Autore Topic: Finanza, etica e finanza etica. [deriva OT da "Conto Corrente"]  (Letto 2282 volte)

Mattia Bulgarelli

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[cite]Autore: Domon[/cite]
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[cite]Autore: Korin Duval[/cite]
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[cite]Autore: Domon[/cite][p]piuttosto, quesi soldi come li investi? che garanzie potresti darmi che non verranno usati per atti di violenza e soppraffazione? o nello sfruttamento del lavoro (minorile o meno)? o investiti in droghe? costruzioni abusive? tangenti?
(bada, non ti sto accusando, sto solo esplicando quello che credo intendesse rafu)[/p]
[p]La domanda da porsi è: per quanti passaggi può una persona essere ritenuta responsabile?[/p]
[p]fin dove sa con sicurezza che le sue risorse saranno usate eticamente, ad esempio?[/p][p]"io non so come li spendono quei soldi, non è colpa mia" è veramente una protezione valida dalle responsabilità?


Questo è un tema che mi sta molto a cuore, ci ho perfino fatto la tesi di laurea (Febbraio 2007, non è aggiornatissima, ma i princìpi generali sono ancora validi).
Domon pone una domanda complessa: "Fin dove si può sapere con sicurezza che le proprie risorse saranno usate eticamente?"

Risposta: fino a dove uno vuole indagare.

È stato fatto molto per garantire la trasparenza dell'investimento/risparmio, negli ultimi anni, e molto si sta ancora facendo (nessuno vuole un'altra Parmalat, Cirio, Enron, o un'altro effetto domino da oltreoceano come quest'ultima crisi, ad ora in fase di riassorbimento).
Per un consumatore/risparmiatore, oggi, è molto più facile sapere dove finiscono i soldi che usa, ma oltre il primo passaggio bisogna trasformarsi in detective o quasi.

Il problema dell'uso etico delle risorse presenta alcuni problemi:
1) è difficilissimo da risolvere "dal basso", oltre il primo passaggio: servono interventi e vigilanza "dall'alto" e strumenti per la trasparenza (che sono un problema politico, più che di scelte del consumatore... Macroeconomia, più che Microeconomia, se preferite i termini tecnici).

2) già definire "etico" è un problema. Già anni fa, negli USA, venivano vendute quote o partecipazioni in "fondi etici" che prevedevano la ricerca medica ("è etico aiutare la ricerca che salverà delle vite umane!") e altri che la escludevano completamente ("non è etico finanziare chi gioca a fare Dio!"). Soluzioni OPPOSTE alla stessa preoccupazione.

3) tocca, come dicevo, due problemi etici più generali: fino a quanti passaggi sono responsabile? Se vado dal dentista Dott. X che poi, a casa, paga gli studi al figlio e poi va a prostitute, i miei soldi sono quelli che hanno pagato gli studi o sono quelli che hanno alimentato la prostituzione? Se mi abbono ad una rivista che ospita anche pubblicità con donne nude in mezzo ad interessantissimi articoli di alto livello culturale, sto alimentando la mercificazione della donna?

Non è molto diverso, per una ditta che magari ha al vertice una persona di dubbia moralità, però paga lo stipendio a tot migliaia di persone.

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che poi a) uno deve pur mangiare e b) tutta la nostra società è immersa fino al collo in usi non etici del denaro e del potere, questo è pacifico.


Questo avviene un po' a tutti i livelli, e ti posso assicurare che, economicamente, il periodo post seconda guerra mondiale è quello in cui, nella storia, ci sono state meno disparità economiche (c'è ancora molto da fare, certo, e ci sono dei fenomeni di regressione "locali", certo).
Un nostro "povero" ha comunque accesso, oggi, a servizi che solo 50 anni fa erano per una minoranza della popolazione.

Questo non vuol dire, ovviamente, che lo spreco e l'abuso siano tollerabili, su questo siamo d'accordo, immagino.

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[p]una volta controllati i contenuti diretti del fondo, i "secondi passaggi" e successivi sono troppo lontani dal mio controllo perché io possa davvero preoccuparmene.[/p][/p]
[p]claro. ma altre persone invece se ne preoccupano. ognuno ha i suoi criteri, no?[/p][/quote]

Sì, certo.

Ed è per questo che esistono degli obblighi informativi molto precisi (e io rischio la revoca a vita dalla professione, se non li adempio, e mi pare anche giusto!): il consumatore (o chi per esso, es.: associazioni) ha il diritto ad avere i mezzi per controllare cosa c'è dentro quello che compra (cosa che nell'informatica ancora non c'è >_< ).

Quando si dice "leggete la nota informativa che il proponente l'investimento DEVE consegnare", quel "deve" non è uno scherzo: è la cosa che ci permette di guardare "sotto il cofano" del nostro risparmio!

Un appello: rompete le balle (con garbo ^_- ) ai vostri consulenti! Spingete gli operatori della finanza a livello personale a dare risposte e ad avere personale preparato!
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Finanza, etica e finanza etica. [deriva OT da "Conto Corrente"]
« Risposta #1 il: 2010-10-16 17:12:58 »
Sarò ripetitivo e banale, ma almeno con Banca Etica ho la garanzia (letteralmente) che i miei soldi, dopo ogni passaggio siano in buone mani. Anzi, posso anche indicare a quale ambito destinarli. Certo non ho mille agevolazioni di altre banche e pago di più il servizio, ma francamente dopo aver letto di "banche armate" e simili preferisco fare così. Anzi preferisco che vadano a chi so per certo che fa qualcosa che io in direzione del bene comune piuttosto che a qualcosa di cui non ho queste garanzie.

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2) già definire "etico" è un problema. Già anni fa, negli USA, venivano vendute quote o partecipazioni in "fondi etici" che prevedevano la ricerca medica ("è etico aiutare la ricerca che salverà delle vite umane!") e altri che la escludevano completamente ("non è etico finanziare chi gioca a fare Dio!"). Soluzioni OPPOSTE alla stessa preoccupazione.

Secondo me è un falso problema. Chiaro che ognuno ha il suo metro per l'etica, però francamente continuare a battere su esempi come quelli dei mormoni o simili mi pare ridicolo, esiste un concetto di cosa sia il bene della comunità a cui tutti ci appelliamo, altrimenti se continuiamo a dire che l'etica è relativa non combineremmo mai nulla. Ma scusa, francamente, quata popolazione considerebbe la ricerca medica una attività non eticamente buona? Anzi è proprio il concetto di cosa sia bene per tutti che permette di prendere decisioni a livello sociale. Penso che investire per l'ambiente, ossia in tecnologie non inquinanti e a volte a fornire risparmio energetico, nel sociale, che sappiamo tutti cosa è, e nella cultura, possiamo considerarle azioni eticamente buone per quasi tutti, nevvero? Bene visto che qeusti sono i campi in cui banca etica permette di destinare i propri soldi direi che siamo a posto.

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« Risposta #2 il: 2010-10-16 17:30:57 »
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[cite]Autore: robur[/cite]però francamente continuare a battere su esempi come quelli dei mormoni o simili mi pare ridicolo


E' un esempio un po' "estremo", lo so. Invoco un po' di Charitable Reading: ho solo cercato di costruire l'esempio su qualcosa che fosse abbastanza chiaro senza dover fare spiegoni lunghissimi.

Poi ognuno farà le sue scelte: se preferire prodotti (finanziari, alimentari, d'arredamento... Per me non c'è una grossa differenza ^_- ) che siano "eticamente non-nocivi" (e fino a che punto andare a verificare) o se favorire attivamente settori che si considerano "eticamente migliorativi del mondo".

[sfogo amaro]
Poi c'è anche chi non vede al di là del suo naso e non fa neanche la raccolta differenziata, altro che prodotti etici... -___-;;;
[/sfogo amaro]
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« Risposta #3 il: 2010-10-17 02:16:20 »
Io faccio la raccolta ^^

Però c'è una ultima sostanziale differenza. Un conto è quando paghi per una prestazione, un conto è quando presti i tuoi soldi e quello per cui li hai prestato li usa in modo illecito, visto che in tal caso i soldi usati sono i tuoi.

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« Risposta #4 il: 2010-10-17 14:08:24 »
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[cite]Autore: robur[/cite][p]Io faccio la raccolta ^^[/p]

Esplicito meglio: intendo dire che il riflettere su questioni etiche nelle proprie scelte di consumo è un passaggio molto evoluto, tipico di società ad alta informazione (che è sempre BENE, da un punto di vista economico ^_- )... Ogni giorno vedo gente che sa sì e no leggere e scrivere (e, quindi, non vede più in là del suo naso) così come persone estremamente colte e interessate a questi o quelli aspetti dei contratti.

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[p]Però c'è una ultima sostanziale differenza. Un conto è quando paghi per una prestazione, un conto è quando presti i tuoi soldi e quello per cui li hai prestato li usa in modo illecito, visto che in tal caso i soldi usati sono i tuoi.[/p]

Economicamente non vedo molto la differenza (colpa della mia formazione?).
Se investi in un fondo che ti rende partecipe dei tuoi rendimenti stai, tecnicamente, pagando per una prestazione (che non è certa come "pago un panino" -> "mangio QUEL panino", ma è soggetta a fattori variabili). La prestazione è "mi darai indietro, in futuro, una quantità di soldi commisurata alla prestazione del fondo XYZ".

Il denaro è l'esempio "da manuale" di "bene fungibile" (vedo che anche Wikipedia non a caso fa lo stesso esempio): una volta che tu hai pagato per il contratto, non esiste più il "tuo" denaro. Esiste il tuo (senza virgolette!) diritto alla controprestazione ed esiste il grande mucchio di soldi che si diramano: un po' pagano il mio stipendio in modo diretto (commissioni) o indiretto (minimo fisso mensile; rimborso Km; contributi...), un po' vanno alla compagnia, un po' all'agenzia locale, un po' ai gestori del fondo (che vanno incentivati a fare un buon lavoro), un po' nel fondo direttamente...

Detto ciò, sarebbe interessante sapere chi si fa scrupoli a comprare l'XBox perché prodotta da Microsoft (a parte me :P ), o chi prima di comprare le lamette da barba indaga sulla Gilette... Il finanziamento diretto (comprare prodotti fisici) non è forse prioritario, per un'azienda, rispetto al finanziamento indiretto? (domanda retorica ^_- )
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« Risposta #5 il: 2010-10-17 14:21:32 »
Chiaro, infatti non compro nemmeno nestlè nè nike ^_^
Tuttavia alla fine è tra scegliere tra chi ti garantisce che il denaro dato per una prestazione (sia compravendita o deposito) sarà speso anche per fini eticamente buoni per la maggior parte delle persone, e chi questa garanzia non te la dà e magari se ti informi un attimo scopri che anzi contribuisci ad aumentare il numero di mine antiuomo su questo pianeta (non che io accusi tutte le banche di farlo, ma nessuna mi dà le stesse garanzie del primo caso).
Poi chiaro a qualcuno le mineantiuomo posso piacere, e nessuno nega che quel tale possa ritenere disdicevole che si investa in tecnologie che non inquinano.

Detto ciò non voglio si intenda il mio come un attacco verso te in particolare, ma solo il voler affermare che c'è chi garantisce la propria direzione etica e chi no. Solo informazione, non proselitismo.

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« Risposta #6 il: 2010-10-17 20:05:29 »
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[cite]Autore: robur[/cite]Detto ciò non voglio si intenda il mio come un attacco verso te in particolare,


Tranquillo, nessun problema. ^__^

Non ho particolari "bandiere" da difendere(*): quando sono qui rappresento solo me stesso; quando sono al lavoro c'è scritto ovunque ti giri chi rappresento. ^_-
La cosa non mi crea particolari problemi: da disoccupato ho detto "no" ad una banca che voleva offrirmi un lavoro proprio perché non mi sembravano molto corretti i termini stessi di quel lavoro; ora faccio un lavoro in cui sono in pace con la mia coscienza. ^__^

Ci sono state anche un paio di persone, nell'ambiente del fumetto, che si sono chieste come faccio a dividermi tra giacca-e-cravatta e ambienti molto più caciaroni (fumetto, GdR...). Non ho saputo che dirgli, non vedo proprio il "conflitto". ^_^;;;

(*): lo so, sembra impossibile... C'è un sacco di gente che non riesce a concepire che uno possa NON avere secondi fini nascosti e/o loschi, il ché è molto triste... -__-;
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