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Play Unsafe e Psicoterapia

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Mattia Bulgarelli:

--- Citazione ---[cite]Autore: Moreno Roncucci[/cite]Il teatro è molto, molto più "unsafe" di un Jeepform,
--- Termina citazione ---

Affermazione "potente".
Da profano totale di teatro e avendo giocato un paio di jeepform e basta, avrei scommesso il contrario (il personaggio teatrale è "già scritto").
Se hai voglia di elaborare un paio di righe, sarei interessato. Sennò, fa niente, alla prossima occasione.

[ Siamo ancora IT? ?__? ]

Matteo Suppo:
A me la differenza tra teatro (inteso anche come improvvisazione teatrale) e jeepform interessa. Però in effetti sarebbe meglio in un altro thread.

In questo mi pare che nessuno abbia più scritto nulla sulla differenza tra psicoterapia... anzi no. Farò una citazione da un altro thread che mi sembra in tema con questo.


--- Citazione ---[author]Khana[/author]Ma io non ho interesse a giocare ad a Flower for Mara. Perché non è un argomento che ritengo interessante esplorare, perché non mi risulterebbe "nuovo" e perché non ho irrisolti da risolvere in quel tema.
--- Termina citazione ---

La questione degli irrisolti da risolvere. Io non credo che se qualcuno abbia qualcosa di irrisolto lo possa risolvere giocando. O meglio, magari può anche succedere, ma non è merito del gioco. Il gioco non è fatto per quello. Flower non è fatto per fare accettare la perdita a qualcuno. E' fatto per affrontare il tema. E' fatto per condividere. Ma se tu la perdita non sei in grado di accettarla di tuo, non credo possa funzionare.

Io ho avuto un sacco di problemi a cui sono venuto a capo: crisi di identità, gelosia paranoica, scatti di ira, sono stato picchiato dai bulli, sono stato molestato da un capo scout, sono stato tradito dagli amici, mi dà fastidio il contatto fisico, e così via. Questi temi mi toccano da vicino, ho qualcosa da dire e da condividere, e ho anche voglia di rifletterci sopra. Quindi utilizzo il gioco come mezzo per parlare di queste cose. Non come terapia. Sono cose risolte.

Ci sono un paio di altre cose con cui ancora non sono riuscito a fare i conti. E infatti me ne tengo abbastanza alla larga. GR non sono pronto a giocarlo, per esempio. E' un argomento ancora irrisolto. Ed è lo stesso motivo per cui non guardo Arancia Meccanica.

Mi farebbe bene giocare GR o guardare Arancia Meccanica? Probabilmente sì, ma quando mi sentirò pronto, perché vorrà dire che sono riuscito a farci i conti.

Quindi la differenza tra il gioco di ruolo e la terapia è proprio questa: uno è un mezzo per parlare di certi temi (come un film), l'altra è uno strumento per curare. Poi è chiaro che una partita può anche essere d'aiuto (in fondo la socialità fa bene alla psiche, sbaglio?). Ma il fine è differente.

Ezio:
Una piccola aggiunta/precisazione, che penso utile al discorso generale.

Ragazzi, ma quando ne parlate sapete come funziona il famigerato A Flower for Mara?
Reciti la parte di un personaggio che ha appena subito una perdita: Mara (moglie, figlia, sorella, madre). Giochi delle scene di cene familiari, in cui lo spettro di Mara ti parla. Hai in mano una rosa, con legato un biglietto su cui è scritto un tuo lutto, una tua perdita.
Nei modi e nei tempi che scegli puoi sederti di fronte agli altri e parlargli, nei modi e nella forma che preferisci, di quello che è scritto sul biglietto.

Come vedete non è, in realtà, nulla di che. Il "gioco" serve giusto a creare familiarità, a dare quell'atmosfera di sintonia che ci consente di parlare di noi stessi. Non ci obbliga in alcun modo a farlo (solo il regista e Mara sono obbligati a fare un monologo, e anche loro sono liberi di approfondire e aprirsi quanto vogliono). Niente, lo vedete, che non possa succedere in un altro contesto.
Fossi stata un'altra persona avrei parlato di quello che ho parlato facendo il monologo di Mara anni prima, in un altro contesto.

Le sensazioni forti del gioco sono date soprattutto dallo stupirsi per primi di quanto si sta dicendo, di quanto sei in grado di aprirti agli altri e di quanto questo sia reciproco.
Il gioco crea una struttura in cui è facile esprimersi, in cui sai di venire compreso, il resto lo fai tu e arrivi esattamente al punto in cui vuoi arrivare.

A me è successo di iniziare a parlare di una cosa e poi di sbrodolare e di mettermi totalmente a nudo, partendo anche per la tangente, perché si era aperta la diga di una serie di cose (più o meno collegate) che mi marcivano dentro da troppo. Nessuno mi ha obbligato a farlo, nessuno era obbligato a farlo e, soprattutto, non ci è stato "fatto" niente: nessuna diagnosi, nessun giudizio, nessun senso di disagio, solo un abbraccio e degli amici che, a voce alta o meno, mi dicevano "Ok, noi ti capiamo, se vuoi una mano siamo qui".

Vedete? Nulla di preoccupante, niente psicanalisi, psichiatria o altre psico-cose. Nessuna terapia o roba da professionisti. Solo una scusa per parlare di sé a degli amici (quelli veri, quelli con cui puoi parlare delle cose realmente importanti), conoscerci meglio e, perché no, chiedere una mano. Non mi pare così terribile e spaventevole, anzi.

Glenda:

--- Citazione ---[cite]Autore: Korin Duval[/cite]
--- Citazione ---[cite]Autore: Moreno Roncucci[/cite][p]Il teatro è molto, molto più "unsafe" di un Jeepform,[/p]
--- Termina citazione ---
[p]Affermazione "potente".
Da profano totale di teatro e avendo giocato un paio di jeepform e basta, avrei scommesso il contrario (il personaggio teatrale è "già scritto").
Se hai voglia di elaborare un paio di righe, sarei interessato. Sennò, fa niente, alla prossima occasione.[/p][p][ Siamo ancora IT? ?__? ][/p]
--- Termina citazione ---


Anche io, che ho fatto molto teatro e nessun jeepform, avrei scommesso il contrario, per la stessa motivazione di Korin.
In ogni caso mi sono espressa male: il teatro che ho fatto io era teatro sperimentale, che è molto vicino allo psicodramma: le situazioni non sono molto diverse da quelle di un jeep, per come me le hanno raccontate o le ho viste giocare. Ci sono esperienze estremamente positive, altre che fanno male: ma la paura che io nutro per certe forme di gioco è che non ci sia la figura che sa gestire le emozioni nel modo giusto se ci sfuggono di mano. Forse non mi fido abbastanza delle persone con cui gioco, ma di fatto non trovo la rete del gruppo abbastanza salda per l'espressione di certi tipi di emotività.

In effetti mi rendo conto che forse la vedo esagerata, perchè è vero che tu puoi mettere in gioco ciò che vuoi. Ma mi è capitato diverse volte di sentir dire che "tizio o caio" rovinavano il gioco perchè giocavano "safe"...

Comunque, sul parallelismo con la psicanalisi o la psicoterapia, la penso come Moreno: paragone infattibile perchè non c'è uno psicoterapeuta. Il gioco di ruolo viene usato molto in psicoterapia, proprio per far uscire delle emozioni, o vedere cosa ti fa o non ti fa male...ma c'è lì un esperto che ti guida.

Niccolò:

--- Citazione ---[cite]Autore: Glenda[/cite][div class=CommentHeader][span][/span][/div][div id=CommentBody_81303 class=CommentBody][p]beh..."non avvertire" è un modo di costringere.[/p][/div]
--- Termina citazione ---


è anche vero, e possono pure esserci pressioni (aggiungerei: tipicamente parpuziesche) a finire ciò che si è iniziato. però se una persona mi dice "non me la sento di andare avanti", io lo accetto. anzi, nella partita di dubbio dove una mia amica ha pianto, siamo stati noi a chiedere se se la sentiva di andare avanti.
continua a non essere una forzatura, IN CONTESTI SOCIALI SANI (ovvero non quelli tipici dei giocatori di ruolo, lo ammetto. ma la "guarigione" delle persone passa anche dal rendersi conto che si può giocare unsafe ANCHE PERCHE' si può smettere di giocare senza offendere nessuno, se gira male)


--- Citazione ---[cite]Autore: Glenda[/cite]Non dico che "non si debbano giocare questi giochi", ma che si debba essere molto onesti quando li si propone, in modo che ognuno possa prendersi i propri rischi.
--- Termina citazione ---


sai in quali contesti ho visto la mancanza di onestà nel descrivere il gioco che si sta per giocare?

mai nel jeepform, mai negli indie, poche, qualche volta in parpuzio, e qualcuna in più nei live tradizionali, dove in molti casi ho visto proprio il master approcciare il gioco come "esperimento sociale". ma perlomeno, nei contesti nordici di questi live sai... di non sapere cosa puoi aspettarti! e accettarlo prima è parte del "gioco", quindi perlomeno sai di correre rischi. invece in italia non c'è ancora questa consapevolezza.


--- Citazione ---[cite]Autore: Glenda[/cite]Comunque mi rendo conto di non avere ben chiaro il confine tra bleed e unsafe...
--- Termina citazione ---


giocare Unsafe è ANCHE giocare gamista impegnandosi a fondo (e imegnando a fondo la propria immagine di "bravo giocatore", senza le maiuscole) per vincere, e rischiando quindi di perdere miseramente ;). è anche giocare a poker scommettendo 10.000 euro (se non sei berlusconi, ovviamente)
mentre il Bleed si occupa esclusivamente di mettere in gioco emozioni e convinzioni.




--- Citazione ---[cite]Autore: Korin Duval[/cite]Da profano totale di teatro e avendo giocato un paio di jeepform e basta, avrei scommesso il contrario (il personaggio teatrale è "già scritto").
Se hai voglia di elaborare un paio di righe, sarei interessato. Sennò, fa niente, alla prossima occasione.
--- Termina citazione ---


ci provo io: a fare teatro metti in gioco la tua abilità e la tua reputazione, con un pubblico. è più Unsafe (proprio nel senso sovraespresso di "mettersi a rischio") ma non per forza più Bleed

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