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"Gioca con passione" - Sull'articolo di Jesse Burneko

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Fabio Succi Cimentini:
Penso che i saggi pubblicati sull'INC Book siano una bella miniera di spunti, approfondimenti, provocazioni e varie: e ora che sono anche online e chiunque vi può attingere... insomma, sono a disposizione di tutti. Mi piacerebbe quindi che fossero anche un pungolo per la discussione qua (e mi sto già cercando di ritagliare un momento tranquillo per Concetti chiave nelle teorie sviluppate su The Forge e approfondire un discorso vero e proprio di teoria).
E dopo Meme su I dadi non hanno estetico parto io col saggio che finora mi ha colpito di più, ossia "Gioca con passione".

Mi è piaciuto molto perchè ci ho trovato non solo un modo di giocare che ho scoperto recentemente, ma anche un qualcosa che cercavo da tempo nel gioco. In particolare questa frase: il primo passo è imparare a definire il personaggio partendo dalle sue crisi, piuttosto che dalle sue capacità.
Illuminante per me, davvero, anche perchè ci ho trovato dentro qualcosa di quasi mio. Penso che praticamente tutti i personaggi che nell'esperienza tradizionale ho sentito più miei, dalle scene più forti, li ho magari ingenuamente pensati partendo da questa impronta, o almeno considerando assieme i punti di crisi e le capacità: allora ecco il ragazzino che ha poteri magici ma assieme è sognatore e voglio vederlo crescere, il paladino che è bellissimo e carismatico ma assieme ingenuo e pronto a cadere nella polvere se si tratta di donne.

Allo stesso tempo mi piace come metta in guardia - certo, sempre dall'ottica di perseguire un gioco appassionato e ricco di risonanza emotiva -  dall'usare il potere del giocatore per trasformare il Gioco e la Storia in una contesa per il controllo narrativo, cosa che (casualmente?) è spesso tra i fraintendimenti comuni che molti dei giochi che ci piacciono creano. Quanti "sì, ma così diventano tutti master / cala l'immedesimazione / diventa un workshop creativo" abbiamo sentito? Perchè non chiarire che non è necessariamente così, anzi spesso ci sono gli strumenti per aiutare questa immedesimazione? (Ma andiamo in un altro argomento.)

Oppure: I comportamenti creativi rappresentano enormi rischi sociali. Il mio consiglio è di accettare questo rischio e giocare con altri che l’abbiano accettato. Non c’è bisogno di proteggersi dal fallimento, se tutti sono disposti a fallire insieme. Parole che potrebbero valere ovunque.
Ecco, io presenterei molto volentieri questo articolo a chi è incuriosito dal gioco moderno ma ancora dubbioso per il confronto con l'abitudine, i dubbi delle prime prove o il sentito dire. Certo, se gli piace cercare in gioco la risonanza emotiva; ma non solo.

Davide Losito - ( Khana ):
fan mail.

Moreno Roncucci:
Il pezzo di Jesse è veramente fantastico. Dall'inizio del forum consiglio alle persone di leggersi il suo blog, Play Passionately che descrive benissimo lo stile di gioco che mi piace di più, ed avere adesso il suo articolo in Italiano spero sia utile a molta gente...

Mauro:

--- Citazione ---[cite]Autore: Tozzie[/cite]Il mio consiglio è di accettare questo rischio e giocare con altri che l’abbiano accettato. Non c’è bisogno di proteggersi dal fallimento, se tutti sono disposti a fallire insieme
--- Termina citazione ---

Toccavo questo argomento con un mio amico un paio di giorni fa: gli ho parlato di A Flower for Mara, e lui era dubbio del fatto che lo avessi giocato "con degli sconosciuti" (non sapevo chi si sarebbe iscritto e alcuni degli iscritti in effetti non è che li conosca/conoscessi). Gli ho detto che sì, è vero; ma sapevo che avrei giocato con gente che voleva giocare a quel gioco e che sarebbe stata disposta a mettersi in gioco; quindi, perché no? Valeva la pena di accettare il rischio.

Fabio Succi Cimentini:
Ma infatti alla fine direi che accettare il rischio è una parola chiave che dovrebbe essere appesa nella stanza di ogni gruppo di gioco; assieme a volere giocare quel gioco e tant'altro.

Comunque ribadisco: quell'uomo lo voglio assolutamente a INC '11 :°D

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