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MalcomLungo momento di silenzio.Malcom squadrò l'uomo e lanciò un'occhiata al gruppo dietro di lui."Non fatemi ridere" sbottò."L'unica cosa che mi succederà qui è prendere la vostra stessa, bizzarra forma di argiria," disse agitando la mano e smuovendo uno sbuffo di polvere grigia."Adesso indicatemi cortesemente l'uscita. Ho molto lavoro da sbrigare e poco tempo da perdere."
MalcomGuardando alle spalle dell'uomo che gli parlava, Malcom fu certo di riconoscere qualcuno.E infatti, un attimo dopo lei gli si avvicinò: si chiamava Rose Winslet, era una giovane donna a cui aveva diagnosticato una grave forma di distrofia muscolare. Le aveva proposto una cura sperimentale, l'aveva seguita parecchi mesi, poi, un giorno, non si era fatta più viva. Aveva semplicemente detto che non intendeva più curarsi, che se doveva morire, voleva farlo con dignità. Rose lo guardò con stupore: "Oh...mi dispiace. Noi pensavamo che lei, come tutti noi, desiderasse più di ogni cosa restare vivo!"
Malcom"Rimanere vivo non è quello che voglio, è quello che farò."Pronunciò le parole come una sentenza. Poi lo stupore prese il sopravvento."Ma tu... tu come puoi essere ancora viva? Eri a uno stadio molto avanzato, ed è passato molto tempo.Chi è che ti ha curata? Insomma, smettetela di parlare per enigmi! Non sapete dove siete, eppure siete qui. Se qui non si muore, sempre che sia vero... Ci dev'essere un motivo."Malcom sentì che rabbia e frustrazione iniziavano a ribollirgli nelle vene...
Malcom"Nessuno mi ha curato" sorrise lei "Loro mi hanno salvata. Avevo deciso di morire con la mia dignità, prima di rimanere bloccata in un letto e non poter decidere di me stessa. Non ce la facevo più. Le cure non mi facevano dormire: ero sveglia da mesi, credevo di impazzire. Avevo anche cominciato a bere, e questo non faceva che peggiorare le mie condizioni fisiche. Una notte, mentre i dolori e l'insonnia continuavano a farmi rigirare nel letto, ho preso la decisione: l'avrei fatta finita in quel momento stesso. Ho aperto la porta del balcone...sono uscita...E un attimo dopo ero qui: in mezzo a loro. Ciò che le ho detto è la verità: noi non sappiamo dove siamo, perché non possiamo uscire di qui. Fuori di qui il tempo ricomincerebbe a scorrere, e noi tutti...moriremmo. Finché siamo qua, siamo al sicuro...L'unica cosa che ci viene chiesta, è di trovare quelli come noi. Ed abbiamo trovato lei, dottor Myers"
MalcomMalcom iniziò a girare per la stanza, in cerca di una porta. In realtà, l'idea di un posto senza tempo in cui studiare la situazione lo allettava. "Spiegami bene questa storia, Rose."Un bagliore sinistro gli passò sugli occhi."Stavi morendo, questo lo so. Te l'ho detto io. Poi hai provato a farla finita e sei finita qui. Ma il tuo tempo, il vostro tempo è fermo."Malcom si lecco le labbra, cercando le parole successive.Non era facile trovarle, ma non condivideva l'idea di farla finita, l'arrendevolezza gli dava il voltastomaco."Ma io non voglio dichiararmi sconfitto, non voglio rimanere in questo buco polveroso. Io sto lottando, voglio guarire, non mi sono arreso come voi. Il vostro tempo è fermo? Bene, allora siete morti. Tutti quanti.Adesso ditemi dov'è quel buco nero. Ditemi come si esce."Un'ondata di frustrazione e impotenza lo attraversò, come se sapesse già la risposta."Non ditemi che non c'è, vi prego."Non saprebbe descriverlo, ma in risposta alla sua disperazione sentì le budella torcersi.
Alle parole del medico, gli occhi dei presenti rimasero apatici. Il sentirsi dire che erano come morti pareva non averli nemmeno toccati."Nessuno di noi è mai uscito di qui" disse il primo che aveva parlato "e non so di che buco nero tu parli...Se vuoi uscire, c'è semplicemente la porta..."Indicò infondo al corridoio: c'era una prta enrome, che prima non aveva nemmeno notato. Rose prese Malcom per il polso: un tocco gelido, quasi 'finto'."Se lei va via, morirà..." disse "e non fra un mese o fra due. Morirà adesso. E' questo che Lui ci ha detto."
Malcom"Lui?" sospirò Malcom "Ancora a parlare per enigmi..."Scostò bruscamente la mano di Rose."Lui chi?" chiese esasperato "Inizio a stancarmi dei pronomi indefiniti."Anche se stava ancora attendendo una risposta, Malcom si incamminò verso la grande porta.
Nessuno gli rispose. Al vederlo andare verso la porta, tutti indietreggiarono, come intimoriti.Malcom sentì Rose mormorare: "morirà..."
MalcomMalcom arrivò alla porta.Mise la mano sulla maniglia.Si girò verso le figure senza colore.Pensò a qualcosa da dire loro, un'ultima frase pungente per sottolineare quanto pensasse che fossero nel torto a rimanere lì nella più completa apatia.Ma l'unica cosa che fece fu aprire la porta.
Miranda Il dottor House la guardava con quella sua aria di sufficienza e presa di giro, come se non avesse mai visto un essere più sciocco."Andiamo, vuoi muoverti o no? Altrimenti quell'incapace del tuo dottore verrà di nuovo qui a fare danni"Nella camera di Miranda, si è aperta una porta. Una porta che non c'era prima. E quello che le si apre davani è il corridoio di un ospedale, ma èben diverso dalla clinica in cui si trova. Innanzi tutto perché c'è gente. Tantissima gente in lunghi camici bianchi che va e viene, cammina su e giù con aria svagata, e i loro piedi sembrano leggeri, come sospesi da terra. Il dottore si incamminò e le fece cenno di seguirlo.MalcomAppena fu fuori, al suo sguardo si parò uno spettacolo incredibile.Si trovava in cima ad un colle, e quella che si era lasciata alle spalle, da fuori sembrava una chiesa in tutti i sensi, se non fosse stato per quella sua struttura sbilenca, strana, che sembrava inverosimile rimanesse in piedi. Le pareti erano un po' curve, il tetto ondulato, e nel punto in cui all'interno c'era il rosone di alabastro faceva mostra di sè un immenso orologio.Davanti a lui, ai piedi della collina, il lontananza, si stagliava la città più pazzesca che lui avesse mai potuto nemmeno immaginare: i tetti avevano forme assurde, l'architettura delle case sfuggiva d ogni principio geometrico, alcuni tetti erano come collegati tra loro, quasi fossero strade sopra le case...e se avesse potuto vedere più da vicino...sembrava veramente che ci camminasse qualcuno! Tra la distesa dei tetti spiccavano qua e là strane torri, campanili, cupole astratte che non gli ricordavano proprio niente...e sopra tutto ciò si affacciava una luna enorme, bellissima, in un cielo che non sembrava notturno bensì quello di un eterno crepuscolo
Malcom"Diavolo!..."Fu l'unica cosa che riuscì a dire.La strada sembrava lunga.S'incamminò.
Malcom"Sicuro di voler andare?" Una voce soft arrivò alle sue spalle "Laggiù non c'è nulla di meglio di cosa possa offrirti io..."Dietro di lui era comparsa una figura: era un uomo vestito da perfetto gentiluomo dell'ottocento, bastone da passeggio, cilindro e monocolo, con uno strano sorriso sinistro sulle labbra "Laggiù non avrai nemmeno un attimo di tempo. Il tempo ti verrà portato via più velocemente di quanto tu creda"
MalcomMalcom guardò con sospetto quel nuovo, strano individuo."La risposta ovvia da dare sarebbe 'e cosa offri tu?'... ma sono molto dubbioso circa la stabilità mentale di tutti quelli che incontrato finora qui... ovunque questo qui sia."Malcom soppesò le parole per qualche istante."Se sai dirmi come tornare a casa mia, parla. Altrimenti, se devi farmi proposte strane su fermare il tempo, aspettare in un buco la fine del mondo o guarire le malattie tingendosi di grigio, lascia perdere."
Malcom"Tanta energia, tanta voglia di resistere sprecata..." disse l'uomo "è un vero, un vero peccato..." Si avvicinò lentamente a lui, come se lo trovasse incredibilmente attraente per qualche ragione"...Io ti ho offerto di rimanere in vita anziché farti divorare dalla malattia, e ti chiedevo solo pochissimo in cambio. E tu come mi ricambi? Offendendo le mie piccole creature, che così dolcemente si sono fidate di me..." e indicò la chiesa "Sei proprio una cattiva persona, dottor Myers"
MalcomQualcosa si agitò dentro Malcom, che venne pervaso da una sensazione di pericolo imminente."Stai lontano!" disse il medico alzando la voce.Istintivamente alzò le mani, mettendosi quasi in guardia, sebbene le sue doti di judoka fossero arrugginite ormai da moltissimi anni, dai tempi dell'università.Si sentiva decisamente minacciato e voleva reagire, ma aveva anche paura di un eventuale scontro fisico, lui che non aveva mai fatto realmente a botte in vita sua.