"questa è già una risposta" afferma Adrian, con un debole sorriso vagamente triste.
Vorrebbe poter dire a quell'uomo che dall'ultima volta che è stato lì dentro tiene meno alla sua vita di quanto non possa sembrare, e vorrebbe anche poter dire ad entrambi che esistono forze con le quali nemmeno gli stati più potenti si dovrebbero confrontare. Ma l'ufficiale ha ragione: non è nella posizione per farlo, né ha l'autorità per essere credibile. E alla gente di potere non interessano le conseguenze del potere.
Un attimo di silenzio, poi riprende a parlare.
"Io credo che non ci sia stato nulla di storto"
So di aver portato a termine il rituale dannatamente bene avrebbe dovuto dire, se fosse stato completamente sincero e so benissimoche cosaho creato
Ma una cosa l'aveva chiara in testa: quella gente non doveva sapere che l'autore materiale di quell'esperimento era stato lui.
"Non penso che questa distruzione sia stata opera di ciò che ne è venuto fuori. Al contrario, penso che il laboratorio sia stato distrutto proprio perché nessuno ficcasse il naso su ciò che avveniva qui. Io ero presente all'esperimento, e sono vivo: se qualcosa fosse andato storto, non sarei qui adesso. C'è di più: i miei stessi colleghi erano tutti vivi, quando io sono stato incarcerato. Quello che penso è che, quando si sono resi conto che Berlino sarebbe caduta, qui sia stata fatta piazza pulita. Insomma: quel che vedete non è in alcun modo opera di forze soprannaturali, ma un'opera umana per coprire delle tracce.."