Direi che su quanto ci allarghiamo a vicenda possiamo prenderci le misure strada facendo (cfr. pag. 22). Se scrivo qualcosa che ti fa sentire deprotagonisitizzato fammelo notare. Per il momento mi allargo un po’, tu tienimi d’occhio Se sei d’accordo mi piacerebbe anche mantenere le chiacchiere accanto al gioco vero e proprio (con Spione mi è piaciuto molto).Le facciamo grigie per distinguerle? Fammi sapere come la vediQuesta ricerca nel deserto di Naq si sta rivelando estenuante e Kroll è giunto al limite delle sue riserve di acqua e viveri: tra breve dovrà affrettarsi verso l’oasi più vicina o restare senza scorte in questo luogo inclemente.
È giunto fino a qui seguendo storie note a pochi e dalla dubbia credibilità. Qui nella teocrazia di Sol il culto dei vecchi dei è infatti proibito. I preti dei Falchi Gemelli, gli dei nazionali, hanno distrutto meticolosamente ogni traccia di altre divinità. Ancora oggi, quando a volte viene scoperto un modesto altare votivo o un rozzo idolo nei pressi di qualche isolato villaggio, essi vengono distrutti immediatamente. E gli abitanti del luogo devono augurarsi che i preti non vi trovino tracce di offerte recenti o un ben triste destino li aspetta...
Ma le informazioni in possesso di Kroll dicono che Ruann, la perduta città primo centro del culto di Ru si trova in questa zona. La città fu invasa e saccheggiata oltre due secoli fa e le effigi di Ru tutte distrutte.
Stesso destino toccò alla sua leggendaria statua d’oro a grandezza naturale, la statua che pare fosse talmente splendida e perfetta che a volte il dio scendeva in essa e abitava quel corpo metallico parlando attraverso di esso ai suoi fedeli. Le descrizioni parlano di “un rubino grande come un pugno” incastonato sul petto della statua a rappresentare il cuore del dio.
Durante il saccheggio la gemma andò perduta per poi riapparire di tanto in tanto a distanza di anni, in genere legata a qualche vicenda tragica, come fosse latrice di sfortuna. Pochissimi sanno che, dopo l’ennesimo fatto di sangue, essa finì in mano a un fanatico dei vecchi dei che giurò di riportarla al suo luogo di origine. È seguendo questa catena di storie che Kroll è giunto fino a qui, ma, come per molti prima di lui, la perduta Ruann si sta rivelando una preda sfuggente.
In questo momento, però, questi pensieri sono lontani dalla sua mente, preso com’è ad osservare la più strana caccia al leone a cui abbia mai assistito.
Dallo sperone roccioso su cui è acquattato Kroll vede perfettamente il leone male in arnese di cui ha già visto le tracce qui intorno. Probabilmente un vecchio maschio malandato cacciato dal suo gruppo. Con sorpesa, l’uomo si è reso conto che un gruppetto di persone ha accerchiato il suo rifugio. Li intravede appena, si tengono nascosti nei radi cespugli, ma non vi è traccia di cavalli o lance scintillanti, questa gente sembra molto selvaggia e poco attrezzata.
Il leone è uscito dalla sua tana e sta immobile in mezzo al piccolo spiazzo davanti ad essa. Una ragazzina con uno scialle rosso è in piedi di fronte a lui. La bestia fa qualche passo verso di lei e resta immobile. La ragazzina sta dicendo qualcosa... una specie di filastrocca? La bestia si accuccia a terra, fissandola senza nessun segno di aggressività. Solo allora gli altri escono dai cespugli. Sono uomini e donne con armi raccogliticce. Si avvicinano lentamente al leone che non da cenno di accorgersi della loro presenza. A un segnale, diverse armi trafiggono la bestia contemporaneamente. Solo allora l’animale sembra riscuotersi dal sogno: ruggisce e si dimena ma i cacciatori lo tengono inchiodato al suolo con le armi. Una chiazza rossa si allarga rapidamente sotto di lui e i suoi sforzi per liberarsi si fanno progressivamente più deboli. Infine una donna sfodera una daga e, con un gesto deciso, gliela infila nel collo dando una rapida fine alla sua agonia.
I cacciatori si rilassano e si scambiano sorrisi e gesti sollevati. “Rendiamo grazie a Ru!”, esclama uno di loro e il gruppo si rivolge alla ragazzina dallo scialle rosso che li guida in una preghiera da lungo tempo dimenticata nella terra di Sol. Tutti intonano sorridenti le parole rituali, tranne la donna che ha finito il leone. Anche lei resta ferma in piedi come gli altri, ma ha la bocca chiusa e piegata in una specie di smorfia tra il seccato e l’impaziente.
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Da qui dimmi come entri nella scena e come essa cambia al tuo ingresso.
Il numero dell’Amante è 2.
D'oh! Forse sono stata un po' prolissa