Autore Topic: Play Unsafe e Psicoterapia  (Letto 7990 volte)

Moreno Roncucci

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Play Unsafe e Psicoterapia
« Risposta #15 il: 2010-06-09 02:36:55 »
Il Bleed, come obiettivo a sé stante, è una definizione e un obiettivo tipicamente Jeep. E' totalmente indipendente da qualunque altra considerazione (tipo per esempio "OK, bleed: cosa ci fai?") e quindi mi lascia un po' freddo come scopo del game design.

La teoria forgita distinguerebbe subito il senso e lo scopo di quello che si fa, e troverebbe il cosiddetto "Bleed" che avviene in Dubbio (nella creazione di una storia) completamente diverso da quello che avviene in Fat Man Down o Lady & Otto.  Visto che queste differenze cambiano completamente tutto il contesto di gioco, credo sia meglio nel dizionario tenere ben distinti i termini forgiti da quelli Jeep.

Sul topic... non vorrei dire una tautologia, ma questi giochi non POSSONO essere psicoterapia, per una ragione molto semplice: non li conduce uno psicoterapeuta.

"unsafe" non ha una definizione perchè è semplicemente un non essere "safe". "Safe" ha una definizione, è il giocare sempre la solita roba senza fare mai niente di nuovo. Poi puoi giocare "unsafe" in tante maniere: improvvisando di più, cambiando gioco,  parlando di temi più forti, etc.
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Ezio

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Play Unsafe e Psicoterapia
« Risposta #16 il: 2010-06-09 09:09:51 »
Citazione
[cite]Autore: khana[/cite]Quindi, Ezio, tu sei a favore di una definizione di Unsafe = volutamente oltre Lines e Veils?
Perché per Walmsley è solo "giocate senza pianificare le cose".


Non proprio. Mi rendo conto che linee e veli siano a volte essenziali (anche se, personalmente, ritengo che una volta che ci si è imbarcati in certi temi la cosa migliore da fare sia bere la coppa fino in fondo, ma è un'attitudine del tutto personale) e non è che la loro presenza o assenza crei un gioco più o meno unsafe.

Io parto da quello che dice Walmsley, in pratica nel mettersi di fronte a cose nuove, "insicure" perché mai provate, e osservo come nel tempo il suo significato si sia espando a quello che dice Moreno nell'ultima frase arrivando, nella mia impressione, a indicare più un gioco estremamente passionale, capace di toccare temi forti e di suscitare emozioni reali e spesso forti al giocatore.

Il senso in cui Unsafe viene usato dall'autore del thread è indice proprio di questa trasformazione, se ci badi.
Just because I give you advice it doesn't mean I know more than you, it just means I've done more stupid shit.

Play Unsafe e Psicoterapia
« Risposta #17 il: 2010-06-09 11:08:24 »
Citazione
Playing Doubt close to home regularly causes bleed as a consequence of using own experiences in the game and re-living relationship situations or reflecting on relationships"
La parte evidenziata è "psicodramma"

Come giustamente faceva notare Davide, è semmai nel close to home che potrebbe venir coinvolta la psicologia, ed infatti è quanto ho visto con i miei occhi in un famigerato larp, quello in cui tre persone ebbero una crisi dovuta all'avere dovuto affrontare col personaggio temi close to home. Come dire se nel tuo passato/presente hai dei traumi o situazioni che ti causano forte sofferenza doverli vivere anche col personaggio può portare gravi conseguenze. Dico "può" perchè non ho la minima idea se andrà sempre così, non sono uno psicologo e la mia ossercazione è legata solo a quell'evento.
Per il resto si può usare tranquillamente il bleed purchè la persona si pronta ad affrontare le emozioni che scatena. Se mi spavento facilmente fare un gioco horror dove ci si spaventa un sacco potrebbe non essere sano.

Citazione
[cite]Autore: Moreno[/cite]"unsafe" non ha una definizione perchè è semplicemente un non essere "safe". "Safe" ha una definizione, è il giocare sempre la solita roba senza fare mai niente di nuovo. Poi puoi giocare "unsafe" in tante maniere: improvvisando di più, cambiando gioco, parlando di temi più forti, etc.

Bhe ha una definizione relativa, mica bisogna definire tutto in termini assoluti per individuare precise categorie di gioco. Per il resto concordo con quanto hai scritto
« Ultima modifica: 2010-06-09 11:12:07 da robur »

Ezio

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Play Unsafe e Psicoterapia
« Risposta #18 il: 2010-06-09 12:21:12 »
Citazione
[cite]Autore: robur[/cite]Bhe ha una definizione relativa, mica bisogna definire tutto in termini assoluti per individuare precise categorie di gioco


Si, certo. Per questo però serve l'AP :-)
Ora che ho scritto due righe tratte da un gioco per spiegare come io intendo, in questo momento, "unsafe" so che possiamo essere sulla stessa lunghezza d'onda e non trovarci a parlare di cose diverse senza accorgercene.
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Niccolò

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« Risposta #19 il: 2010-06-09 12:23:26 »
Nella mia partita di Dubbio a Mosquito (2009?) una ragazza si è messa a piangere durante e dopo, epperò in qualche modo la cosa le è piaciuta...

certo che possono riaffiorare le sofferenze e i traumi, ma generalmente riaffiorano in maniera sana. se poi non è così, è un rischio che va messo in conto prima. potrebbe capitare scrivendo o ascoltando una canzone, e allora la gente che soffre non deve più creare? sarebbe la fine dell'arte...

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« Risposta #20 il: 2010-06-09 12:52:37 »
Citazione
[cite]Autore: Domon[/cite]se poi non è così, è un rischio che va messo in conto prima.

Io credo che il problema sia specificatamente qui, sommato a quanto diceva Claudia nell'altro thread in cui esplicitava bene il fatto che certe tematiche è meglio affrontarle all'interno di una cerchia di persone "selezionate".

Quanto siamo in grado di "metterle in conto prima", per quei giocatori che non sanno nulla di bleed, jeepform e unsafe incentrato su temi scottanti?
Siamo in grado di "avvisare" un giocatore poco informato che il suo stomaco è a rischio?
il dado si lancia da solo, e da qualche parte nel mondo un orco muore - vincitore di un Ezio D'Oro per la Boiata della Settimana! ("This Is Something Only I Do!"™)

Ezio

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« Risposta #21 il: 2010-06-09 13:02:48 »
Citazione
[cite]Autore: khana[/cite]Quanto siamo in grado di "metterle in conto prima", per quei giocatori che non sanno nulla di bleed, jeepform e unsafe incentrato su temi scottanti?
Siamo in grado di "avvisare" un giocatore poco informato che il suo stomaco è a rischio?


Se gioco con degli amici sì, e non vedo perché non dovrei proporre "a scatola chiusa" un gioco dalle tematiche forti a persone che non so se possono accettarle.
Allo stesso modo non mi aprirò MAI con persone che non conosco, di cui non so se posso fidarmi.

Personalmente trovo poi che la "rete di sicurezza" del gdr sia grandiosa: sono al tavolo con persone che hanno il mio stesso scopo. Lo stesso contratto sociale ci permette di fidarci reciprocamente degli altri. Io posso aprirmi con te perché so che tu mi prenderai, dato che, implicitamente, ho promesso di fare altrettanto.
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« Risposta #22 il: 2010-06-09 13:42:07 »
Citazione
[cite]Autore: Aetius[/cite]Io posso aprirmi con te perché so che tu mi prenderai, dato che, implicitamente, ho promesso di fare altrettanto.

Sì, questo è vero, però so che ad esempio, la partita che ho fatto di A Penny for My Thoughts a casa di LucaRicci l'anno scorso, non è stata gradita da tutti e quattro, proprio perché è finita "troppo" al di là.
Io e uno dei giocatori, che ci conosciamo da anni (non frequenta il forum) e sappiamo perfettamente di poterci fidare, abbiamo iniziato a "darci addosso", trascinando tutti il tavolo in una spirale cannibale decisamente gwep. A me è piaciuto, ma a Lapo ad esempio, no. (Il quarto giocatore mi pare fosse Spiegel).
Non so se fosse riferito ai contenuti o al tipo di gioco (in cui sono di fatto gli altri a proporti le poste del conflitto su cui tu scegli), non ne abbiamo mai parlato.
il dado si lancia da solo, e da qualche parte nel mondo un orco muore - vincitore di un Ezio D'Oro per la Boiata della Settimana! ("This Is Something Only I Do!"™)

Glenda

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Play Unsafe e Psicoterapia
« Risposta #23 il: 2010-06-09 14:06:54 »
Citazione
[cite]Autore: Domon[/cite][p]Nella mia partita di Dubbio a Mosquito (2009?) una ragazza si è messa a piangere durante e dopo, epperò in qualche modo la cosa le è piaciuta...[/p][p]certo che possono riaffiorare le sofferenze e i traumi, ma generalmente riaffiorano in maniera sana. se poi non è così, è un rischio che va messo in conto prima. potrebbe capitare scrivendo o ascoltando una canzone, e allora la gente che soffre non deve più creare? sarebbe la fine dell'arte...[/p]


Io invece ho visto gente stare male in teatro, per le stesse ragioni, e in maniera per nulla sana. Non mi è piaciuto e per questo non parteciperò mai ad un gioco di questo genere, nè, men che meno, farò mai da facilitatore, a meno che non si tratti di tematiche di cui non mi importa niente.
Oggettivamente penso che far giocare la gente a certi giochi senza avere la preparazione giusta per farlo e senza avvisare sia veramente qualcosa di ingiusto.
...
Se però si è in un gruppo di amici (e intendo amici VERI, che si conoscono reciprocamente e si fidano gli uni degli altri) allora è completamente un'altra storia, e mi trovo d'accordo con Ezio nel dire che diventa una forma di confidenza tra amici, solo filtrata da uno strumento. Ma il "contratto sociale" impone di essere chiari in partenza sulla tematica, perchè far giocare Flower for Mara a una persona che ha problemi a metabolizzare il lutto significa fare danni. Penso che quando si parla di emozioni, si debba sempre - in gioco ma anche in altre situazioni, che ho vissuto come facilitatrice di circle time - andare molto cauti.
...
Poi bisogna sapere cosa si vuole dal gioco: io le emozioni profonde, quelle che fanno star male, preferisco tirarle fuori con altri strumenti, ci possono invece essere persone per cui il gioco è un mezzo per tirar fuori cose che altrimenti sarebbe difficile esprimere. Ognuno ha la sua personalità: ma proprio per questo bisogna parlare con chiarezza sempre, e - secondo me - è un dovere morale farlo per qualsiasi gioco che va a tirare fuori problematiche forti. Non farlo significa forzare la gente a mettersi in gioco suo malgrado, e trovo questa un atto criminale non meno che costringere qualcuno con la forza a spogliarsi in pubblico.
"al di là del torto e la ragione, contano soltanto le persone"

Play Unsafe e Psicoterapia
« Risposta #24 il: 2010-06-09 14:24:25 »
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Niccolò

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« Risposta #25 il: 2010-06-09 14:38:46 »
Citazione
[cite]Autore: Glenda[/cite]Io invece ho visto gente stare male in teatro, per le stesse ragioni, e in maniera per nulla sana.


io posso fare un parallelismo: ci sono vari disturbi (fisici) del cervello i cui sintomi vanno sotto il nome di epilessia fotosensibile. in pratica, vedere lucette intermittenti ti scatena una crisi epilettica. uno dei modi di scatenare la crisi è giocare a certi videogiochi. un'altro è passare velocemente con l'auto in un viale alberato con il sole che fa capolino tra le fronde.

ora, se mio figlio avesse una crisi epilettica giocando ai videogiochi, sarei semplicemente un cretino

1) a dare la colpa ai videogiochi

e 2) a non preferire che sia successo li piuttosto che mentre guidava.

a ciascuno il suo, ma io preferisco scoprire che certe cose mi fanno star male in un ambiente protetto, per poi potermi muovere per risolvere, piuttosto che vivere ostaggio dei miei rischi per tutta la vita. è una questione di saper prendere la propria vita in mano.

CHIARO E' che se GIA' SO che una determinata tematica mi fa star male (in maniera cattiva) è ovvio che la eviterò.

ma quello "star male" non è un male scatenato dal gioco. è un male che è dentro di te, che il gioco al massimo può mostrarti. è così terribile scoprire qualcosa su se stessi, anche se c'è il rischio che potrebbe essere una brutta cosa? io credo di no.

un'ltima cosa: ma da dove è saltata fuori l'idea (che ho visto più volte ultimamente) di COSTRINGERE qualcuno a farsi del male giocando? mi sembra così assurda e impossibile che non capisco perchè se ne parli.

Luca Veluttini

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« Risposta #26 il: 2010-06-09 14:42:51 »
Citazione
[cite]Autore: Domon[/cite]ma da dove è saltata fuori l'idea (che ho visto più volte ultimamente) di COSTRINGERE qualcuno a farsi del male giocando? mi sembra così assurda e impossibile che non capisco perchè se ne parli


Fan Mail.

Mauro

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« Risposta #27 il: 2010-06-09 14:50:09 »
Sul discorso delle partite che vanno troppo in là, c'è da dire che la possibilità di dirlo, chiedendo anche l'interruzione della partita, c'è sempre; mi rendo conto che non sempre è facile usarla, almeno a volte (e sottolineo questo "almeno a volte") anche a causa di abitudini pregresse, ma non usufruirne significa rinunciare a una delle resti di sicurezza che il gioco ci mette a disposizione, cosa che sposta la causa di un eventuale "fallimento" (parola che vuole comprendere sia la semplice partita che non è riuscita, sia effetti più forti) almeno parzialmente lontano dal regolamento in sé.

Domon: Fan Mail; analisi e una visione del gioco decisamente interessanti. Sfrutterò il tuo messaggio nella discussione sui media.

Glenda

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Play Unsafe e Psicoterapia
« Risposta #28 il: 2010-06-09 14:58:59 »
beh..."non avvertire" è un modo di costringere.
Ed è facilissimo farsi male giocando, perchè ci sono temi che neppure impegnandosi una persona riesce a giocare "safe". E questi temi variano da individuo a individuo.
Se qualcuno mi avesse fatto giocare Flower for Mara senza avvisarmi prima del tipo di tematica, mi avrebbe fatto oggettivamente del male.
Non dico che "non si debbano giocare questi giochi", ma che si debba essere molto onesti quando li si propone, in modo che ognuno possa prendersi i propri rischi.

Citazione
ma quello "star male" non è un male scatenato dal gioco. è un male che è dentro di te, che il gioco al massimo può mostrarti. è così terribile scoprire qualcosa su se stessi, anche se c'è il rischio che potrebbe essere una brutta cosa? io credo di no.


per te probabilmente no. Per un altro magari sì. Non lo si può sapere.
"al di là del torto e la ragione, contano soltanto le persone"

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« Risposta #29 il: 2010-06-09 15:03:42 »
Citazione
[cite]Autore: Glenda[/cite]Non dico che "non si debbano giocare questi giochi", ma che si debba essere molto onesti quando li si propone, in modo che ognuno possa prendersi i propri rischi.


Ma.. c'è qualcuno fra i frequentatori di questi lidi che propone certi giochi senza premurarsi di spiegare di che si parla? Si può fare qualche esempio?

Non è una domanda retorica, mi interessa davvero se in passato si sono prese iniziative senza dare abbastanza informazioni o lasciando spazio a equivoci (anche nell'ottica di evitare il problema in futuro)
I nitpicker danneggiano anche te. Digli di smettere.

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