Sabato pomeriggio telefoniamo ad un amico di Simone, Errico (doppia R!): "Guarda, Renato è rimasto bloccato a Bologna per quasi due ore, lo andiamo a prendere a Rifredi adesso... Facciamo così, tu vieni per le cinque." - eravamo giovani e speranzosi. Il tempo di accendere l'auto e si rende evidente il fatto che per le cinque nemmeno riusciremo a recuperare Renato, figuriamoci tornare indietro.
Barbara mi sorprende con la sua guida scattante. Arrivati ad un ponte, l'auto decide motu proprio che l'aderenza non faccia per lei; con le mani sugli occhi, urlo: "Non frenare! Usa la marcia!... ... Al ritorno guido io!" (e sarò accontentato).
Preleviamo Renato dalla stazione. 240 minuti di ritardo e lui è contento, perché il treno precedente ne aveva accumulati 320 (questo sì che è zen...).
Di ritorno verso casa (si sono intanto fatte quasi le sei), la strada è gelata. "Barbara, sei sicura che ce la facciamo, quella salita mi pare ripida...?"
"Vai tranquillo, se ci sono riuscita io ieri sera..."
Impantanati a metà viale. Abbiamo creato una coda lunga non meno di 30 metri, tutti bloccati. Fortunatamente, la signora in stallo immediatamente dietro di noi ha il martito che lavora in comune, così telefona e in 20 minuti solerti dipendenti pubblici, sghignazzando, gettano sale sotto le ruote delle vetture.
Decidiamo di spostare l'auto di poco e parcheggiare subito - la recupereremo il giorno dopo. Ci attende una sgambata di un paio di chilometri in salita, ma Renato è sempre allegro: "Tanto sono allenato, mi faccio tutti i giorni casa-lavoro a piedi..."