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Spione - PbF2 - Fase 12: Crisi
Glenda:
Non so se ha senso.
E lo ammetto...nemmeno mi convince.
Penso che rientri in "Convincere una persona riguardo la sua prossima azione"
--- Citazione ---Karima Klein lo sospettava da tempo, che ci fosse qualcosa che non andava.
E quando la polizia era venuta a dirgli che avevano trovato il corpo di suo marito in mezzo alla strada, assassinato, non aveva gridato. Aveva pianto, in silenzio e senza stupore, come di una cosa che si sa che prima o poi può accadere...come quando vivi da mesi accanto ad un malato...
Una donna sa sentirle, certe cose.
Ma che fosse stato David...gli sembrava così inverosimile...e perché dichiararlo così...per poi farsi ammazzare anche lui...
Da un lato gli conveniva crederlo: in quel caso, lui era morto: era stata una faccenda personale e lei non aveva da temere. Ma se non era così? Se suo marito fosse stato in un guaio ben più grosso, come i piccoli segnali che aveva raccolto gli facevano pensare?
Forse fu solo per cercare di impegnare la mente che cominciò a porsi domande: forse fu solo per non essere assalita da pensieri più angoscianti che andò nell'ufficio di Aston e del suo socio.
Tutto era vuoto, abbandonato.
I segni di una breve colluttazione erano ancora evidenti. Questo non faceva che confermare la teoria dell'assassinio da parte di David.
Eppure...le carte, i documenti, gli oggetti...erano troppo, stranamente in ordine. E troppo pochi.
Nè David né Aston erano capaci di tenere in ordine un ufficio...né David nè Aston avevano così poco materiale di lavoro.
Per un attimo ebbe come l'idea che qualcuno fosse entrato in quel posto, come per "ripulirlo".
Freneticamente si mise a cercare: ad aprire scaffali, cassetti, scrittoi...e fu allora che l'occhio gli cadde sulla scrivania di David e gli parve che ci fosse una piccola sroporzione tra l'altezza del cassetto e la sua profondità interna.
"Forse sono semplicemente paranoica" pensò. E tuttavia, che aveva da perdere?
Afferrò un tagliacarte, cominciò a scardinare il fondo del cassetto: sotto il legno scheggiato appariva qualcosa. Si rese conto allora che il cassetto aveva un piccolo doppio fondo, dentro il quale era nascosta una busta.
L'aprì.
Dentro c'erano tre passaporti falsi: uno a nome suo, uno di suo figlio, uno di Aston, e tre biglietti di sola andata per l'America. Su un lato della busta, una piccola annotazione con la calligrafia di David "soldi sporchi usati a fin di bene".
Nient'altro.
Estrasse l'accendino, e diede fuoco a quello di Aston.
Lei e il bambino sarebbero partiti quella sera stessa.
--- Termina citazione ---
Fabio Succi Cimentini:
A me non spiace affatto. Ma se non ti convince non aver paura di prendere altro tempo.
Ezio:
Mi sta bene.
Vai con l'altra narrazione singola, che modificherò.
Luca Veluttini:
Anche a me, riletta un paio di volte, convince.
Vai con la prossima Barbara. ^_^
Glenda:
allora...pensare questa è stato un tormentone (e lo confesso: anche riletta, a me fa un po' cagà)
Dunque: siamo sempre in crisi...ciò significa che devo scrivere una seconda narrazione che si incentri sul rapporto "David-Aston", giusto? Avete suggerimenti?
Oppure mi concedete di allargare un po' gli orizzonti, e a questo punto scrivere in modo un po' più largo, ovvero facendo delle chiarificazioni che tendano a far luce sul casino in cui si è trovato David e investendo il rapporto con Aston in modo meno diretto?
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