Autore Topic: "Interpretazione", o meglio della recitazione in character - Annessi e connessi  (Letto 5772 volte)

Fabio Succi Cimentini

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[size=13]edit del moderatore (Moreno): questo thread partiva inizialmente dal post numero 6, ma visto che partiva da un off-topic nel thread originale, ho preferito spostare anche questi post tutti insieme qui[/size]
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Dio mio, le ispirazioni di Legend of Koizumi :°°°D
Colgo la palla al balzo per cercare chiarimenti su una frase di Moreno, dato che la parte sull'interpretazione mi ha un po' spiazzato anche se stimolato.

Citazione
L'importante è la partecipazione REALE, quella dentro di lei, non quella FINTA, di facciata.


Ma non rischiamo di fraintendere e tornare al problema del "giocatore di Vampiri che vive tutto nella testa" e finisce nell'incomunicabilità davanti agli altri?
Sarà che una certa dose di 'acting' (interpretazione ormai mi sembra fin troppo vasto come concetto), anche il semplice dire qualche riga 'in stile', la trovo molto legata al coinvolgimento più che non alla 'bravura interpretativa', e che per me un po' di enfasi nel parlare in character aggiunge spunti e vividità al gioco...
Ma magari sarà meglio aprire un thread a parte.
« Ultima modifica: 2010-02-22 03:07:06 da Moreno Roncucci »
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Moreno Roncucci

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[cite]Autore: Tozzie[/cite]
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[p]L'importante è la partecipazione REALE, quella dentro di lei, non quella FINTA, di facciata.[/p]
[p]Ma non rischiamo di fraintendere e tornare al problema del "giocatore di Vampiri che vive tutto nella testa" e finisce nell'incomunicabilità davanti agli altri?[/p]


Ho parlato di PARTECIPAZIONE, non di masturbazione.

Per il discorso "interpretazione/recitazione", aspetto il nuovo thread, ma preannuncio che in diversi rimarranno scandalizzati da quanto considero futile e "finto" tutto il discorso "tradizionale" sulla "recitazione" (chiamata a sproposito "interpretazione"), sostituto artificiale di una CA funzionante ...  :-)
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Fabio Succi Cimentini

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Ok, però vedevo il rischio di leggere così "partecipazione dentro di se" - mi piacerebbe vedertelo esplicare bene una volta partito il thread. E poi sono d'accordo sul chiamarla 'recitazione', dato che l'interpretazione mi sembra un concetto molto più comprensivo del 'gestire' ed 'esplorare' il personaggio (sigh, aspetto la stangata della BM Watch :° )

Comunque vediamo se 'sto thread parte stasera, devo giusto restare sveglio.
« Ultima modifica: 2010-02-21 20:05:17 da Tozzie »
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Moreno Roncucci

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[cite]Autore: Moreno Roncucci[/cite][cite]Autore: Tozzie[/cite]
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[p]L'importante è la partecipazione REALE, quella dentro di lei, non quella FINTA, di facciata.[/p]
[p]Ma non rischiamo di fraintendere e tornare al problema del "giocatore di Vampiri che vive tutto nella testa" e finisce nell'incomunicabilità davanti agli altri?[/p]


Faccio un esempio tratto da un altra forma di attività sociale di gruppo: l'orgia.

In una cultura basata sulla frigidità e l'impotenza, nasce una scuola di pensiero secondo cui i "bravi scopatori" sono quelli che gridano più forte "oh come godo", e magari fanno l'espressione più "realistica" mentre lo dicono. Ovviamente la posizione (equivalente del "sistema") non conta, visto che l'orgasmo non è reale.

Se a questa situazione sociale sostituisci un orgia con posizioni che facciano godere tutti fino al raggiungimento dell'orgasmo, è ancora tanto importante essere bravi nel far finta?

Anche lì, se non fai mente locale sulla differenza, quando ti dico "il punto è che devi fare quello che ti piace, non andare in giro a preoccuparti che gli altri facciano le giuste espressioni" ("non sei il GM responsabile del divertimento degli altri") possa sembrare in contrasto con "non stare in un angolo a masturbarti da solo" ("ciascuno è responsabile anche del divertimento degli altri"), e "l'importante è l'orgasmo reale, non quello finto" possa sembrare appunto un invito alla masturbazione (il giocatore che si gioca il personaggio da solo nella sua testa). Notare che questi equivoci nascono dal dimenticarsi ogni volta del concetto di "rapporto sessuale finalizzato all'orgasmo" (la CA). Anche se magari lo si è provato, non è stato ancora "metabolizzato" nelle idee legate alle conseguenze sociali.

L'esempio è molto indicativo anche in un altro senso: pensate a quanto sarebbero contrari a questa "rivoluzione sociali" quelli bravissimi a simulare l'orgasmo ma che magari nella realtà sono impotenti...  :-)
« Ultima modifica: 2010-02-21 20:07:29 da Moreno Roncucci »
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@ Moreno: sono senza parole: fan mail a pioggia

Fabio Succi Cimentini

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Parto da questa discussione e il confronto che ne è cominciato a uscire: come promesso apro questo thread per soffermarci sul 'caratterizzare' i personaggi specialmente attraverso la recitazione.
Quoto le parti più salienti dei discorsi di Moreno:

Citazione
[cite]Autore: Moreno Roncucci[/cite][p]L'interpretazione (nel senso di "recitazione", immagino) è un falso problema. L'insistenza nel far "recitare" i giocatori, nel gioco "tradizionale", è un mettere il carro davanti i buoi. O meglio, un voler sopperire ad una mancata partecipazione con una partecipazione "finta", "recitata", di facciata.[/p][p]PRIMA ci si appassiona al gioco, ai personaggi, alle vicende, e poi si interpretano senza fatica e senza pensarci. Se qualcuno è timido e non ha voglia di recitare in prima persona, che problema è? Mica è un saggio teatrale. Parlerà in terza persona. L'importante è la partecipazione REALE, quella dentro di lei, non quella FINTA , di facciata.  Non spingere per farle fare karaoke o fare saggi teatrali. Anzi, rassicurala sul fatto che non c'è nessun problema e che si può tranquillamente narrare in terza persona.[/p][p]Se non si sente "forzata" e spinta a farlo di forza, l'interpretazione sarà molto più sincera e soddisfacente, quando viene.[/p]


Citazione
Faccio un esempio tratto da un altra forma di attività sociale di gruppo: l'orgia.
In una cultura basata sulla frigidità e l'impotenza, nasce una scuola di pensiero secondo cui i "bravi scopatori" sono quelli che gridano più forte "oh come godo", e magari fanno l'espressione più "realistica" mentre lo dicono. Ovviamente la posizione (equivalente del "sistema") non conta, visto che l'orgasmo non è reale.
Se a questa situazione sociale sostituisci un orgia con posizioni che facciano godere tutti fino al raggiungimento dell'orgasmo, è ancora tanto importante essere bravi nel far finta?
Anche lì, se non fai mente locale sulla differenza, quando ti dico "il punto è che devi fare quello che ti piace, non andare in giro a preoccuparti che gli altri facciano le giuste espressioni" ("non sei il GM responsabile del divertimento degli altri") possa sembrare in contrasto con "non stare in un angolo a masturbarti da solo" ("ciascuno è responsabile anche del divertimento degli altri"), e "l'importante è l'orgasmo reale, non quello finto" possa sembrare appunto un invito alla masturbazione (il giocatore che si gioca il personaggio da solo nella sua testa). Notare che questi equivoci nascono dal dimenticarsi ogni volta del concetto di "rapporto sessuale finalizzato all'orgasmo" (la CA). Anche se magari lo si è provato, non è stato ancora "metabolizzato" nelle idee legate alle conseguenze sociali.


Premettendo che le metafore mi stanno ancora indigeste, anche se questa devo ammettere che era suggestiva :)
Sono d'accordo che se andiamo a parlare di pretese, della ricerca di una perfezione recitativa anche calata nell'eterno errore "role vs. roll", magari anche del PX all'interpretazione, trattiamo di atteggiamenti che pure per me, oramai, sono sbagliati. Quasi lapalissiano oramai, almeno su questi lidi. Anche perchè forzare "devi interpretare! Parla col vocione!" al giocatore timido o poco convinto o chissà cosa finirà a portare a un risultato più ridicolo e fuori luogo che coinvolgente.
Però non vorrei che per dare contro a fossilizzazioni e luoghi comuni si arrivasse a sminuire l'apporto che per me può offire 'la' recitazione in se: o meglio una recitazione calata nel contesto, nelle finalità, nella CA. Chissenefrega dello sfoggio di bravura, parlo di esprimere quella partecipazione interiore in maniera più vivida, più coinvolgente per tutti. Credo che 'interpretare' in questo senso possa anche significare aggiungere ricchezza al contesto della situazione. Non solo a livelli di enfasi: un modo di parlare peculiare, o una battuta arguta 'per caratterizzazione', direi che possono aggiungere vitalità al gioco stesso. Del resto, tornando in AiPS da cui è partita la discussione, se si parla tanto in termini di elementi da serial come commento sonoro, inquadrature, movimenti di telecamera... perchè non mettere un bell'investimento anche nella resa dei personaggi?

Insomma, vorrei che partecipazione interiore ed esteriore non si escludessero proprio: proprio come ho trovato molto utile a suo tempo discutere sul framing aggressivo e sul non doverlo scindere da un'attenzione al dettaglio, alla costruzione vivida. Ecco, la intendo proprio in questi termini.
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Fan Mail.
Bravissimo.
Secondo me questo discorso va a braccetto con quello sulla Fiction e la CA GAM.
Si gioca "nella" Fiction e "per la" Fiction. Altrimenti non è Roleplay.
La recitazione -non- deve sostituire o sopperire a carenze di sistema, ma allo stesso tempo, non ci si deve limitare a invocare regole per giocare.
E' Gioco di Ruolo e i "Roll" si fanno quando il "Role" non risolve i nodi narrativi.
il dado si lancia da solo, e da qualche parte nel mondo un orco muore - vincitore di un Ezio D'Oro per la Boiata della Settimana! ("This Is Something Only I Do!"™)

Mauro

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Il punto credo sia che la recitazione non è il Graal spacciato in passato, qualcosa di assoluto, senza il quale non si è Bravi Giocatori, anche ammesso che si stia giocando di ruolo; piú che demonizzarla, credo che il senso dell'intervento fosse toglierle l'aura "divina" che a volte le viene data (anche se io, giocando a On Stage, sono stato criticato perché recitavo...).

Fabio Succi Cimentini

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[cite]Autore: khana[/cite]
Si gioca "nella" Fiction e "per la" Fiction. Altrimenti non è Roleplay.
[/p]


Ma infatti; personalmente credo giusto che siano esagerazioni da evitare, sia l'elitarismo della recitazione che un impulso di estrema sintesi ed essenzialità a rischio di aridità. E concordo sul togliere l'aura alla recitazione, Mauro (ossantocielo, mi sembra di essere tornato a studiare Walter Benjamin :°°°D), ma appunto credo che l'importante sia non passare da un estremo all'altro.
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Antonio Caciolli

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io ho sentito dire "ma quelli non giocano... parlano solo in terza persona"
secondo me frasi del genere vanno sfatate. ma neanche evitare la parte recitativa. le voci dei pg di Tazio e di Suna io le adoro quando giochiamo

a me personalmente piace fare una commistione di stili tra terza e prima persona e magari usare la terza per spiegare alcune cose e la prima per caratterizzarle

A mio giudizio ritengo che il Role Play venga con il tempo.

Interpretare non è facile, ed ogni gruppo ha un modo proprio di fare.
Ci sono gruppi dove si "recita", altri dove si "interpreta" altri dove si gioca.

L'abilità nel giocare viene con il tempo, si apprende dal resto del gruppo, ed una persona che si trova in un nuovo gruppo, od un gruppo di neo formazione difficilmente farà Role Play in modo adeguato.

Stà al gruppo trovare lo stile, non s'impone, non si obbliga nessuno, si pazienta.

Poi un giorno verrà da se che in una determinata situazione il Role Play prenderà talmente tanto corpo da compiere fisicamente quel salto sul tavolo gridando: "Moradin" mentre si gioca una rissa.

Beh ma quello sicuramente, il punto è molto semplicemente che la "recitazione sentita" è un bell'extra, ma stop...
Probabilmente aiuta a sentirsi più coinvolti se piace a tutti (secondo me, se c'è un giocatore un po' più timido meglio evitare virtuosismi per non farlo sentire emarginato, basta aspettare si sciolga un po'!), ma come cosa da sola non serve ad un bel niente e soprattutto non può compensare tutto il resto!

Quindi prima bisogna pensare al resto, oliare gli ingranaggi e assicurarsi che nel gruppo siano tutti interessati e coinvolti, solo poi puoi pensare ad installare l'aria condizionata!

Niccolò

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Fang "got it right"

ci sono gruppi che trovano il loro equilibrio, e gruppi che si formano proprio per una serie di criteri estetici comuni, come ad esempio l'amore per la recitazione.

quello che va sfatato è la superiorità assoluta di un approccio su di un'altro, o la "giustezza intrinseca" di un approccio. ciascuno gioca come vuole, e quando il gioco e le superstizioni non si mettono in mezzo, arriverà a interagire con gli altri nel modo migliore per tutti.

Niccolò

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edit: con lo split il commento non ha più molto senso :D
« Ultima modifica: 2010-02-22 03:34:34 da Domon »

Moreno Roncucci

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Cosa vuol dire "interpretare un personaggio?".

Non ho mai trovato una definizione semplice ed univoca che mi soddisfacesse, ma nella specifica attività chiamasta "role-playing" per me si può dire che è un qualcosa composto da due cose: il RISPETTO del personaggio (non considerarlo solo numeri su carta, insomma) e L'ESPRESSIONE del personaggio. Cioè, non basta immaginarsi un bel personaggio nella propria testa. Bisogna anche farlo "vedere" agli altri giocatori, quando lo interpreti.

Come tanti altri, ho creduto anch'io per anni che il "bel role-playing" fosse nell'interpretare il più possibile in character, anche se non sono mai stato un "talebano" che lo imponeva a tutti: però consideravo con un certo compatimento quelli che non ne erano capaci...

Poi, il tempo, l'esperienza con giochi diversi e la lettura di un sacco di osservazioni sull'argomento mi hanno fatto cambiare completamente idea. E ora vedo quella "mania dell'interpretazione in prima persona" come, nel caso migliore, una toppa sgangherata sopra la mancanza di vera partecipazione, e nel caso peggiore, una forma di dominio sociale da parte di alcuni giocatori su altri ("tutto quello cje dici lo dice il tuo personaggio".

Fact:  non siamo attori. Parlare in character spesso va contro la chiarezza espositiva. Il gioco con giochi dove la chiarezza è più importante dello sfoggio mi ha fatto vedere come spesso dire "mi volto verso di lui, addolorato, e gli dico di stare a suo posto" è molto meglio che non il provare a "recitarlo" (con l'interlocutore che magari capisce che lo dici da arrabbiato, non da addolorato)

Fact: come antidoto al "giocatore che considera il suo personaggio una somma di numeri", il dire "interpreta il personaggio" fa cagare. Non serve a nulla e anzi peggiora le cose. E se considera invece il suo personaggio come tale.. perchè mai dovrebbe dimostrarlo a te? Se non hai chiaro qualcosa chiedi, ma quello che puoi pretendere è una risposta, non un saggio teatrale...

Fact: se il gruppo arriva ad una CA comune, i problemi di "immedesimazione" spariscono. E nessuno, davvero, fa più caso a chi parla in prima persona e chi no. Sono pippe che ti fai quando ti annoi e stai a giudicare come giocano gli altri.

Fact: la partecipazione emotiva batte la recitazione, ogni singola volta, come intensità e sincerità.

Esempio: un viscido e laido NPC mette la mano sul culo della protagonista, in una taverna malfamata dove gli avventurieri sono in incognito.

Giocatrice A: (guarda con disprezzo il GM, in character) "altolà, messere! Mi ha forse scambiata per una comune servetta da taverna? Io sono la Duchessa Von Rotterbach, e nessun uomo può permettersi di mancarmi di rispetto! Se mi porgerà le sue più deferenti scuse, le risparmierò la vita, in caso contrario sarò costretta a sfidarla e assaggerà il filo della mia spada, Ernoth la Tenebrosa: a lei la scelta!"
Giocatrice B (guardando il GM sbalordita) "ha fatto COSA??? MA IO GLI SPACCO IL CULO!!! Gli volo addosso e gli spezzo tutte le ossa, e poi lo faccio volare fuori dalla finestra a pedate!"

Ecco, io preferisco la reazione B, anche se è più anacronistica e meno "recitata". E' più "vera"  :-)

E questa è una cosa generale: più si "recita", meno la giocata e' "vera". C'é' distanza dal personaggio, meno passione nel gioco.

Non voglio quindi discorsi in prima persona? Ovvio che no! Non ho detto che interpretare "bene" è  anche "comunicare bene"? Spesso il discorso diretto, in prima persona, è la maniera più chiara e diretta di comunicare. Spesso dire dritto sul naso "fatti da parte o muori" è meglio (più comunicativo...) del dire "lo minaccio di farlo fuori se non mi fa passare", e poi, quando c'è partecipazione, immedesimazione, etc, il discorso diretto ti scappa fuori, ti viene naturale, non dici "lo prende per il bavero" ma "lo prendO per il bavero". Ma si deve fare in ogni momento di gioco quello che ti viene naturale, spontaneo, divertente. Che può ANCHE essere composto da recitazione. Ma anche no. E andare a cercare più "recitazione" di quanta ti viene naturale per adeguarti ad un idea esterna di "come si gioca bene" è solo una distrazione inutile, se non dannosa.

Recita quanto ti piace e non di più. E' ben altro quello che conta, in un gdr.

Su queste cose c'è un vecchio thread, dedicato all"immedesimazione (immersion) che però è utile anche quando si parla di recitazione:
Beating a Dead Horse?
« Ultima modifica: 2010-02-22 03:53:01 da Moreno Roncucci »
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