"Garenu..." La voce di Vento Inquieto è colma di nostalgia e rimpianto. Si avvicina a Corvo, guardando nei suoi occhi offuscati il suo amante di un tempo. Tende la mano verso di lui, la appoggia sul suo petto, riesplorando, nel calore di quel semplice gesto, una passione e un piacere che un tempo li aveva fatti fremere. Un tempo erano stati come fratelli, come insegnante e allievo, come anime gemelle, come corpi avvinghiati nella notte. Un tempo...
Un tempo in cui Vento Inquieto era molto più stupido.
La sua mano avvampa improvvisamente di una luce abbagliante, una luce talmente forte che sembra gridare. In effetti sì c'è qualcosa di uditivo in quella luce, come un grido che annulli e cancelli ogni sussurro, una luce dietro la quale nessuna ombra possa celarsi. La sua mano per un istante sembra affondare nel petto di Corvo della Morte e ne riemerge sorreggendo una sfera di tenebra guizzante e ribollente, un grumo di ossidiana liquida, un profumo di cannella, liquirizia e polvere di vecchie ossa, un lembo di buio talmente bello da desiderare di berlo, di annegarci dentro...
"Dì al tuo padrone di godersi lo spettacolo, e che quando avrà il coraggio di farsi vivo, saremo noi pronti ad accoglierlo."
Vento chiude il pugno con un gesto di stizza e forse di disperazione, sperando che nessun rimpianto possa trattenere le sue parole, mentre chiude la stregoneria che rimanda il demone là dove gli compete.
Alla fine, prostrato dallo sforzo, cade in ginocchio per un attimo. Il suo bastone torna d'incanto tra le sue mani per aiutarlo a sostenersi. Dopo qualche respiro affannoso, con la voce tremendamente roca, come se avesse urlato per ore, dice soltanto: "Laggiù c'è bisogno di noi."