A livello di gdr, io (e molti circa della mia età qui a Reggio) siamo stati cresciuti a pane e interpretazione. "Interpretare il personaggio è il cuore del gdr" e cose simili erano una specie di mantra nelle nostre partite. Quanto fosse bravo un giocatore si misurava su quanto fosse bravo ad "interpretare" il personaggio: dargli uno spessore psicologico, recitarlo, prendere decisioni proprio come se fosse "il personaggio" a prenderle.
Prendiamo la vecchia campagna di D&D come esempio: nella mia testa di DM, un giocatore che stava creando il proprio pg avrebbe dovuto:
- scrivere un background da cui potessero emergere, alla lettura, gli eventi che hanno plasmato la psicologia del personaggio.
- integrare adeguatamente razza, classe(/i) ecc. nella psicologia del pg: come influenzano il suo comportamento e il suo modo di vedere e interagire con la realtà.
- dopo averne elaborato la psicologia in questo modo, portarla dentro il gioco attraverso la recitazione e le scelte del personaggio, anche in combattimento (ebbene sì).
Oggi, col senno di poi, so che era una gigantesca fatica di Sisifo: il più delle volte non ne risultava un personaggio interessante (e, soprattutto, non in grado di creare situazioni di gioco interessanti) e inoltre pochi giocatori, davvero pochi (e ancora meno master) erano in grado di "interpretare" in maniera anche solo vagamente piacevole (e condivisibile) un personaggio.
Per non parlare delle volte in cui il dover "prendere scelte come se le prendesse il pg" diventava di fatto un pretesto per rovinare il gioco a tutti gli altri, e da qui il famoso meme "Ci sta da personaggio" (o il suo stretto parente "Ma è una sfida interpretativa!").
Non mi stupisco di essere diventato, col passare del tempo, un DM frustrato (sette anni di fatica di Sisifo per me sono troppi).
Poi ho conosciuto i giochi coerenti, il waveplay, i bang... E adesso vivo una vita molto più serena... :-)