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Editori che parlano dei propri giochi

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Matteo Suppo:

--- Citazione ---[cite]Autore: rgrassi[/cite][p]Potresti farlo, ma a quel punto basta andare sul sito dell'editore.
Quella è la sede in cui un editore parla dei propri giochi.
Rob[/p]
--- Termina citazione ---


Non ho proprio capito la tua critica, ammesso che ce ne sia una.

rgrassi:
Vabbe'... passo.
Rob

Matteo Suppo:

--- Citazione ---[cite]Autore: rgrassi[/cite][p]Vabbe'... passo.
Rob[/p]
--- Termina citazione ---


No davvero... a leggerti sembra che tu dica che gli editori dovrebbero parlare dei giochi che pubblicano solo sul loro sito mentre gli autori possono farlo ovunque.

Claudia Cangini:
Negli ultimi mesi ho visto saltare fuori più volte la questione “come dovrebbe porsi un editore/operatore del settore” sia su questo forum che su altri. Questo mi ha spinto a riflettere un po’ su come lo facevo io.

Mi rendo conto che alcuni hanno le loro idee su quale sarebbe il mio ruolo, come dovrei comunicare, ma mi accorgo anche che io non mi ci ritrovo, mi vanno strette. L’idea di non potere fare il moderatore su un forum, di non potere postare un actual play di una partita che mi ha entusiasmato, di non potere consigliare un gioco se penso che sia adatto alle richieste di qualcuno o tutte le altre cose che potrebbe fare un appassionato sì ma un operatore no (almeno secondo alcuni) mi suscitano un istintivo sentimento di ribellione.

E, a ben guardare, se mi chiedo “ma perchè dovrei attenermi a questi limiti?” non trovo un vero perchè. Anche io sono un appassionato, ho voglia di esprimere certe cose e non trovo ragione per censurarmi.
Se mi qualifico chiaramente, poi, dichiarando quello che faccio, ognuno ha tutti gli elementi per valutare la mia attendibilità e si formerà un suo giudizio decidendo se sono credibile o no (dopotutto questo è il web, bellezza!).

È vero che non sono un autore di giochi, ma io vedo il lavoro che faccio per pubblicare giochi (traduzioni, impaginazioni, illustrazioni, ecc.) come un’opera artigianal/artistica, qualcosa per cui si prova inevitabilmente un certo trasporto. Non mi si può paragonare al concessionario d’auto, al passacarte o all’operaio da catena di montaggio a cui, comprensibilmente, della roba che gli passa per le mani può pure non fregargliene una cippa o persino fargli ribrezzo. Nelle cose che faccio io ci metto del mio, voglio poterne parlare.

Quando poi si guarda ai giochi pubblicati da Narrattiva credo sia evidente che si ha davanti una selezione o linea editoriale che dir si voglia dalla spiccata personalità. Se Narrattiva pubblica un gioco si può scommettere che piace sia a Claudia che a Michele, e magari uno dei due ci sbrocca più dell’altro (io, per esempio, ho un’attrazione morbosa per i superlight da one shot, Michele subisce il fascino dei sistemi un po’ più sofisticati e una bella meccanica lo manda in brodo di giuggiole).
I giochi di Narrattiva sono quelli che ci piacciono e quindi quelli che effettivamente giochiamo, mi pare ovvio che, se dobbiamo parlare delle nostre esperienze di gioco, si finisca a parlare di quelli.

Non so, ma questo preconcetto che la grande ditta spersonalizzata dovrebbe essere fredda e asettica nelle sue comunicazioni con il “pubblico” mi sembra che non abbia veramente nulla a che fare con me...

Iacopo Benigni:
La domanda è può nel 2010 un editore essere un soggetto che promuove la cultura attivamente (o una subcultura se preferite ;) )? O deve limitarsi a essere un semplice imprenditore e lasciare a altri questo compito?

La mia risposta è si non solo può ma DOVREBBE farlo!

Faccio un esempio al limite del regolamente del forum se pensate che abbia pisciato fuori dal vaso cancello appena posso la seguente frase:

Narrattiva è Mondadori hanno le stesse priorità? Perseguono scopi anche solo vagamente simili?


Si lo so non stiamo parlando di giochi, ma di altro, ma non mi piace per niente dove sta portando questo "dibattito".

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