*Consegna il penny a Meme, rimanendo senza.*
Penny: 0
Sì, ora ricordo. Non riuscii a muovermi, ancora in preda al terrore e al disgusto, e rimasi ad ascoltare impotente. Per un attimo ci fu silenzio, poi Marco sfondò la porta. Guardò un attimo la situazione, papà a terra e io che non gli rispondevo e deve aver capito. Si avvicinò a papà e gli diede un calcio nelle costole, fortissimo. Papà emise un grugnito, ma non si svegliò. Ricordo che i gancetti dei lacci delle scarpe di Marco si erano impigliati nei fili del maglione di papà, sfilacciandolo. Marco mi prese per spalle, tirandomi su, mi prese il mento, cercando una risposta nel mio sguardo e disse: "adesso ce ne andiamo di qui, capito?" Io ebbi solo la forza di annuire debolmente, e in quel momento mi accorsi che stavo sanguinando da un taglio sulla fronte. Quando papà mi aveva sbattuto contro il muro dovevo essermi tagliato con qualcosa, forse il vetro di una delle fotografie in bianco e nero che aveva scattato mamma. Marco doveva quantomeno aver previsto questo momento, perché in quelli che a me sembrarono pochi minuti era andato nella nostra stanza, aveva riempito i nostri zaini, ed era pronto a partire. "Dai, Mario, vieni via. Vieni via con me." disse mentre mi prendeva per mano, e mi trascinava fuori di casa. Fu solo quando la casa non si vedeva più che cominciai a piangere. Marco mi strinse contro di sé e mi lasciò sfogare.
*Rimane con lo sguardo perso nel vuoto per un attimo, prima di risollevarlo verso i compagni di terapia.*
E questo è quello che ricordo.
*Con fare più deciso, come se il ricordo gli avesse restituito un po' di forza, prende un penny dalla coppa.*
Un penny per i miei pensieri.
Penny: 1