Autore Topic: [NCas] Pbf 7 - Topic di gioco  (Letto 11053 volte)

[NCas] Pbf 7 - Topic di gioco
« il: 2010-06-22 15:16:42 »
Jessica Denton
Colore: #f00

Jessica entrò in quella strana porta, ritrovandosi in un ampio salone, ornato da enormi lampadari di cristallo, affreschi e quadri apparetemente di grande valore, tendaggi di altri tempi...
Ma non fu quello che colpì maggiormente la ragazza, furono gli astanti. Decine di persone vestite in modo impeccabile, stile anni trenta: tutti gli uomini con un frack nero, camicia bianca e papillon anch'esso nero; le donne tutte agghindate in abiti ricamati di grande fattura, con perle e gioielli da mostrare ad ogni piè sospinto...
I volti però stonavano totalmetne con l'aspetto formale della festa; tutti erano truccati in modi improbabili, con colori sgargianti, dai capelli alle ciglia, passando per le labbra, e qualsiasi altra cosa potesse essere colorata in un modo più che bizzarro
Appena entrata Jessica fu squadrata praticamente da tutti, la musica si fermò... dal fondo cominciò a sentirsi qualche risolino, qualche commento sull'inadeguatezza della nuova arrivata.
« Ultima modifica: 2010-06-22 15:17:43 da leilond »

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« Risposta #1 il: 2010-06-22 15:18:17 »
Tobias Randal
Colore: #00f

Tobias Randal rassicurò la sua collega riguardo il suo stato di salute, ma immediatamente dopo, alzato lo sguardo, vide suo padre sorriderle, fare cenno di no con la mano, come per rimproverare un bimbo birichino, per poi girarsi ed entrare in una strano oblò circolare verde fosforescente sul muro accanto al cadavere... Sorprendentemente nessuno dei presenti notava la strana apertura, nè nessuno aveva avuto la benchè minima reazione ad un uomo non autorizzato accanto alle prove... Randal guardò intorno, come per cercare conferme di qualche tipo; osservò gli uomini della scientifica passare più volte vicino all'oblò e non degnarlo incredibilmente nemmeno di uno sguardo
"Che aspetti l'invito?" sentì lo psicologo, che questa volta decise di non guardare in basso, per non dover affrontare ancora lo sguardo della testa senza corpo
« Ultima modifica: 2010-06-22 15:18:28 da leilond »

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« Risposta #2 il: 2010-06-22 15:18:50 »
Leo Morgan
Colore: #f0f

Leo era immobile, di fronte alla porta... osservava il bigliettino, poi il portale, poi il bigliettino, poi quella maedetta porta.
Lo scrittore si avvicninò al portale delle ombre, lo aprì leggermente... e come aveva immaginato si trovò di fronte ad un buio impenetrabile.
Nei suoi racconti questo muro porta ovunque e da nessuna parte, poichè porta dove hai bisogno di andare, cosa che solitamente non è assolutamente un posto in cui VUOI andare

Glenda

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« Risposta #3 il: 2010-06-22 16:45:59 »
"Non dormire ti fa male, Tobias" disse, a mezza voce, non preoccupandosi troppo che gli altri potessero sentirlo.
Razionalizzò la faccenda: la mancanza di sonno, una testa mozzata per terra, il serial killer che non riuscivano a prendere e tutti i suoi problemi psicologici attuali e pregressi, qualche scherzo lo potevano fare. Forse avrebbe dovuto decidere ad andarci lui, da un terapeuta...ma questo non sarebbe stato ben visto sul lavoro.
"Scusa" si rivolse alla collega "sto bene, sto bene. E' che sono stanco, dormo poco ultimamente"
Si fece coraggio e si chinò accanto all'agente della scientifica.
"...Non c'era rabbia nel suo fare a pezzi i corpi" commentò dopo aver osservato, con fatica, il taglio "...continuo ad essere dell'idea che non abbia legami personali con le vittime"
Alzò la testa, per vedere se l'oblò luminoso era scomparso.


PS. Tobias fa Rendall, di cognome, con la "e" e si pronuncia sempre con la "e"
"al di là del torto e la ragione, contano soltanto le persone"

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« Risposta #4 il: 2010-06-22 17:42:28 »
Tobias Rendal
L'oblò verde era sempre lì... Lentamente Tobias si alzò in piedi, facendo finta di riflettere... appoggiò la mano sul muro, dove l'oblo che era convinto essere frutto della sua fantasia e della sua insonnia sembrava trovarsi... anche al tatto però. Se era un'allucinazione, era un'allucinazione completa; lo psicologo sentiva chiaramente il freddo metallo sotto le sue dita, che lentamente afferravano il manico dell'oblò e poi lo lasciavano... seguendo diligentemente tutto l'oggetto... Un sussurro suadente proveniva da quell'apertura...  "Riuscirai a fermarmi questa volta"...
Tobias si guardò ancora intorno e ancora nessuno notava l'oblò, nemmeno l'agente della scentifica che gli chiese gentilmente di spostarsi per controllare una goccia di sangue... a poco meno di 10 cm dall'apertura, verde, luminescente

Ferruccio A.C.

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« Risposta #5 il: 2010-06-22 20:24:36 »
"Ma che cazzo...?" Jessica si guardò intorno spiazzata. La camicetta nera con gli sbuffi sulle maniche e i ricami ai polsi(*), la gonna a pieghe che arrivava poco sopra le ginocchia(nera anch'essa), le calze a righe orizzontali viola e nere e le scarpette ballerine decisamente stonavano in quel contesto così bislacco per lei. "Scusate.. Ho sbagliato posto, me ne vado subito." Fece qualche passo indietro e aprì la porta per uscire, notando, con suo sommo sconcerto, che non c'era la sua città fuori, ma solo l'ampio salone d'ingresso della sfarzosa casa in cui era capitata. SI guardò indietro incerta, vedendo una parte di quelle persone che ancora la osservavano. Camminò con passo indeciso verso la porta successiva, che si presentava molto più ampia. Prese a  pacioccarsi nervosamente una ciocca dei suoi lunghi capelli rossi guardandosi intorno come se si aspettasse un agguato da un momento all'altro. ""Ma dove accidenti sono finita?" pensò. I suoi luminosi occhi verdi tradivano la sua paura. Prese dal suo zainetto uno specchietto fingendo di ritoccare il rossetto nero che aveva sulle labbra e di osservarsi la pelle bianchissima adornata da uno spruzzetto di lentigini, ma in realtà osservava dietro di lei per vedere se era seguita.

(*) non so se è chiaro ma pensavo a quei polsini delle camice stile '700.
Ho cambiato un filo il suo look, dopo lo scrivo nella scheda, si vesta da sembrare quasi una bambola, solo tutta di nero o quasi :P

Glenda

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« Risposta #6 il: 2010-06-22 20:37:34 »
Tobias fissò gli occhi in quel verde.
Per un attimo ne fu affascinato.
Gli piaceva, il verde. Sapeva di sogni e distrazione.
Allungò una mano e si rese conto che la parete era effettivamente forata.
Provò a fare un passo dentro la luminescenza fosforescente
« Ultima modifica: 2010-06-22 22:01:53 da Glenda »
"al di là del torto e la ragione, contano soltanto le persone"

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« Risposta #7 il: 2010-06-22 20:50:16 »
Citazione
[cite]Autore: Glenda[/cite][p][span style=color: rgb(0, 0, 255);]Tobias fissò gli occhi in quel verde.
Per un attimo ne fu affascinato.
Gli piaceva, il verde. Sapeva di sogni e distrazione.
Allungò una mano e cercò di aprirlo[/span][/p][p]Ma questo oblò ha la forma di quelli di una nave? Cioè è tondo e piccino, oppure ci si passa?[/p]

Forma come di una nave ma più grande... come ho scritto tuo padre ci è appena entrato

Mr. Mario

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« Risposta #8 il: 2010-06-23 03:30:17 »
Leon Morgan (si pronuncia Lìon)

Leon lasciò cadere la borsa della spesa a terra, e un pomodoro, in un improvviso anelito di libertà, scivolò fuori e rotolò qualche metro sul pavimento. Mentre il panico saliva, cominciò ad urlare "Jason! Dove sei? Vieni fuori per favore. Non sono arrabbiato con te." Ma Jason non era in nessuno dei suoi nascondigli preferiti. Non era da nessuna parte nell'appartamento. E d'altronde non poteva nemmeno essere uscito dallo stabile, il portiere lo avrebbe fermato, o comunque l'avrebbe detto a Leon al suo ritorno.
Leon si fermò, e nascose la faccia nelle mani, rendendosi conto di quanto gonfi fossero i suoi occhi e da quanti giorni non si facesse la barba. Poi lentamente, rialzò lo sguardo. Nient'altro aveva senso, quindi doveva affrontare quella cosa. Tornò, a passi titubanti, verso il portale d'ebano. Lo aprì del tutto, quasi trattenendo il fiato, nella flebile speranza che i suoi sensi lo stessero ingannando, che fosse una specie di scherzo di cattivo gusto. Ma non era così, il buio era dannatamente reale, il suo braccio poteva estendersi dove avrebbe dovuto esserci il muro, e un rivolo di aria fredda usciva dall'oscurità. "Jason!" provò a gridare, di nuovo, ma non ci fu risposta. Chiuse gli occhi per un istante, smise di lottare, e prese una decisione. Forse era diventato completamente folle. Ma anche nella follia, per suo figlio non avrebbe lasciato nulla di intentato.
Tornò indietro verso il tavolo, si riempì le tasche con una torcia, un coltellino svizzero, un accendino, un blocchetto per gli appunti, una penna, tre matite, un rotolo di scotch, il camioncino preferito di Jason, e il post-it che gli aveva lasciato. Ne lasciò un altro al suo posto. "Caro Jason, ero preoccupato e sono venuto a cercarti. Se torni prima di me, telefona alla mamma e dille di venirti a prendere. Ti voglio bene, mio piccolo guerriero. Papà."attaccò il post-it al quaderno di Jason, e tornò verso il portale fermandosi un attimo prima della soglia. Lo guardava di sbieco, come per valutare dove colpire.
"Non capisco quello che sta succedendo" disse ad alta voce "ma ho bisogno di trovare mio figlio."
E si incamminò nell'oscurità.
« Ultima modifica: 2010-06-24 16:15:56 da Mr. Mario »
Sognatore incorreggibile. Segretario dell'Agenzia degli Incantesimi. Seguace di Taku. L'uomo che sussurrava ai mirtilli.

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« Risposta #9 il: 2010-06-23 09:40:09 »
Jessica Denton

Alzò lo specchietto, ma quello che vide non la tranquillizzò come avrebbe voluto. Tutti coloro che vide nello specchio ridevano di lei, la indicavano, la deridevano, le facevano il verso, saltellavano e ballavano facendo finta di essere dei matti o dei poveri scemi.... ma ogni volta che Jessica provava a girarsi per verificare, trovava volti sorridenti che le facevano leggeri cenni d'inchino col capo.
L'inquietudine iniziò a salire quando nello specchio vide l'immagine di sua madre, vestita con il suo solito Tailleur grigio scuro... Aveva tre fogografie in mano che voleva evidentemente che Jessica vedesse mentre le gettava nel camino... La ragazza era certa che una di quelle fotografie mostrasse una giovane, forse lei stessa o una delle sue compagne al corso di scrittura creativa, una delle poche amiche che aveva
Jessica si voltò, ma come si aspettava, sua madre non c'era, ma il camino con le foto che iniziavano a bruciare si, era esattamente dove doveva essere
« Ultima modifica: 2010-06-23 11:29:29 da leilond »

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« Risposta #10 il: 2010-06-23 09:49:34 »
Leon Morgan

L'oscurità durò meno di un battito di ciglia, prima che lo scrittore si ritrovasse in un luogo apparentemente scontato: una biblioteca
Era in piedi, in mezzo a due scaffali alti... impossibile dire quanto, sicuramente più di quanto il suo sguardo era in grado di catturare. Di fronte a lui il corridoio s'inoltrava anch'esso oltre la propria capacità visiva, interrotto di tanto in tanto da uno spazio tra due di queste altissimi ripiani. Dietro di lui la stessa cosa... come sospettava non c'era porta per tornare indietro.
In qualche secondo la vista di Leon si abituò alla penombra in cui la biblioteca viveva, e scorse una figura un po' strana... Una figura umanoide, che aveva però al posto della testa un questionario, che spuntava usando le penne che erano al posto delle dita. Il volto, quella specie di questionario sorretto da una base in plastica, osservava, se così si può dire, i libri sulle mensole, poi una mano con tre penne di diverso colore al posto delle dita, segnava una spunta sulla "faccia" con un colore diverso
« Ultima modifica: 2010-06-23 11:30:03 da leilond »

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« Risposta #11 il: 2010-06-23 09:57:41 »
Tobias Renda

Nel momento in cui si avvicinò al gigantesco oblò, i suoi colleghi lo  ignorarono come non fosse mai stato lì, come se per qualche ragione lui non ci fosse.
Fece un altro passo e si ritrovò a camminare per un corridoio d'ospedale... Una risatina di scherno venne da un luogo non ben precisato di fronte a lui. Il corridoio era ben pulito, con il bianco del soffitto che arrivava fino a mezzo muro, sostituito da quel punto fino al pavimento da una lastra di plexiglass azzurro chiaro, solitamente usata negli ospedali per ovviare alla pessima abitudine di alcune persone di appoggiarsi al muro con le scarpe. Il pavimento era in mattonato di plastica morbida.
Dietro di lui la porta del bagno, di fronte a lui il corridoio si stendeva oltre il campo visivo... con diverse luci al neon semi-guaste e lampeggianti; ogni quattro cinque metri c'era un finestrone da cui filtrava una luce giallognola anch'essa leggermente intermittente.
« Ultima modifica: 2010-06-23 11:28:50 da leilond »

Ferruccio A.C.

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« Risposta #12 il: 2010-06-23 11:34:38 »
Lo sgomento fu talmente forte ed improvviso che Jessica lasciò cadere lo specchietto, che però, fortunatamente, non si ruppe. Si voltò di scatto per osservare meglio la scena e,non vedendo più la madre, raccolse lo specchietto e corse verso la grossa porta. "Merda, merda, merda..." ripeteva come un mantra, prossima al panico. Corse  scomposta verso la grossa porta e, raggiuntala, cominciò a tirare e agitare la maniglia, finchè non si aprì. Davanti a lei c'era un grosso e curato giardino, con un viale in ghiaia e nel mezzo una grossa fontana decorata di scene al limite dell'assurdo condite con note macabre. Le gambe della ragazza cominciarono a tremare vistosamente. Era spersa e a sua mente era prossima al blackout, fu riportata ad una parvenza di lucidità dal ringhio profondo di due cani che però non riusciva a vedere... Prese a correre lungo il viale verso la cancellata barocca che si trovava alla fine senza guardare indietro al fine di riuscire a scavalcare il grosso cancello prima che chiunque potesse raggiungerla.

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« Risposta #13 il: 2010-06-23 12:06:06 »
Jessica Denton

Mentre la ragazza in preda al panico tentava di scavalcare il cancello, una macchina della polizia si fermava proprio davanti ad esso... una strana macchina della polizia con una chiavetta, simile a quella per ricaricare i giocattoli a molla, infilata nel tettuccio. Uscì in quel momento dal posto guida un poliziotto anch'esso con una chiavetta per la ricarica, infilata nella schiena, insieme a due... cani, che al posto della testa avevano dei grossi spilli. Anche la porta del passeggero e le una delle portiere posteriori si stavano aprendo
Senti una voce femminile, apparentemente giovanile, forse poco più che adolescente, proveniente dal labirinto di siepi che orna una parte di questo immenso cortile: "Jessica, cara, vieni qui prima di finire seriamente nei guai"
« Ultima modifica: 2010-06-23 12:06:32 da leilond »

Ferruccio A.C.

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« Risposta #14 il: 2010-06-23 12:43:45 »
Alla vista di quelle creature ancora più bislacche Jessica saltò giù dal cancello che aveva appena iniziato a scavalcare. Non aveva mai avuto così paura, sentiva il cuore pulsare ad una velocità incredibile, le gambe sembravano dover cedere da un momento all'altro e il nodo alla gola pareva così stretto da soffocarla. Voleva scoppiare a piangere e lasciarsi andare a quella sensazione così orribile e impetuosa, ma il suo istinto le diceva che se questo fosse successo non ne sarebbe uscita viva. SI voltò verso la voce, che non sembrava quella di sua madre, ma non poteva esserne certa, esitò un secondo circa e poi si buttò in corsa dalla parte opposta alla voce. Non poteva fidarsi, in quell'incubo tutto sembrava essere ostile, e  una voce amichevole era perfetta per una trappola; tanto più che la persona che aveva parlato non era in vista e quel labirinto di siepi concedeva poco scampo. Corse a perdifiato nell'altra metà del labirinto di siepi e si rannicchiò in un angolo sperando che non la trovassero, per prendere un po' di fiato. si sedette mettendosi con la schiena appoggiata ad una statua in pietra di dubbio gusto e appoggiò lo zaino con cui era scappata di casa sulle sue gambe controllando se avesse potuto trovare qualcosa per difendersi. A parte i ricambi, il materiale per l'igiene personale, il cellulare, il suo iPod e l'orsacchiotto di peluche che aveva fin da piccola, non trovò nulla che la potesse aiutare, nemmeno un apribottiglie. Lo Sconforto stava per avere la meglio su di lei. Abbracciò lo zaino e rimasi lì per qualche minuto mente i rumori dei suoi inseguitori si facevano lentamente più vicini... Decise di riprendere la fuga, ma stando bassa e muovendosi in modo più discreto.

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