Eccomi, ci ho messo un pochino perchè ero un pò impegnato e ci ho pensao su un pò, ma vedo che comunque non mi son perso molto
John Dillingher Chiudo la porta alle mie spalle
Mi sembrava di essere passato nel bel mezzo di uno spazio completamente buio, e il paesaggio che mi ritrovo davanti mi lascia un pò spaesato.
Alla mia sinistra una scala a pioli di ferro sale verso l'alto e termina in un tombino rotondo, questo più l'odore di piscio e merda di ratto mi fa immaginare di essere sotto terra.
Alla mia destra lo spazio continua in una galleria ampia due metri, alta altrettanto o poco più, delle deboli e balbettanti luci a cupola sono attaccate al soffitto
Mentre sto per chiedermi cosa ci faccio lì e sto per salire la scala, dal fondo della galleria che dista una ventina di metri, sento uno stridere di freni, rumori indistinti e poi dopo un minuto massimo passa sferragliando a tutta velocità quella che sembrerebbe proprio una metropolitana
Mi dirigo allora verso il fondo, sbucando in una galleria più grande, davanti a me due rotaie...gli ultimi vagoni che si perdono in lontananza. Mi giro verso dove proveniva il mezzo notando quella che sembrerebbe una fermata della metro a giudicare dalla luce più intensa, mi dirigo là a piedi lungo le rotaie, non sapendo in realtà dove mi ritrovassi
Fortunatamente la metro era appena passata, nessuno che mi vedesse saltare sulla piazzola arrivando dai binari, davanti a me un colonnato in cemento bianco, quattro panchine in verde, con sopra una di esse una piantina
Mi avvicino leggendo finalmente
London Underground"Ottimo" dico a me stesso, mentre mi siedo sulla panchina toccandomi la fronte e sbuffando
"Cosa devo fare? cosa devo fare?" mi ripeto, mentre il peso della lama all'interno del giubbotto sembra ingrandirsi, quasi schiacciandomi a terra, passano i minuti e iniziano ad arrivare i nuovi attendenti alla prossima fermata
Davanti a me un orologio circolare segna le 22.30, la lancetta gira e continuando a fissarlo mi sembra di sentire il ticchettio rimbombarmi nella testa.
Il vociare aumenta mentre in due ore vedo passare coppie, gruppi di ragazzi, alcuni ubriachi, alcuni punk, turisti, barboni con i loro cani, altri che guardano sbuffando l'ora con le loro cartelle da lavoro in mano.
Con i gomiti appoggiati alle ginocchia e il cappello tirato giù mi chiudo nei miei pensieri..a quello che dovrei fare...a quello che sono costretto a fare...fino a maledirmi per aver voluto firmare quell'accordo con quel pazzo individuo
I passaggi sono ogni 15 minuti
Alle 00.44 la ressa delle ore precedenti sembra ormai passata, si ferma la metro e le porte scorrevoli si aprono ma non entra nessuno..le porte si chiudono e la metro riparte quando una donna spunta correndo dalle scale che dalla strada sù portano alla fermata....corre dietro alla metropolitana che sfugge via urlando qualcosa, ha uno zaino rosso in spalla, bionda, all'incirca 30enne, con berretta e guanti per proteggersi dal freddo.
Allarga le braccia in segno di sconfitta e torna indietro, notandomi lì fermo alla panchina, si avvicina probabilmente perchè dietro di me c'è la mappa delle fermate.
Si ferma, mi dà un occhiata veloce e poi guarda la cartina, dopo pochi secondi mi chiede in un forte accento che sembra dell'europa del nord
"Mi scusi, posso disturbarla? A che ora passa il prossimo viaggio?"
Io sospiro, guardo l'orologio di fronte a me e rispondo con un freddo e atono "All'una...tra 10 minuti più o meno"
La donna fà un cenno con la testa per ringraziare e torna indietro vicino alla linea gialla sporgendosi nella direzione in cui dovrebbe arrivare il prossimo passaggio controllando il suo orologio da polso
Io...io...fisso la donna.....sento il battito del cuore accelerare, iniziano a sudarmi le mani e quasi inconsciamente inizio a battere il piede a terra nervosamente, sbuffo mettendo le mani in tasca
Ore 00.50
Il respiro è quasi affannoso, continuo ad osservare l'orologio e la donna, l'orologio e la donna, sfioro per un attimo la lama del coltellaccio nero da dentro, un brivido mi percorre la schiena, sento quasi freddo, mi ripeto piano ossessivamente
"Perchè? Perchè? Perchè? Dio perchè? Non voglio...non voglio...non voglio"
La ragazza nota probabilmente il mio stato perchè inizia a passare il peso da un piede all'altro, si guarda attorno quasi preoccupata, ma siamo solo noi due lì, per rilassarsi tira fuori un ipod e si mette ad ascoltarlo
Ore 00.55
Le mie mani sono intrecciate davanti, giro i pollici, la donna mi guarda, ha un moto come per tornare sù in strada, guarda l'ora e si ferma....forse pensa *Ancora 5 minuti*
Ore 00.57
"Dio perdonami" mi alzo in piedi quasi senza far rumore, passo dietro le colonne, lei un attimo distratta dalla musica guarda un altra volta in direzione della metro che dovrebbe arrivare e nota che la mia panchina è vuota, fa per girarsi spaventata, ma le sono dietro e la colpisco col calcio della pistola facendola a terra svenuta
Disperato, sò che non ho molto tempo, la carico in spalla e corro con fatica verso dove sono arrivato, infilandomi nel collaterale, arrivando a due passi dalla porta
La stendo lì e tiro fuori il coltellaccio nero, per un attimo vedo il mio viso riflesso sulla lama lucente seppure nera, sembrano gli occhi di un folle, di un assassino...sì...proprio così...cosa sono diventato?
Mi chino sul suo corpo, le alzo la testa tenendola per la fronte ma a faccia in giù...non posso vedere...non posso credere...non dovrei
Sento che inizio a piangere "Perdonami...perdonami...perdomani" ripeto sommessamente per una ventina di secondi tremando con la lama in mano
Chiudendo gli occhi e pensando solo a Brenda in quelle condizioni appoggio la lama sulla gola della donna, mi volto dall'altra parte...ma la mano quasi come se si muovesse da sola passa il coltello da parte a parte recidendo la giugulare
In quel momento passa fischiando la metropolitana a tutta velocità, i finestrini gialli scorrono
Lei si sveglia per il dolore ma il suo è solo un rantolare e un gorgogliare del suo sangue che esce a fiotti dal collo mentre io provo a tenerla ferma con la forza della disperazione e della vergogna mentre continuo a tenere gli occhi chiusi
Poi cessa tutto, la sua vita ormai gliel'ho portata via, piango ancora mentre mi rialzo e osservo il corpo in un pozzo di sangue, anche le maniche del mio giubbotto ne sono piene, oltre che ovviamente le mani....ma qualcos' altro a oggi è sporco di sangue...è la mia anima e niente...niente...potrà ripulirla
"Mi dispiace...mi dispiace..mi dispiace" ripeto più a me che a lei
Mi asciugo le lacrime e passo la lama sulla maniche ormai sozze rimettendola poi nel giubbotto
"Cosa ho fatto? Cosa ho fatto?" inorridisco di me stesso a pensarlo...non è stato come l'altra volta...non è stato come l'altra volta...l'altra volta era stato un incidente...."vero?"
Non riesco a girare il corpo e vedere i suoi occhi sbarrati e privi di vita, per questo mi tolgo il giubbotto e la copro, poi la prendo in braccio e mesto e a capo chino riapre la porta e torno indietro...verso quella follia...verso quell'incubo...che ormai è entrato dentro di me...mi ha corrotto...e non mi lascia più scampo
Tutto ok? Aveva pensato anche ad una Città Dormiente del 1800, così in stile molto Jack lo squartatore, ma poi l'ho scartata perchè non volevo fare troppi casini col tempo, va bene così?