Gente Che Gioca > Sotto il cofano
Analisi parola per parola della definizione di SIS del Glossario e Esplorazione
Moreno Roncucci:
Mauro, quando ti dico "il goblin entra nella stanza", nella SIS per te entra l'ATTO che ho fatto, del dire quella cosa, o il SIGNIFICATO?
Perchè mi sembra che tu stai, artificiosamente, separando un qualche "significato" che vuoi "estrarre" dal semplice atto del "giocare di ruolo" (che è il comunicarti informazioni tramite voce - parlando - e vista - facendoti vedere il risultato dei dadi - e altro).
Come se esistesse, in maniera oggettiva, un "significato" pesabile e misurabile, separabile dalla comunicazione.
Insomma...
--- Citazione ---[cite]Autore: Mauro[/cite]ma nella storia entrail significato comunicatoda quei 2d4, non entranoi 2d4.
--- Termina citazione ---
... credo che, prima di poter affrontare questa idea che ti sei fatto, dovresti essere TU a spiegarci da dove nasce questa idea di come funziona la comunicazione.
E' per questo che non riusciamo a spiegarti. Il thread a questo punto non è più (e da tempo) sulla definizione di SIS, ma sul senso che tu dai alla parola "comunicazione". Finché parliamo di SIS stiamo evitando il problema.
Parlaci di come vedi l'atto del comunicare fra le persone, in un gdr. Non usare mai la parola "SIS". Usa "shared understanding" o "comunicazione".
Mauro:
--- Citazione ---[cite]Autore: triex[/cite]Ma chi se ne frega?
--- Termina citazione ---
Io, altrimenti non spenderei tempo per parlarne; libero di non essere interessato, ma... non vedo il punto di scrivere solo per sottolinearlo.
--- Citazione ---[cite]Autore: Moreno Roncucci[/cite]quando ti dico "il goblin entra nella stanza", nella SIS per te entra l'ATTO che ho fatto, del dire quella cosa, o il SIGNIFICATO?
--- Termina citazione ---
Nel SIS, entrano entrambi (nel senso che entra il fatto che tu hai detto quella cosa ed entra l'immagine immaginata e condivisa del goblin che entra nella stanza); nel contenuto fittizio, ossia nella storia, ossia nella diegesi, entra solo l'immagine immaginata e condivisa del goblin che entra nella stanza, non le parole con cui l’hai comunicato (spero che concorderemo su questo; dire il contrario significherebbe che un personaggio potrebbe sentire te Moreno che dici "Il goblin entra nella stanza").
Stesso discorso per l’altro esempio: "nella storia entra il significato comunicato da quei 2d4, non entrano i 2d4"; questa è l’idea che secondo te mi sono fatto io. Pensi sia sbagliata? Attento a rispondere di sí, perché significherebbe che secondo te negli eventi immaginati dai giocatori (non nel SIS: nei soli eventi immaginati) entrano i 2d4 fisici, da qualche parte nel mondo immaginato quei due esatti d4 e il mio esatto atto fisico di tirarli sono apparsi, un personaggio potrebbe raccogliere quei dadi e vedere me che li tiro.
Quello di cui parlo non è un’idea che mi sono fatto io: la comunicazione funziona cosí. Voglio esprimere un concetto, lo esprimo tramite significanti (ciò che comunica) che comunicano un significato (ciò che viene comunicato).
--- Citazione ---[cite]Autore: Moreno Roncucci[/cite]Il thread a questo punto non è più (e da tempo) sulla definizione di SIS, ma sul senso che tu dai alla parola "comunicazione"
--- Termina citazione ---
Non condivido: il dubbio è esattamente sulla definizione di SIS, che, per come scritta, non include nel SIS le interazioni, ma solo il contenuto fittizio che viene a crearsi tramite le interazioni. Posso esprimere il dubbio senza nemmeno usare la parola "comunicazione": la definizione di SIS dice che il SIS è "il contenuto fittizio del gioco creato attraverso le interazioni", quindi il SIS per definizione non include le interazioni (sí: so che lo include, lo accetto, ed è per questo che dico che la definizione è scritta male).
Comunque, rispondo alla tua domanda: l'atto del comunicare è semplicemente... l'atto del comunicare. Detto in parole povere: ci sono persone che parlano e si muovono e usano oggetti ecc.; questi atti comunicano cose e queste cose comunicate entrano negli eventi che i giocatori si immaginano, mentre ciò che le comunica no (il d20 che tiro per colpire non entra nella diegesi, un personaggio non può raccoglierlo; il significato comunicato dal risultato del tiro ci entra).
Io che dico "Il goblin entra nella stanza" è un significante tanto quanto tirare un d20; il significato comunicato da me che dico "Il goblin entra nella stanza" entra nella diegesi tanto quanto il significato comunicato dal tiro del d20; ma io Mauro che dico "Il goblin entra nella stanza" non entra nella diegesi, cosí come non ci entrano il d20 fisico e l’atto di tirarlo: un personaggio non potrà mai sentire me Mauro che dico "Il goblin entra nella stanza", non potrà mai vedermi tirare quel d10, né potrà raccoglierlo.
La comunicazione tra i giocatori comprende tutto quello sopra descritto: tutto. Dal tiro di dado al significato che comunica. La diegesi invece ne comprende solo una parte.
A differenza della diegesi, la shared understanding comprende sia il significante, sia il significato.
Se ti serve qualcos'altro, chiedi pure.
E, giusto per prevenire un possibile equivoco: no, non credo che da qualche parte esista uno spazio in cui gli eventi immaginati capitano davvero; ma credo che gli eventi che capitano in una storia e ciò che li trasmette siano due cose distinte, nello stesso modo in cui il libro fisico di Il Signore degli Anelli, le parole che lo compongono, non appaiono nella storia che racconta.
Piccola nota:
--- Citazione ---[cite]Autore: Moreno Roncucci[/cite]E' per questo che non riusciamo a spiegarti
--- Termina citazione ---
Oppure siete riusciti a spiegarvi, ma ancora non concordo: non è che se io non concordo allora automaticamente è perché non siete riusciti a spiegarvi, c’è anche la possibilità che vi siate spiegati, che io abbia capito, ma che quanto avete detto non mi abbia convinto (cosí come quanto ho detto io non ha convinto voi).
"Non riusciamo a spiegarti" suona spiacevolmente come "Abbiamo ragione noi e non riusciamo a fartelo capire"; mentre c’è anche la possibilità, vera o falsa che sia, grande o piccola che sia, che abbia ragione io. Spero non fosse quello che avevi in mente nello scrivere quella frase.
Matteo Suppo:
Riassunto della discussione:
"La definizione di SIS è sbagliata"
"No, è che la definizione di SIS è poco chiara"
"In realtà la definizione di SIS è obsoleta"
"No, è sbagliata"
Mauro:
Il riassunto è che, concordando tutti che la definizione di SIS è obsoleta e poco chiara, per alcuni include nella sua forma attuale alcune cose, per altri no: la discussione non è se sia obsoleta o poco chiara, su quello direi che c'è accordo unanime.
Se poi non ti interessa l'argomento non è un problema, libero di non seguirlo; a me interessa.
Moreno (sperando che tu non stia già rispondendo): Stavo pensando... prima di continuare la discussione con messaggi su messaggi, credo che il primo passo sia capire se concordiamo su questo:
Io che dico "Il goblin entra nella stanza" è un significante tanto quanto tirare un d20; il significato comunicato da me che dico "Il goblin entra nella stanza" entra nella diegesi tanto quanto il significato comunicato dal tiro del d20; ma io Mauro che dico "Il goblin entra nella stanza" non entro nella diegesi, cosí come non ci entrano il d20 fisico e l’atto di tirarlo: un personaggio non potrà mai sentire me Mauro che dico "Il goblin entra nella stanza", non potrà mai vedermi tirare quel d10, né potrà raccoglierlo.
Se concordiamo, allora rispondi pure al mio messaggio nella sua interezza; se no, ti chiederei di iniziare a cercare di capire perché non concordiamo su quella singola parte (resta valida la proposta di interrompere qui e parlarne dal vivo: ho la seria impressione che dal vivo ne usciremmo molto piú facilmente).
rgrassi:
La mia posizione è analoga a quella di Mauro.
Ma penso che la differenza di approccio sia qui.
--- Citazione ---
un personaggio non potrà mai sentire me Mauro che dico "Il goblin entra nella stanza", non potrà mai vedermi tirare quel d10, né potrà raccoglierlo.
--- Termina citazione ---
Di tutto questo il BM (sbaglio?) se ne frega, tanto il personaggio non esiste.
Rob
Rob
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