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Spione - PbF2 - Fase 11: Manovre
Glenda:
Ottimo!
Luca Veluttini:
Tocca a te allora. ^_^
Glenda:
Domanda: posso concludere il dialogo con Aston in modo gwepposo e poi, nello stesso post, spostare l'azione in un altro momento?
Luca Veluttini:
Non credo. Sono due manovre differenti.
Glenda:
Peccato, avevo una splendida idea per tirare un po’ dentro situazioni lasciate in sospeso…
Lo sapeva che prima o poi le cose sarebbero precipitate. E non aveva nemmeno fatto nulla per evitare che precipitassero. Aveva solo atteso, come aveva fatto sempre nella sua vita. Aveva guardato Aston riprendersi, aveva lavorato come se nulla fosse...aveva lasciato, come in ogni singolo momento della sua esistenza, che la vita gli scivolasse addosso. Forse, quel giorno davanti a Jesse che gli puntava una pistola contro, era stato il solo momento in cui aveva davvero agito.
E non era servito a ganchè.
Il suo ex migliore amico forse era morto, e lui non ne avrebbe mai saputo niente.
La donna di cui si era innamorato, pur nella lucida coscienza che lei lo stesse sfruttando e manovrando, era scomparsa.
L'unica persona che si era presa cura di lui gli annunciava che lo avrebbero ucciso e che non poteva fare nulla per proteggerlo.
Che doveva fare?
Dire sì, e ancora sì, e lasciare di nuovo che gli altri trascinassero la sua vita a largo, senza poter fare niente?
Finire dalla CIA al KGB, in quel gioco sporco e assurdo che detestava, e in cui si era infilato solo per senso di colpa?
Sarebbe andata di nuovo allo stesso modo: prima per Jesse, poi per Bianca, ora per Aston...
Si sarebbe fermata mai quella corrente? Fino a che punto era disposto a farsi trascinare dalla gente, anche se era gente che amava...?
L'affetto gli diceva che avrebbe dovuto accettare l'offerta di Aston, provare a mettersi al sicuro: sarebbe stato dalla stessa parte di Bianca, avrebbe potuto cercarla...cercare di scoprire che le era successo...e avrebbe lavorato accanto ad Aston, senza più dover nascondere niente, senza il rischio continuo di trovarsi su due diversi lati della barricata.
Sì, era una scelta sensata, conveniente, decisamente un'offerta che non si poteva rifiutare.
Ma lui…
"Mi dispiace" disse "Mi dispiace Aston, ma voglio uscire da tutto questo. Voglio uscire da questa storia...voglio uscirne...che io ne esca respirando o meno..."
Guardò negli occhi il suo amico, gli rivolse un sorriso triste.
"Ti ringrazio di avermelo chiesto. Sei stata la sola persona che mi ha dimostrato di tenere a me e non lo dimenticherò" scosse la testa, distogliendo lo sguardo "Sai, la verità è che della CIA, del KGB, di questa città, della guerra...non me ne importa nulla. Non me ne è mai importato maledettamente nulla. Ho sempre pensato che al di là del torto o della ragione, e degli schieramenti, per me contano solo le persone. Conti tu, contava Jesse, contava Bianca. E adesso - adesso - voglio contare un po' anche io. Perché non l'ho mai fatto, Aston: sono sempre stato uno stupido ragazzino debole che ha bisogno di farsi proteggere dagli altri..."
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