Sabato scorso mi sono trovato assieme a Ezio, Lavi (sai la novità!!), Seki, Rafu e una mia amica, Katia, per provare per la prima volta A Flower for Mara.
Katia non aveva mai provato giochi del genere (anche se definirlo “gioco” è difficile). Ma di lei parleremo dopo.
PREMESSA IMPORTANTE: Visti certi argomenti trattati durante la serata, soprattutto relativamente ad un particolare monologo opzionale che alla fine tutti i partecipanti hanno affrontato, molte parti NON verranno menzionate e molto sarà riportato genericamente, per rispetto a ciò che abbiamo vissuto e condiviso. Se i partecipanti vorranno parlarne loro direttamente, sarà a loro discrezione. Io di certo non mi prenderò questa libertà.
Piccolo accenno a cos’è A Flower for Mara.
E’ una rappresentazione in 4 atti dove si mette in scena il superamento di un lutto improvviso in una famiglia, composta da madre e padre, 3 fratelli (1 maschio e 2 femmine, tra cui Mara), il marito di Mara e la figlia di Mara.
Quindi 6 personaggi più Mara.
C’è un regista.
Mara viene rappresentata, e non è altro che la somma delle memorie della famiglia, che cerca di superare il lutto improvviso. Mara non vuole essere dimenticata e di fatto, oltre che a essere il motore di gioco per eccellenza, è anche l’antagonista della storia.
Io ho assunto, in quanto propositore dell’evento, il ruolo di regista. Katia invece il ruolo di Mara.
La prima cosa e più importante è la scrittura di ogni partecipante, in segreto, di un fatto reale che abbia toccato particolarmente dal punto di vista del dolore e della sofferenza i partecipanti. Non si può inventare nulla.
Questo dolore sarà il fulcro del gioco. Ci sarà un particolare Soliloquio nel quale al posto che parlare come personaggio, si parlerà come persona reale del dolore che l’ha toccato. Mara e il regista sono obbligati a farlo, rispettivamente appena dopo il funerale e appena prima della chiusura della rappresentazione.
Sono state scelte poi le relazioni (prima dei personaggi) che legano i membri della famiglia a Mara.
Come regista, dopo questa fase di briefing, ho assegnato i ruoli, rimanendo nell’ovvio, come consigliato dal manuale e quindi stabilendo una famiglia straordinariamente ordinaria.
Ogni personaggio ha quindi dato una motivazione alla propria relazione nei confronti di Mara.
- Rafu ha assunto il ruolo del del padre Joshua, devoto alla figlia.
- Ezio quello di Caleb, marito di Mara, subordinato alla moglie.
- Lavi invece Ruth, sorella di Mara, in competizione con la sorella e desiderosa di raggiungerla come rispetto agli occhi del padre.
- Seki è stato Thomas, fratello di Mara, pungente verso una sorella che non faceva altro che redarguirlo continuamente.
E inoltre, tutti hanno stabilito come la morte di Mara li avesse toccati. Hanno stabilito in definitiva l’inizio di una direzione possibile da seguire. Nulla comunque di granitico.
Sono state definite le età dei membri, con un Joshua di 55 anni, Thomas 21, Ruth 23, Mara 31 (alla morte), Caleb circa una 40ina (non ricordo ora senza scheda).
Dopo abbiamo stabilito invece come è morta Mara: di parto, portando con sé anche la piccola Zoe (che tra l’altro Rafu ha fatto notare che in ebraico significhi “vita”).
La madre di Mara, moglie di Joshua, Naomi, era morta anni prima dando alla luce Thomas, il fratello più piccolo, per le stesse complicazioni riscontrate poi in Mara.
Questa infatti aveva poi assunto il ruolo di madre per i fratelli, scatenando l’acidità di Thomas/Seki e la competizione di Lavi/Ruth.
Successivamente sono stati definitivi e discussi insieme i Confini entro cui poter parlare liberamente, ben sapendo che durante il gioco in un qualsiasi momento si può interrompere una scena per far notare una cosa che possa dar fastidio.
Zona di gioco: in una stanza si organizza uno spazio con tavolo e sedie per le scene delle Cene. Dalla parte opposta si crea la lapide di Mara al cimitero. In mezzo, la zona della Platea, dove chi non è in scena sta per assistere a tutto.
Piccola nota: Mara muore all’inizio della primavera.
La struttura del gioco è così composta:
- riunione iniziale con celebrazione del rito davanti alla tomba di Mara, il giorno del funerale
- Cena del funerale
- Spotlight di Primavera
- Cena di Pasqua
- Spotlight d’Estate
- Cena del Compleanno di Mara
- Spotlight d’Autunno
- Cena del Ringraziamento
- Spotlight d’Inverno
- Cena di Natale
- Chiusura davanti alla lapide di Mara un anno dopo la sua morte
Brevemente, la prima Cena serve a inquadrare i primi problemi che emergono nella famiglia.
Durante ogni Cena, tranne la prima, il Regista chiama un Soliloquio per ogni personaggio, a sua discrezione. La cena si interrompe. Il giocatore va alla lapide e rende partecipi tutti dei suoi pensieri durante la cena.
Le Cene servono a mostrare l’evoluzione dei rapporti all’interno della familia. Gli Spotlight, chiamati dai giocatori, servono a mostrare come ogni membro della famiglia affronta il lutto nella vita quotidiana.
Particolarità: tutti i partecipanti tengono in mano un fiore con arrotolato attorno il dolore scritto in segreto nel briefing.
Quando viene chiamato un Soliloquio o si vuole fare uno Spotlight si può effettuare un Soliloquio del Fiore, dove il giocatore reale parla dell’evento che ha scritto, rivelandolo. Si può essere generali o specifici, ma c’è da parlarne se lo si fa.
Dopo si depone il fiore sulla lapide. Ciò rappresenta il primo passo per l’accettazione del lutto.
Per i giocatori, questi Soliloqui sono opzionali e se non vengono effettuati, quello che hanno scritto viene distrutto senza essere rivelato alla fine della rappresentazione.
Dopo il Soliloquio del Fiore, un giocatore può non effettuare più Spotlight.
Quindi ad ogni Cena, un Soliloquio per giocatore, chiamato dal Regista, mentre lo Spotlight stagionale viene chiamato dal giocatore.
E Mara? Mara può parlare con chiunque sia in Spotlight e abbia ancora il fiore. Nessuno può toccarla e lei non può toccare nessuno. E parla sempre degli eventi passati.
Detto questo, la serata è stata qualcosa di unico, non credo di aver mai giocato a qualcosa di così coinvolgente e ad ora non penso possa esistere qualcosa di così emozionante (nonostante mi piacerebbe venire smentito ^_^).
Non mi soffermerò più di tanto sul giocato. Dico solamente che certi pugni emotivi allo stomaco non me li aspettavo né me li sarei mai aspettati portati in un gioco. Sono state giocate delle situazioni talmente drammatiche che il parlarne ora, anche dettagliatamente, non farebbe altro che sminuire l’intensità di quei momenti.
Alcuni dei momenti più toccanti sono stati dati dai duetti tra Rafu e Katia. Il padre ha sempre chiamato Mara col nome della madre, Naomi, perchè Mara era la copia della madre. Il modo con cui il padre è stato cullato ed è stato aiutato a superare il lutto è indescrivibile.
Tutti siamo rimasti basiti alla fine della rappresentazione nel notare che i personaggi e la struttura del gioco, oltre che a far raggiungere un climax assoluto, servono solamente a portarti a condividere, quando ti senti pronto, ad effettuare il tuo Soliloquio del Fiore. A condividere con gli altri un dolore che magari non avresti mai affrontato né discusso neanche con gli amici più cari.
Il vero fulcro della rappresentazione, per me, infatti non è far iniziare ad accettare il lutto al proprio personaggio, ma arrivare ad accettare di parlare del proprio dolore, in seguito a quanto il personaggio ha vissuto fino a quel momento.
La cosa sorprendente è vedere che l’evento più carico di significato che poi ha portato a una catena di Soliloqui del Fiore è stata la Cena del Compleanno di Mara. Semplicemente toccante.
Per quelli che la conoscono di più, siamo rimasti sorpresi che la Lavi facesse un Soliloquio del Fiore.
Ogni Soliloquio del Fiore ha sempre portato poi ad un applauso di incoraggiamento e un abbraccio di gruppo.
Ma la cosa ancora più impressionante è stato come si riesce a seguire il secondo consiglio del manuale, ovvero “gioca vicino a casa”.
Lo dico perché almeno 2 persone non hanno giocato un personaggio, ma loro stessi nella storia, mentre le altre due, anche se solo in parte, sono comunque riuscite a farlo.
In un modo o nell’altro non erano i personaggi ad essere rappresentati, ma le stesse persone venivano portate nella fiction. I personaggi non erano altro che un mezzo.
Ora però una parola doverosa per Katia: lei che sempre si definisce una “novellina”, lei che gli unici Live che abbia mai fatto sono quelli di Vampirli, dove ogni tanto si urlano numeretti e per il resto si fanno quattro chiacchiere, è stata la giocatrice più emotivamente impressionante della serata.
Già dover rompere il ghiaccio subito dovendo fare il proprio Soliloquio del Fiore, dovendo quindi dare un tono alla rappresentazione è stato pesante (tremava alla fine).
Invece durante i primi Spotlight già si è vista una persona composta da 4 personalità distinte, ognuna complementare al membro della famiglia, sia spalla che capo. Si è adattata al personaggio dell’altro pur facendo vedere che in realtà le redini le teneva lei. È stata di fatto una figura centrale in quella famiglia.
Non mi sento ad ora, se non prima del parere e delle opinioni degli altri partecipanti, di aggiungere altro.
Solamente che un gioco, ci piace più chiamarlo una serata di condivisione “safe”, che porti una tale emotività non l’avevo mai provato né sperimentato. Non credo di riuscire a rifarlo entro un medio o breve periodo.
Dargli un voto sarebbe riduttivo. È semplicemente troppo fuori scala.