato ad uno specifico e limitato caso) che diventa applicabile anche ai gdr moderni!
Forse, un gdr nel quale tali skill possano essere impiegate con un significativo profitto è parpuzio: c'è un pubblico che da suggerimenti ed un intrattenitore che improvvisa su questi. Ma questo non vale per il resto, dove può essere utile come no (no, quando diventa un ostacolo, una limitazione) una base di improvvisazione teatrale (imho più utile una base di letteratura, cinema, sceneggiatura, scrittura, ecc..).
Claudia Cangini:
Trovo questo thread quasi entusiasmante per la quantità di cose interessanti che ci ho letto.
Provo a portare anche io il mio piccolo contributo. Premessina per fare capire da dove arrivo: gioco di ruolo da una quindicina d'anni e sono all'inizio del mio terzo anno di studio dell'improvvisazione teatrale (così sapete tutti come regolarvi nel valutare il mio contributo ;] )
Su similitudini, differenze, limiti, possibilità, difetti e virtù delle due cose mi sono fatta alcune opinioni.
Aspetti dell’improvvisazione teatrale utili nel gioco di ruolo? Ce ne sono alcuni che credo di avere individuato:
- Sicuramente quella che, mi pare, sia la prima e fondamentale cosa e insieme la più difficile di tutte: l'ascolto. La capacità di cogliere davvero ogni sfumatura di quello che i compagni di gioco stanno cercando di contribuire è una mano santa in un campo come nell'altro.
- A forza di studiare l'espressione dei sentimenti in scena credo di essere diventata più espressiva. Questo mi torna utile in gioco quando voglio trasmettere qualcosa con il mio personaggio giocando.
- Anche l'apertura mentale per pensare "outside the box" è utilissima.
- Infine, ma qui scendiamo nel personale e non credo valga per tutti, a me l'improvvisazione, sia sul palco ma soprattutto quando la ho fatta nelle modalità più "grim and gritty", per strada, alla selvaggia, ha totalmente distrutto ogni senso del pudore. Credo che questo mi abbia "fatto contatto" con la mia tendenza a giocare molto GWEP nel gioco di ruolo.
Le mie inibizioni nel fare quello che più mi gira in quel momento in gioco, fregandomene abbastanza di quello che svelo di me nel farlo, se ne sono andate a quel paese. Ciò mi ha portato molto divertimento in più, ma sospetto sia una circostanza mia personale che nasce dal mio specifico background e inclinazioni, non pretendo assolutamente di generalizzare.
--- Citazione ---[cite]Autore: Pabu[/cite]fare reagire il personaggio a ciò che sta succedendo alla sola luce di ciò che è precedentemente accaduto, non di quello che sta bene che accada.
--- Termina citazione ---
Non so... Nell’improvvisazione come nel gioco a me pare che una cosa non debba per forza escludere l’altra. I miei giochi preferiti hanno quasi tutti una forte componente collaborativa. In quelli devi quasi sempre occuparti di un personaggio in particolare ma non puoi certo estraniarti dalle faccende di tutti gli altri. Quasi sempre il gioco è al suo massimo quando ognuno interpreta con integrità il suo ruolo e, al contempo, si disturba a produrre bang per gli altri giocatori. Queste sono decisamente le partite migliori e più coinvolgenti. È uno stare contemporaneamente “dentro” e “fuori” del personaggio che a me non disturba. Certo, farlo bene improvvisando richiede molta concentrazione e capacità di prestare attenzione a più cose contemporaneamente, ma queste cose, lo ho constatato personalmente, si imparano con la pratica.
--- Citazione ---[cite]Autore: Pabu[/cite]I due mondi hanno dei parallelismi e possono contaminarsi vicendevolmente, anche se penso che l'improvvisazione abbia già dato il suo contributo in sede di sviluppo dei vari giochi e che ora, piuttosto, debba ricevere input dai GdR.
--- Termina citazione ---
É probabile che tu qui abbia ragione, Paolo. E lo dico con tutta la modestia della mia scarsa esperienza di improvvisazione.
In altri messaggi fai osservazioni sulle iatture del mondo dell’improvvisazione e devo dire che, nel mio piccolo, la vedo anch'io allo stesso modo.
L'improvvisazione per me è un'esperienza che mi piace e mi appassiona ma, al tempo stesso, mi provoca frustrazione. A momenti ho epifanie eccitanti e mi pare di intravedere grandi potenzialità appena dietro l'orizzonte ma poi, nella pratica, mi trovo di fronte a cose ben poco entusiasmanti: la corsa a strappare la risata a tutti costi, anche quando così facendo distruggi la storia che si stava imbastendo e il contributo degli altri, il narcisismo di chi ha come obiettivo numero uno l’apparire, la superficialità che a volte sembra lasci tutti soddisfatti... Quando queste cose arrivano da chi ha ben più esperienza di te e da cui ti aspetteresti di avere da imparare ti prende lo sconforto.
Infine, io ho provato alcune volte a fare giocare alcuni compagni di corso (non molte, eh!). Quello che non sono ancora mai riuscita a fargli provare è il brivido dell’unsafe. In questo, secondo me, il loro background di improvvisazione non li aiuta per niente. E invece sono convinta che, se provassero quella sensazione, si arricchirebbero di un’esperienza che li aiuterebbe anche in scena.
Ma non temete, io non mi arrendo: ho tutte le intenzioni di continuare a cercare di fare conoscere la seduzione dell’unsafe ai miei amichetti e a escogitare nuovi modi in cui improvvisazione e gioco di ruolo possano contaminarsi (specialmente la prima prendendo dal secondo).
Ennò, non è finita qui :D
Mauro:
Aspettavo il tuo intervento :D
--- Citazione ---[cite]Autore: Pabu[/cite]Nel GdR questo è differente: le emozioni le narro, non le vivo
--- Termina citazione ---
Capisco il tuo discorso sulla rappresentazione delle emozioni, ma la differenza vivere/narrare mi pare approssimativa, perché nel GdR le emozioni si possono anche vivere (non dico "Sono incazzato", lo faccio vedere con quello che dico, magari con le movenze. O magari dico "Sono incazzato", ma, vivendo l'emozione del personaggio, nel dirlo si sente che lo sono).
Lo stesso AP di Spiegel, che citi anche tu, mostra che ha vissuto le emozioni, non si è limitato a narrarle.
Quello su cui concordo è che un improvvisatore novellino nel GdR non ha grossissimi "vantaggi" rispetto a un novellino non improvvisatore, e che anzi ci siano elementi dell'improvvisazione che sono negativi per il gioco di ruolo; ma credo comunque che entrambi i mezzi possano consistere di vera improvvisazione.
Su questo, sarebbe interessante sapere qualcosa in più sulla rappresentazione cui accennava Cyrik ("ho assistito a una Pirandello con i controcosiddetti che nulla aveva di comico").
Sull'advocacy: personalmente credo che le differenze dei mezzi rendano diverso il modo con cui la si può portare - se la si può portare - in scena; esempio banale: i nostri due personaggi si picchiano ed entrambi vogliono vincere.
Nel gioco di ruolo (semplifico) c'è un sistema che ci dice chi vince, quindi io posso concentrarmi completamente sul non perdere.
Nell'improvvisazione... se entrambi facciamo advocacy, dopo tre giorni siamo ancora lì a picchiarci, perché nessuno dei due accetterà la sconfitta del proprio personaggio. Manca un elemento esterno che dica "Basta, hai vinto tu".
L'advocacy può esserci in relazione a elementi del passato ("Ieri ci siamo picchiati e ho vinto"; dico di sì a qualcosa che è già capitato, e da lì proteggo gli interessi del mio personaggio), ma non so quanto in relazione a elementi del presente (l'esempio di prima).
Concordi con questo? Se no, come porteresti l'advocacy in uno spettacolo d'improvvisazione?
Una nota su quanto dici relativamente all'esempio di Michele:
--- Citazione ---[cite]Autore: Pabu[/cite]introduci pure il Capo, che toglie focus dalla vostra relazione (che è ciò che veramente interessa al pubblico)
--- Termina citazione ---
Non è detto che al pubblico interessi veramente quello: l'improvvisazione è appena iniziata. Magari, la storia parla del difficile rapporto tra lui (o lei) e il capo, e lei (o lui) serve solo a fornire un elemento iniziale di tensione.
--- Citazione ---[cite]Autore: Pabu[/cite]Se quando l'attore smonta la scena con una battuta del cappero il Regista andasse da lui e invece di dirgli bravo o soprassedere gli dicesse "Sei un cog***ne: alla prossima te ne puoi stare a casa" il vento cambierebbe
--- Termina citazione ---
Personalmente ho sentito più volte dire che una cosa simile è, salvo casi particolari, cattiva improvvisazione; l'esempio, testuale, di cosa da evitare è quello della persona che minaccia di buttarsi, e poi arriva un idiota che dice: "Ma cosa fai, che sei al pianterreno!".
Anche leggendo l'intervento di Claudia, l'impressione (impressione perché sono addentro quel mondo ancora meno di lei) è che tra piccole oasi (a volte) felici ci siano molti casi come quelli che citi; però, d'altro canto, mi pare anche si concordi sul fatto che l'interpretazione dovrebbe essere altro: salvo che sia prevista un'improvvisazione di un certo tipo, l'idiota del pianterreno non dovrebbe apparire. Quando parlo d'improvvisazione, mi riferisco a quello; come sia poi nel suo complesso il mondo dell'improvvisazione teatrale... onestamente, non so.
Sulla rivoluzione cubana, alcune premesse: era a priori uno spettacolo comico, voluto come tale; era un esercizio in cui sul palco ruotavano quattro improvvisazioni da due persone, con la rotazione comandanta dal pubblico; ed era un esercizio breve (anche fosse durato venti minuti, con quattro improvvisazioni sono cinque minuti a testa).
Detto questo: in scena si sono visti due rivoluzionari; mentre uno faceva dei sigari per la vittoria, hanno parlato di chi combattevano e uno ha chiesto all'altro quanto sarebbe durata la rivoluzione e hanno parlato un po' di quello. Ci sono state diverse battute, ma come detto lo spettacolo era inteso comico.
Non c'è molto altro da dire, onestamente: come detto, è durato molto poco. C'è qualcosa di particolare che t'interessa?
--- Citazione ---[cite]Autore: Claudia Cangini[/cite]Nell’improvvisazione come nel gioco a me pare che una cosa non debba per forza escludere l’altra. I miei giochi preferiti hanno quasi tutti una forte componente collaborativa. In quelli devi quasi sempre occuparti di un personaggio in particolare ma non puoi certo estraniarti dalle faccende di tutti gli altri
--- Termina citazione ---
Credo che il discorso di Pabu fosse un altro: non estraniarsi dalle vicende degli altri e/o non tirargli spunti, quanto piuttosto far agire il personaggio perché lui farebbe cosí, e non perché "La storia viene piú figa", "Per il bene della storia" e simili.
Paolo Busi:
--- Citazione ---[cite]Autore: Mauro[/cite][p]Concordi con questo? Se no, come porteresti l'advocacyin uno spettacolo d'improvvisazione?[/p]
--- Termina citazione ---
Per risponderti parto dalla scena della rivoluzione cubana.
Lo schema che tu citi a quattro lo conosco. Attenzione: Mosè non scese dal Sinai con scritto "11 - Lo schema a 4 deve essere comico", sono gli attori che lo vogliono fare comico. Nulla vieta che una coppia faccia un qualcosa di intenso, ma drammatico.
Il mio caso è differente: laboratorio d'improvvisazione per attori che non hanno idea di cosa sia il nostro concetto d'improvvisazione. Perciò meno pressione del pubblico, ma anche meno esperienza nella materia. Partenza brutale: due su, rivoluzione cubana - dico - e via si inizia all'istante, un'altra dozzina di attori assiste, chi vuole entra o a rompere una fase di stallo, o a chiarire il chi cosa dove o a chiudere la scena.
In scena due guerriglieri, la rivoluzione è appena terminata e stanno festeggiando; chiamiamoli, per comodità, Juan e Ramirez. Juan è il capo, Ramirez è il suo braccio destro e sognano un futuro radioso per Cuba e la rivoluzione. Ramirez vuole fare piazza pulita dei capitalisti dell'isola, Juan no: chi manderebbe avanti l'economia dell'isola mentre si passa al socialismo? Ramirez vuole fare fuori gli ufficiali di Batista, Juan lo ferma: bisogna che qualcuno tenga l'esercito sotto controllo e loro hanno esperienza. Juan comunica che partirà per New York, Ramirez è esaltato, si porta la rivoluzione in casa dei capitalisti, ma Juan lo ferma: andrà a parlare all'ONU. Anzi è per quello che Juan non indossa più la divisa. Ramirez dovrà tagliarsi la barba, perché non sono più nella giungla e dovrà dismettere la divisa: cosa penserebbe il mondo se una volta che la rivoluzione è terminata lui andasse in giro ancora così conciato? E i capelli? Piacciono alle donne? Bisogna dare rispettabilità alla rivoluzione. E quando Juan prende il mitra dalle mani di Ramirez dicendo - "Questo non serve più, ormai," Ramirez capisce: finisce la tequila, augura con un sorriso malinconico buona fortuna a Juan e si avvia mestamente fuori scena.
Durata: circa un quarto d'ora. Risate? Poche, un po' all'inizio. Gradimento del pubblico? Un boato di applausi e una spettatrice con gli occhi lucidi per la commozione.
L'advocacy non bisogna portarla in uno spettacolo: c'è già, bisogna solo tirarla fuori. Tutti e due i personaggi agivano e reagivano in maniera coerente, non erano mai macchiette e tra loro si percepiva l'ammirazione che Ramirez provava per Juan, il cameratismo, la progressiva disillusione di Ramirez e la sua disperata ricerca di una prova che i suoi sacrifici fossero serviti a qualcosa. Era una storia che ci parlava di illusioni, di gioventù, di pragmatismo.
Come la si è ottenuta l'advocacy? Tenendo un ritmo naturale, senza fretta, ascoltando e ascoltandosi e alla fine reagendo con sincerità e autenticità a quello che c'era in scena in quel momento. Tengo a precisare che non si sono mossi da lì: a festeggiare erano e a festeggiare sono rimasti senza viaggi a New York, scontri a fuoco o quant'altro.
Specifico anche quella scena è stata la punta dell'iceberg di scene eccellenti, alcune comiche e altre no, ma tutte intense, con personaggi costantemente sulla graticola delle loro decisioni. Ad avere trascritto le battute si sarebbe ottenuto un corto teatrale.
Ora, si può ottenere tale intensità in un GdR? A mio parere sì, anzi ce ne è di più in certe partite che in interi campionati di improvvisazione.
--- Citazione ---[cite]Autore: Mauro[/cite][p]Nel gioco di ruolo (semplifico) c'è un sistema che ci dice chi vince, quindi io posso concentrarmi completamente sulnonperdere.
Nell'improvvisazione... se entrambi facciamoadvocacy, dopo tre giorni siamo ancora lì a picchiarci, perché nessuno dei due accetterà la sconfitta del proprio personaggio. Manca un elemento esterno che dica "Basta, hai vinto tu".
L'advocacypuò esserci in relazione a elementi del passato ("Ieri ci siamo picchiati e ho vinto"; dico di sì a qualcosache è già capitato, e da lì proteggo gli interessi del mio personaggio), ma non so quanto in relazione a elementi del presente (l'esempio di prima).[/p]
--- Termina citazione ---
Advocacy e personaggi che si menano. A parte i pugili nessuno mena per vincere, ma per ottenere qualcosa (le discussioni sul Conflitto in Trollbabe in altri thread vertono proprio su questo). Basta un pugno, o la minaccia del pugno stesso, poi ogni personaggio reagisce di conseguenza piangendo, sfidando l'altro a colpirlo ancora, restando stupiti, covando rancore, sentendosi umiliati eccetera. Stiamo parlando, dopotutto, di Teatro a in scena un pugno è come una bomba atomica.
Cioé, a teatro l'elemento relazionale ha il sopravvento sul semplice conflitto: l'importante è che Romeo uccida Tebaldo perché questo gli ha ucciso l'amico Mercuzio. Che poi lo faccia con un duello di cinque minuti o con una coltellata secca poco importa.
Ritornando a palla ai GdR: Spione, pag 169 "Se c'è una pistola di mezzo, la Spia è in una Crisi quando la pistola viene estratta e puntata, non quando spara. Può ancora essere bloccata, la persona può ancora scegliere di non sparare, la persona può scegliere di sparare a qualcuno di totalmente diverso, o mille altre cose". Spione è un gioco, perciò deve dare uno strumento per risolvere il conflitto, l'improvvisazione no, però è importante questa sospensione del tempo tra l'estrarre e lo sparare, perché è in quell'istante che il personaggio - improvvisando - deve agire secondo l'advocacy. Nota a margine: nell'improvvisazione non fate entrare armi, neanche da taglio: sono una maniera sporca di assumere il controllo della scena e far fare a tutti quello che vogliamo noi. Nota a margine 2: secondo Stanislawski "Se si porta un fucile in scena, quel fucile deve prima o poi sparare" (confrontare con la storia di esempio sul manuale di Fiasco).
--- Citazione ---[cite]Autore: Mauro[/cite]
--- Citazione ---[cite]Autore: Pabu[/cite]introduci pure il Capo, che toglie focus dalla vostra relazione (che è ciò che veramente interessa al pubblico)
--- Termina citazione ---
Non è detto che al pubblico interessi veramente quello: l'improvvisazione è appena iniziata. Magari, la storia parla del difficile rapporto tra lui (o lei) e il capo, e lei (o lui) serve solo a fornire un elemento iniziale di tensione.
--- Termina citazione ---
Questo è un errore cruciale, peggio: una fallacia logica, peggio, che so...fate voi.
In scena, all'inizio, ci devono essere due personaggi e la loro relazione, stop. Se c'è un problema, tale problema impatta la loro relazione. Il parlare di cose fuori scena è tattica difensiva (inconsapevole) per evitare le responsabilità dell'interazione con l'altro. Se voglio mostrare il difficile rapporto tra lui (o lei) e il capo inizio la scena facendo il capo. Se non l'ho fatto allora la scena non riguarda lui. Lavoro solo con quello che è in scena, quello che è successo a Parigi, resta a Parigi (mmh, l'ho già sentita questa).
GdR: Trollbabe. Prima di risolvere il conflitto c'è la fase Equa e Traparente nella quale viene detto tutto quello che può entrare in scena in quel conflitto, ciò che non viene detto non può essere usato. C'è il capo in quell'inizio? No? Allora non esiste.
AiPS: fatto il framing della scena si lavora con quello che c'è. Il sistema prevede le eccezioni, ma di norma la scena va avanti con quello che è stato impostato all'inizio.
Vedete un sacco di improvvisazioni belle dove ciò che vi ho appena detto non accade? Non importa: il fatto che per duemila anni avessimo creduto che il Sole girasse attorno alla Terra non ha cambiato di una virgola quello che accadeva realmente nell'universo.
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