Autore Topic: Play Unsafe e Psicoterapia  (Letto 7944 volte)

lapo

  • Membro
  • Lapo Luchini
    • Mostra profilo
    • lapo
Play Unsafe e Psicoterapia
« Risposta #30 il: 2010-06-09 15:07:14 »
Citazione
[cite]Autore: khana[/cite]Non so se fosse riferito ai contenuti o al tipo di gioco (in cui sono di fatto gli altri a proporti le poste del conflitto su cui tu scegli), non ne abbiamo mai parlato.

Il problema non sono stati i contenuti di per sé, ma il fatto che il gioco permette agli altri giocatori non solo di porti delle poste, ma di decidere direttamente quali sono le tue idee e sensazioni a riguardo, ovvero il fatto che non scegli proprio niente: devi dire di sì.
(comunque la questione tende all'OT e non ho voglia di dedicargli un altro thread, quindi per quanto interessa questo thread direi: no, il problema non erano gli argomenti di per sé, ma le meccaniche del gioco che non sono adatte al mio modo di giocare)

Play Unsafe e Psicoterapia
« Risposta #31 il: 2010-06-09 15:19:13 »
Citazione
[cite]Autore: Glenda[/cite]beh..."non avvertire" è un modo di costringere.
Ed è facilissimo farsi male giocando, perchè ci sono temi che neppure impegnandosi una persona riesce a giocare "safe". E questi temi variano da individuo a individuo.
Se qualcuno mi avesse fatto giocare Flower for Mara senza avvisarmi prima del tipo di tematica, mi avrebbe fatto oggettivamente del male.
Non dico che "non si debbano giocare questi giochi", ma che si debba essere molto onesti quando li si propone, in modo che ognuno possa prendersi i propri rischi.

Sono d'accordo, ma credo che qui il discorso centri ben poco con i giochi.
La stessa cosa può succedere con film, libri, o qualsiasi mezzo di trasmissione.

Devi essere conscio del tipo di intrattenimento che riceverai.
Trevor Devalle - Programmer and unanonymous alcoholic

Play Unsafe e Psicoterapia
« Risposta #32 il: 2010-06-09 15:30:07 »
Citazione
[cite]Autore: Claudia Cangini[/cite] Ma.. c'è qualcuno fra i frequentatori di questi lidi che propone certi giochi senza premurarsi di spiegare di che si parla? Si può fare qualche esempio?[/p][p]Non è una domanda retorica, mi interessa davvero se in passato si sono prese iniziative senza dare abbastanza informazioni o lasciando spazio a equivoci (anche nell'ottica di evitare il problema in futuro)[/p]



Secondo me no: non ho visto proporre nessun gioco senza un'adeguata e ampia spiegazione. Vero è che chi si accosta per la prima volta a giochi come certi i Jeep form o un "A Flower for Mara" senza aver mai provato nulla di simile prima è difficile che capisca a priori la possibile intensità ed intimità che si può raggiungere (almeno, io non lo avevo capito finchè non ho effettivamente giocato per la prima volta a dubbio!) per cui concordo con Glenda che, comunque, nel proporre certi giochi a gente che non si conosce per nulla, si debba porre un pochino di attenzione.
« Ultima modifica: 2010-06-09 15:34:02 da lirazel »

Glenda

  • Membro
  • Barbara Fini
    • Mostra profilo
Play Unsafe e Psicoterapia
« Risposta #33 il: 2010-06-09 15:30:11 »
Esatto.
Solo che il gioco o il teatro hanno un margine in più di pericolo in quanto ti metti in gioco in prima persona.

@ Claudia: non è successo, che io sappia (e poi io questi giochi non li gioco, indi a me di sicuro non è capitato)...e non volevo assolutamente insinuarlo.
Rispondevo solo alla domanda di Khana:
Citazione

Quanto siamo in grado di "metterle in conto prima", per quei giocatori che non sanno nulla di bleed, jeepform e unsafe incentrato su temi scottanti?
Siamo in grado di "avvisare" un giocatore poco informato che il suo stomaco è a rischio?


e la mia risposta era "non sempre è possibile SE non sei con delle persone di cui COMUNQUE ti fideresti" perchè quelle persone ti conoscono e sanno chi sei, e con loro ti puoi permettere quel tipo di esperienza esattamente come lo faresti in una confidenza.
Con gruppi che NON sono della propria cerchia, penso che si debba andare coi piedi di piombo, e spiegare in modo MOLTO definito e dettagliato a che tipo di esperienza si può andare incontro. Perché può darsi che ti vada di metterti in gioco...ma anche che no...

Comunque mi rendo conto di non avere ben chiaro il confine tra bleed e unsafe...
« Ultima modifica: 2010-06-09 15:30:53 da Glenda »
"al di là del torto e la ragione, contano soltanto le persone"

Moreno Roncucci

  • Big Model Watch
  • Membro
  • *****
    • Mostra profilo
Play Unsafe e Psicoterapia
« Risposta #34 il: 2010-06-09 15:35:55 »
Citazione
[cite]Autore: Glenda[/cite]Io invece ho visto gente stare male in teatro, per le stesse ragioni


Oltre alle cose già dette da altri, vorrei far notare che questo è un parallelismo sbagliato.

Il gdr non è il teatro, e non solo nelle tecniche: il "contratto sociale" è completamente diverso. In un Jeepform come "dubbio" ci metti TU quello che vuoi di tuo. Nessuno ti obbliga, nemmeno a livello sociale. In teatro la situazione è diversa.

Anche nelle tecniche: in un Jeepform, per scelta motivata, non si usano costumi, maschere, props, setting: è tutto nel'immaginazione. Si gioca a scene separate, quindi entrando e uscendo continuamente dal personaggio. Non c'è la pressione del pubblico e nessuno ti rompe le scatole sulla performance o su quanto reciti bene.

Il teatro è molto, molto più "unsafe" di un Jeepform, eppure se qualcuno dice che vuol fare teatro il feedback che ottiene di solito è solo positivo.  Difficile non vederci dietro un "bias" culturale, fra una cosa "nobile" (il teatro) e una cosa spesso sconosciuta (il Jeepform) e quindi "oscura e minacciosa".
« Ultima modifica: 2010-06-09 15:37:41 da Moreno Roncucci »
"Big Model Watch" del Forum (Leggi il  Regolamento) - Vendo un sacco di gdr, fumetti, libri, e altro. L'elenco lo trovi qui

Mattia Bulgarelli

  • Facilitatore Globale
  • Membro
  • *****
  • Mattia Bulgarelli
    • Mostra profilo
Play Unsafe e Psicoterapia
« Risposta #35 il: 2010-06-09 15:58:47 »
Citazione
[cite]Autore: Moreno Roncucci[/cite]Il teatro è molto, molto più "unsafe" di un Jeepform,

Affermazione "potente".
Da profano totale di teatro e avendo giocato un paio di jeepform e basta, avrei scommesso il contrario (il personaggio teatrale è "già scritto").
Se hai voglia di elaborare un paio di righe, sarei interessato. Sennò, fa niente, alla prossima occasione.

[ Siamo ancora IT? ?__? ]
Co-creatore di Dilemma! - Ninja tra i pirati a INC 2010 - Padre del motto "Basta Chiedere™!"

Matteo Suppo

  • Amministratore
  • Membro
  • *****
  • Matteo Suppo (oppure no?)/ Fanmail permanente
    • Mostra profilo
Play Unsafe e Psicoterapia
« Risposta #36 il: 2010-06-09 16:43:14 »
A me la differenza tra teatro (inteso anche come improvvisazione teatrale) e jeepform interessa. Però in effetti sarebbe meglio in un altro thread.

In questo mi pare che nessuno abbia più scritto nulla sulla differenza tra psicoterapia... anzi no. Farò una citazione da un altro thread che mi sembra in tema con questo.

Citazione
[author]Khana[/author]Ma io non ho interesse a giocare ad a Flower for Mara. Perché non è un argomento che ritengo interessante esplorare, perché non mi risulterebbe "nuovo" e perché non ho irrisolti da risolvere in quel tema.

La questione degli irrisolti da risolvere. Io non credo che se qualcuno abbia qualcosa di irrisolto lo possa risolvere giocando. O meglio, magari può anche succedere, ma non è merito del gioco. Il gioco non è fatto per quello. Flower non è fatto per fare accettare la perdita a qualcuno. E' fatto per affrontare il tema. E' fatto per condividere. Ma se tu la perdita non sei in grado di accettarla di tuo, non credo possa funzionare.

Io ho avuto un sacco di problemi a cui sono venuto a capo: crisi di identità, gelosia paranoica, scatti di ira, sono stato picchiato dai bulli, sono stato molestato da un capo scout, sono stato tradito dagli amici, mi dà fastidio il contatto fisico, e così via. Questi temi mi toccano da vicino, ho qualcosa da dire e da condividere, e ho anche voglia di rifletterci sopra. Quindi utilizzo il gioco come mezzo per parlare di queste cose. Non come terapia. Sono cose risolte.

Ci sono un paio di altre cose con cui ancora non sono riuscito a fare i conti. E infatti me ne tengo abbastanza alla larga. GR non sono pronto a giocarlo, per esempio. E' un argomento ancora irrisolto. Ed è lo stesso motivo per cui non guardo Arancia Meccanica.

Mi farebbe bene giocare GR o guardare Arancia Meccanica? Probabilmente sì, ma quando mi sentirò pronto, perché vorrà dire che sono riuscito a farci i conti.

Quindi la differenza tra il gioco di ruolo e la terapia è proprio questa: uno è un mezzo per parlare di certi temi (come un film), l'altra è uno strumento per curare. Poi è chiaro che una partita può anche essere d'aiuto (in fondo la socialità fa bene alla psiche, sbaglio?). Ma il fine è differente.
« Ultima modifica: 2010-06-09 16:43:44 da triex »
Volevo scrivere qualcosa di acido ma sono felice :(

Ezio

  • Membro
  • Ezio Melega
    • Mostra profilo
Play Unsafe e Psicoterapia
« Risposta #37 il: 2010-06-09 17:29:48 »
Una piccola aggiunta/precisazione, che penso utile al discorso generale.

Ragazzi, ma quando ne parlate sapete come funziona il famigerato A Flower for Mara?
Reciti la parte di un personaggio che ha appena subito una perdita: Mara (moglie, figlia, sorella, madre). Giochi delle scene di cene familiari, in cui lo spettro di Mara ti parla. Hai in mano una rosa, con legato un biglietto su cui è scritto un tuo lutto, una tua perdita.
Nei modi e nei tempi che scegli puoi sederti di fronte agli altri e parlargli, nei modi e nella forma che preferisci, di quello che è scritto sul biglietto.

Come vedete non è, in realtà, nulla di che. Il "gioco" serve giusto a creare familiarità, a dare quell'atmosfera di sintonia che ci consente di parlare di noi stessi. Non ci obbliga in alcun modo a farlo (solo il regista e Mara sono obbligati a fare un monologo, e anche loro sono liberi di approfondire e aprirsi quanto vogliono). Niente, lo vedete, che non possa succedere in un altro contesto.
Fossi stata un'altra persona avrei parlato di quello che ho parlato facendo il monologo di Mara anni prima, in un altro contesto.

Le sensazioni forti del gioco sono date soprattutto dallo stupirsi per primi di quanto si sta dicendo, di quanto sei in grado di aprirti agli altri e di quanto questo sia reciproco.
Il gioco crea una struttura in cui è facile esprimersi, in cui sai di venire compreso, il resto lo fai tu e arrivi esattamente al punto in cui vuoi arrivare.

A me è successo di iniziare a parlare di una cosa e poi di sbrodolare e di mettermi totalmente a nudo, partendo anche per la tangente, perché si era aperta la diga di una serie di cose (più o meno collegate) che mi marcivano dentro da troppo. Nessuno mi ha obbligato a farlo, nessuno era obbligato a farlo e, soprattutto, non ci è stato "fatto" niente: nessuna diagnosi, nessun giudizio, nessun senso di disagio, solo un abbraccio e degli amici che, a voce alta o meno, mi dicevano "Ok, noi ti capiamo, se vuoi una mano siamo qui".

Vedete? Nulla di preoccupante, niente psicanalisi, psichiatria o altre psico-cose. Nessuna terapia o roba da professionisti. Solo una scusa per parlare di sé a degli amici (quelli veri, quelli con cui puoi parlare delle cose realmente importanti), conoscerci meglio e, perché no, chiedere una mano. Non mi pare così terribile e spaventevole, anzi.
Just because I give you advice it doesn't mean I know more than you, it just means I've done more stupid shit.

Glenda

  • Membro
  • Barbara Fini
    • Mostra profilo
Play Unsafe e Psicoterapia
« Risposta #38 il: 2010-06-09 17:41:10 »
Citazione
[cite]Autore: Korin Duval[/cite]
Citazione
[cite]Autore: Moreno Roncucci[/cite][p]Il teatro è molto, molto più "unsafe" di un Jeepform,[/p]
[p]Affermazione "potente".
Da profano totale di teatro e avendo giocato un paio di jeepform e basta, avrei scommesso il contrario (il personaggio teatrale è "già scritto").
Se hai voglia di elaborare un paio di righe, sarei interessato. Sennò, fa niente, alla prossima occasione.[/p][p][ Siamo ancora IT? ?__? ][/p]


Anche io, che ho fatto molto teatro e nessun jeepform, avrei scommesso il contrario, per la stessa motivazione di Korin.
In ogni caso mi sono espressa male: il teatro che ho fatto io era teatro sperimentale, che è molto vicino allo psicodramma: le situazioni non sono molto diverse da quelle di un jeep, per come me le hanno raccontate o le ho viste giocare. Ci sono esperienze estremamente positive, altre che fanno male: ma la paura che io nutro per certe forme di gioco è che non ci sia la figura che sa gestire le emozioni nel modo giusto se ci sfuggono di mano. Forse non mi fido abbastanza delle persone con cui gioco, ma di fatto non trovo la rete del gruppo abbastanza salda per l'espressione di certi tipi di emotività.

In effetti mi rendo conto che forse la vedo esagerata, perchè è vero che tu puoi mettere in gioco ciò che vuoi. Ma mi è capitato diverse volte di sentir dire che "tizio o caio" rovinavano il gioco perchè giocavano "safe"...

Comunque, sul parallelismo con la psicanalisi o la psicoterapia, la penso come Moreno: paragone infattibile perchè non c'è uno psicoterapeuta. Il gioco di ruolo viene usato molto in psicoterapia, proprio per far uscire delle emozioni, o vedere cosa ti fa o non ti fa male...ma c'è lì un esperto che ti guida.
"al di là del torto e la ragione, contano soltanto le persone"

Niccolò

  • Membro
    • Mostra profilo
Play Unsafe e Psicoterapia
« Risposta #39 il: 2010-06-09 17:43:03 »
Citazione
[cite]Autore: Glenda[/cite][div class=CommentHeader][span][/span][/div][div id=CommentBody_81303 class=CommentBody][p]beh..."non avvertire" è un modo di costringere.[/p][/div]


è anche vero, e possono pure esserci pressioni (aggiungerei: tipicamente parpuziesche) a finire ciò che si è iniziato. però se una persona mi dice "non me la sento di andare avanti", io lo accetto. anzi, nella partita di dubbio dove una mia amica ha pianto, siamo stati noi a chiedere se se la sentiva di andare avanti.
continua a non essere una forzatura, IN CONTESTI SOCIALI SANI (ovvero non quelli tipici dei giocatori di ruolo, lo ammetto. ma la "guarigione" delle persone passa anche dal rendersi conto che si può giocare unsafe ANCHE PERCHE' si può smettere di giocare senza offendere nessuno, se gira male)

Citazione
[cite]Autore: Glenda[/cite]Non dico che "non si debbano giocare questi giochi", ma che si debba essere molto onesti quando li si propone, in modo che ognuno possa prendersi i propri rischi.


sai in quali contesti ho visto la mancanza di onestà nel descrivere il gioco che si sta per giocare?

mai nel jeepform, mai negli indie, poche, qualche volta in parpuzio, e qualcuna in più nei live tradizionali, dove in molti casi ho visto proprio il master approcciare il gioco come "esperimento sociale". ma perlomeno, nei contesti nordici di questi live sai... di non sapere cosa puoi aspettarti! e accettarlo prima è parte del "gioco", quindi perlomeno sai di correre rischi. invece in italia non c'è ancora questa consapevolezza.

Citazione
[cite]Autore: Glenda[/cite]Comunque mi rendo conto di non avere ben chiaro il confine tra bleed e unsafe...


giocare Unsafe è ANCHE giocare gamista impegnandosi a fondo (e imegnando a fondo la propria immagine di "bravo giocatore", senza le maiuscole) per vincere, e rischiando quindi di perdere miseramente ;). è anche giocare a poker scommettendo 10.000 euro (se non sei berlusconi, ovviamente)
mentre il Bleed si occupa esclusivamente di mettere in gioco emozioni e convinzioni.



Citazione
[cite]Autore: Korin Duval[/cite]Da profano totale di teatro e avendo giocato un paio di jeepform e basta, avrei scommesso il contrario (il personaggio teatrale è "già scritto").
Se hai voglia di elaborare un paio di righe, sarei interessato. Sennò, fa niente, alla prossima occasione.


ci provo io: a fare teatro metti in gioco la tua abilità e la tua reputazione, con un pubblico. è più Unsafe (proprio nel senso sovraespresso di "mettersi a rischio") ma non per forza più Bleed

Ezio

  • Membro
  • Ezio Melega
    • Mostra profilo
Play Unsafe e Psicoterapia
« Risposta #40 il: 2010-06-09 17:54:53 »
Affermazione:
Citazione
[cite]Autore: Glenda[/cite]In effetti mi rendo conto che forse la vedo esagerata, perchè è vero che tu puoi mettere in gioco ciò che vuoi. Ma mi è capitato diverse volte di sentir dire che "tizio o caio" rovinavano il gioco perchè giocavano "safe"...


Risposta:
Citazione
[cite]Autore: Domon[/cite]giocare Unsafe è ANCHE giocare gamista impegnandosi a fondo (e imegnando a fondo la propria immagine di "bravo giocatore", senza le maiuscole) per vincere, e rischiando quindi di perdere miseramente ;). è anche giocare a poker scommettendo 10.000 euro (se non sei berlusconi, ovviamente)


^^

Bisogna semplicemente essere sulla stessa lunghezza d'onda. Ci sono giochi che ti implorano di sbilanciarti e di "sentire dentro" il gioco, non con la testa, ma con la "pancia", in pratica di offrire emozioni agli altri e accettare le emozioni altrui.
Non farlo significa semplicemente non stare giocare allo stesso gioco ;-)
Just because I give you advice it doesn't mean I know more than you, it just means I've done more stupid shit.

Niccolò

  • Membro
    • Mostra profilo
Play Unsafe e Psicoterapia
« Risposta #41 il: 2010-06-09 18:24:35 »
è vero, tizio e caio giocando safe rovinano un gioco che richiede di essere unsafe per giocarci.
e allora? questo è un problema solo nel caso estremo e poco salutare di un gruppo di persone che, per anni, giocano sempre solo tra di loro e hanno forgiato un patto d'acciaio a esserci sempre. ma quanta gente è così sfortunata da aver strutturato la sua esperienza di gdr in questo modo?

...

...

poca, no?

Mattia Bulgarelli

  • Facilitatore Globale
  • Membro
  • *****
  • Mattia Bulgarelli
    • Mostra profilo
Play Unsafe e Psicoterapia
« Risposta #42 il: 2010-06-09 19:26:53 »
Citazione
[cite]Autore: Glenda[/cite]In effetti mi rendo conto che forse la vedo esagerata, perchè è vero che tu puoi mettere in gioco ciò che vuoi. Ma mi è capitato diverse volte di sentir dire che "tizio o caio" rovinavano il gioco perchè giocavano "safe"...

Io l'ho sentito dire soprattutto in contesti già di partenza "safe".

Actual Play. Lunedì sera sono andato in Taverna (ludoteca, cfr. mia firma). Ho preso Hero Quest. Sì, il gioco da tavolo del 1990 (in Italiano). Che non è un GdR, ma ha personaggi, è collaborativo, ecc. ecc. (e scemo io a non averlo citato nel mio articolo per l'INCbook).

Apro la scatola e guardo le schede dei personaggi. Tra tutte, spicca un PG chiamato (cito testualmente) Capitan Nerchia.

Ora dimmi tu se non è "rovinare l'atmosfera di gioco butandola sul Safe che più Safe non si può". >__<


EDIT: e ad una PadCon (o simile, era a PD) al torneo di Diablo II, che giocavo con la Sorceress (nome: Sophia) sono stato sconfitto dal Barbaro chiamato Scagarella. Fate voi. >__<
« Ultima modifica: 2010-06-09 19:38:56 da Korin Duval »
Co-creatore di Dilemma! - Ninja tra i pirati a INC 2010 - Padre del motto "Basta Chiedere™!"

Play Unsafe e Psicoterapia
« Risposta #43 il: 2010-06-09 22:42:56 »
Citazione
[cite]Autore: Korin Duval[/cite][p]Capitan Nerchia.[/p][p]Ora dimmi tu se non è "rovinare l'atmosfera di gioco butandola sul Safe che più Safe non si può".[/p]

No, io ritengo sia una violazione della coerenza del Color.

EDIT: per chiarezza...
EDIT2: la è non è stroke-abile :P
« Ultima modifica: 2010-06-09 23:01:37 da khana »
il dado si lancia da solo, e da qualche parte nel mondo un orco muore - vincitore di un Ezio D'Oro per la Boiata della Settimana! ("This Is Something Only I Do!"™)

Rafu

  • Membro
  • Raffaele Manzo - clicca le icone per e-mail o blog
    • Mostra profilo
    • Orgasmo Cerebrale
Play Unsafe e Psicoterapia
« Risposta #44 il: 2010-06-09 22:45:19 »
Credo che quello descritto da Korin sia un fenomeno a parte, molto evidente nei giochi online e meritevole di una analisi approfondita. Credo che sia qualcosa che, come ordine di grandezza, sta allo stesso livello del CA-clash nei gdr.

Tags: