Autore Topic: Polaris -Recensione del Rifugio  (Letto 1489 volte)

TartaRosso

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Polaris -Recensione del Rifugio
« il: 2010-09-16 15:12:59 »
Copio e incollo qua la recensione che ho trovato sulla fanzine dell'associazione Il Rifugiodi cui trovate qui il sito: Il Rifugio .

Qui invece trovate il link per scaricare la fanzine: Link Per download che trovate comunque anche in Gente Che Chiacchiera.

Ringrazio Regulus (redazione della fanzine :) ) e l'autore per avermi dato il permesso di riportare l'articolo.

Citazione
Parlando di Polaris si deve inanzitutto dire che la sua ambientazione e’ l’estremo nord, dove si trova la città da cui prende appunto il nome, qui un giorno la fredda ed algida notte che durava da sempre venne turbata da un bagliore all’orizzonte, che segnò l’avvento dell’Errore. Questo portò pian piano al decadimento del regno e alla perdita dei suoi valori. Il culmine di ciò fu la sparizione della regina con il capo dei suoi cavalieri (dei quali il giocatore fa parte) e la reclusione del re nella torre di Polaris. Dopo di ciò l’Errore che si manifestava sia sotto forma di orrendi demoni che di idee maligne prese sempre più piede e distrusse buona parte della città. Attualmente solo quattro quartieri sopravvivono. In questo scenario devastato e lanciato verso la fine il giocatore interpreta uno dei cavalieri delle stelle, ordine fondato dal re come regalo per la sua regina, che con i suoi compagni, se vuole può cercare di allontanare l’inevitabile fine verso cui il regno si sta dirigendo.
Dopo aver capito sia il tono che l’ambientazione del gioco parliamo un po’ delle sue meccaniche: Polaris e’ un gioco di ruolo narrativo appartenente alla cosiddetta “new wave” di cui fanno parte anche anche Cani nella Vigna o Avventure in Prima Serata, oltre a molti altri. Di diverso da molti giochi tradizionali, Polaris ha l’assenza della figura del master, ma per capire bene la cosa si devono conoscere le meccaniche interne del gioco. Iniziamo allora a spiegarle: il numero ottimale per giocare a questo gioco è di quattro giocatori, visto che i ruoli sono appunto quattro. Ogni personaggio interpreterà il ruolo detto cuore, ovvero il cavaliere stesso e deciderà in fase di creazione chi sarà la sua luna nuova (un affetto del suo personaggio) e chi sarà la sua luna piena (una persona legata a lui che appartiene alle gerachie sociali o militari) e chi sarà il suo errore (la sua nemesi). Dopo aver deciso alcuni altri fattori (i doni o le abilità del cavaliere stesso) il gioco può iniziare. A turno, quando la narrazione è nelle mani del giocatore, gli altri tre interpretano oltre a loro stessi, anche la luna nuova (il giocatore a sinistra di quello attivo), la luna piena (quello a destra) e l’errore (il giocatore di fronte). Grazie a questo particolare e, possiamo dire, rivoluzionario sistema, la figura del master diventa superflua, visto che il potere narrativo e’ nelle mani sia del giocatore attivo che del suo errore, mentre le lune fungono da giudici. Essenzialmente il gioco stesso e’ una narrazione nella quale la parte avversa (dipende se a narrare e’ il cuore o l’errore) interviene per cercare di aggiungere delle difficoltà alla parte attiva. Il tutto viene effettuato attraverso una mirabile meccanica narrativa e l’utilizzo di frasi rituali che rendono lo scontro avvincente e narrativamente divertente. Come giudizio puramente personale devo dire di essere rimasto piacevolmente colpito dalla meccanica estremamente semplice e immediata. Tale gioco secondo me risulta anche molto utile perchè sprona i giocatori ad inventare trame e intrecci interessanti, sia cercando di creare una storia corale coinvolgente, che cercando di mettere problemi nelle vite già complicate dei cavalieri.
Interessante variazione di ambientazione è quella di Star Wars, qui si impersona un cavaliere Jedi durante la caduta della repubblica e l’instaurarsi dell’impero. Le meccaniche rimangono le stesse, anche se alcuni nomi cambiano, unica importante variazione è il concetto di “alba di una nuova era”, un valore che aumenta nel corso del gioco e che scandisce l’inevitabile caduta della repubblica a favore della nascita dell’impero, questo da un senso maggiore dell’inevitabilità del destino che attende alla fine della nostra tragedia.
Per concludere, non importa in quale ambientazione lo giocate, Polaris e’ un ottimo gioco, da provare se ne avete la voglia e il tempo.

Gianni Meini
Simone Lombardo

jackjack

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Polaris -Recensione del Rifugio
« Risposta #1 il: 2010-09-16 20:02:24 »
P.S.

sul primo numero c'è anche la recensione di AiPS
Al secolo Dario Giachi. Nel prossimo secolo chissà....

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