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Spione - PbF2 - FICTION: David Holly (& riassunto veloce puntate perse)

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Luca Veluttini:
Qui inserirò il riassunto delle prime 6 Fasi, per quello che mi ricordo. Lasciate libero il thread. Per le correzioni al riassunto utilizziamo o "Commenti" o "Organizzazione".

Luca Veluttini:
[size=20]RIASSUNTO FASI 1-6[/size]

David si trova a casa sua in compagnia di Bianca quando riceve una telefonata di James. L'amico gli dice che ha saputo che Bianca è in confidenza con un professore universitario di chiara fede comunista, Lucien Besse, e questo l'ha insospettito: teme che la donna possa fare il doppio gioco e chiede a David di indagare.
E' però la stessa Bianca, poco dopo, a rivelare a David di lavorare per l'HVA: gli dice he la "ditta" l'ha incastrata dal momento in cui lei ha iniziato a scrivere la biografia di Lucien Besse...prima si trattava di indagare sulle convinzioni politiche di lui, adesso vogliono che lei convinca David a passare ai suoi superiori dei documenti falsi.
David si lascia persuadere dopo che lei gli ha confidato piangendo di trovarsi in quelle situazione suo malgrado.
Il mattino dopo in ufficio David trova però una busta per lui con una minaccia che alza decisamente il tiro: "Se ci tieni alla vita del tuo amico americano, presentati alle 20.00 in Postdamer plaz". Per l'appunto quella è la stessa sera di un importante incontro di lavoro, dove i due imprenditori avrebbero avuto come contendente Gombrich, un ex nazista, anche lui professore universitario, cha ha particolarmente in odio Aston.
David decide di mettere in secondo piano il lavoro e va all'appuntamento: in un anonimo caffé incontra (**** chiedo aiuto, mi sfugge il nome), che si presenta come membro dell'HVA, gli dice che ha molte informazioni su di lui e che sia lui che James verranno uccisi se lui non si mostrerà ragionevole. Sotto la minaccia di un'arma, lo costringe a seguirlo, bendato, in un edificio: qui David si trova davanti anche l'ingenuo Edward Harper, giovane soldato che gli faceva da informatore. ***** gli dice che ciò che gli interessa è il nome del suo spymaster: David acconsente a portarli da lui ottenendo in cambio che James venga tenuto fuori da quella storia, in quanto a conoscenza di meno informazioni di quante invece ne possieda egli stesso.
Una volta rilasciato David, *** e Edward hanno uno scambio di battute tra loro: si scopre che sono membri del Sis e che ora sanno chiaramente sia che David è una spia, sia che Bianca lavora effettivamente per l'HVA (perchè David se lo è fatto sfuggire pensando di parlare coi diretti superiori di lei).
David invece deve trovare una buona scusa per non essere andato all'appuntamento: una scusa credibile e che non faccia venire ad Aston voglia di indagare. Va a tamponare con la macchina contro un palo della luce e poi si ubriaca.
Aston lo raggiunge in fretta e furia, ma non crede ad una parola sull'incidente...durante il loro dialogo gli cade "accidentalmente" dalla tasca una tessera del KGB.
David gli confessa che a questo punto non gliene importa niente: che tiene più ad Aston che alla "ditta" e che si fida di lui.
Davanti ad un paio di birre, Aston gli rivela ciò che sa: gli dice che forse sarebbe già morto se non fosse stato lui ad occuparsi di quella faccenda e gli confessa che Bianca Morselli, di cui lui si è erroneamente fidato, è un suo superiore.

Luca Veluttini:
[size=20]FASE 7: MANOVRE[/size]

David dormiva ancora, assorbendo i postumi della sbornia, quando squillo il telefono di casa.

Sul comodino, un biglietto firmato da Anston con scritto "Siamo brave persone, David, anche se da sponde opposte. Per quello che può valere l'idea di sponda in questi tempi. Ma non tutti sono brave persone come me e te. Speriamo bene, per noi, da ora in poi. PS: Riposati pure, ho avvertito io per te al lavoro. Il tuo amico, nonostante tutto, Anston"

Il telefono continuava a squillare insistentemente. Quando David rispose, la voce dall'altra parte gli era nota. James. "Dobbiamo parlare. Solito posto. Fra un'ora, se ce la fai. Ti aspetto." e attaccò. Il tono era quello che James metteva quando era una faccenda ufficiale ... della Ditta.
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La voce di James, al telefono, era roca e stanca, gracchiante come una vecchia registrazione. La voce di chi aveva passato la notte in piedi, fumando una sigarette di cartone dopo l'altra, e bevendo il peggior whiskey che Berlino poteva offrire, mentre il fumo gli arrossava gli occhi e l'alcool da quattro soldi gli uccideva le cellule cerebrali
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James guardo con attenzione David, come a squadrarlo e esaminarlo. Era stanco, troppo stanco, ma aveva ancora la mente abbastanza sveglia. Il suo sguardo diventò quello di un uomo capace di fare un terzo grado se era necessario.

"Jesse?" disse semplicemente, alzandosi e sporgendosi verso di David, per mettersi in una posizione più alta di lui, come gli avevano insegnato durante l'addestramento.
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Jessie o James che si voglia si rilasso sulla sedia. Tiro un'altra boccata da una pessima sigaretta e espirò gettando un po' di fumo dall'odore pungente nell'aria già satura del locale. In lontananza una musica allegra iniziava a partire. Le luci soffuse blu e azzurre del locale illuminavano tutto.

"Lo prevedevo David" disse spegnendo la sigaretta, e prendendo un bicchiere in cui era rimasto un po' di liquido ambrato. "Inizia a uscire dal retro, poi ci verranno a prendere per andare da lui" disse con tono tranquillo "pago il conto e ti raggiungo".

David rimase sopreso. Ma poco dopo si avviò fuori, uscendo dal retro in un vicolo che a 50-100m poi sfociava in una strada secondaria ma più grande. Vide passare un'auto discreta ma elegante che si fermò poco dopo l'uscita del vicolo.

Poi sentì la voce di James dietro di lui.

"Mi spiace, David"

seguito dal "click" di una pistola che si arma.
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La canna della pistola ondeggiava a pochi centimetri dall volto raggelato di David. Dietro la faccia congestionata di James, gli occhi appannati dall'alcool e da queello che poteva essere solo dolore e rimpianto per la situazione. "Hai sempre avuto una grossa sfortuna, David. Mi dispiace, per quel che conta, ma finisce qui. Addio, amico".
In un attimo di gelida lucidità David si rese conto che l'amico di una vita stava davvero per fargli saltare via la faccia.
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Luca Veluttini:
[size=20]FASE 8: CRISI[/size]

A chi starà pensando David mentre il colpo lo investe? A Jesse stesso, ad Anston? O alla faccia che avrà ora Bianca? In questo momento l'eroe - posto che David sia l'eroe - dovrebbe avere ragione del suo nemico e fargli cadere la pistola di mano per la sorpresa di avere davanti un avversario non rassegnato, il 'Bang!' dovrebbe risuonare a vuoto.
Invece tutto esplode contro una spalla, e un rumore tonante.

Il cappotto di Jesse prende rapidamente una tinta rossa sul davanti, sporcato dallo spruzzo di sangue; lo fissa quasi contrariato. E' in fondo a malincuore che sta facendo tutto questo, ma non c'è altro di possibile.
"Mi spiace, Davey. Ora fammi il favore di non tentare di nuovo di scansarti."
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Il dolore non gli impediva di pensare.
E avrebbe quasi preferito non farlo, avrebbe preferito che sulla sua mente scendesse quella fitta nebbia che ti ottunde il cervello.
Perché si sorprendeva? Perché si sentiva ferito, tradito, abbandonato? Era così dannatamente ovvio che prima o poi sarebbe successo...era così dannatamente ovvio il motivo per cui Jesse lo aveva trascinato in tutto questo. E lui lo aveva accettato consapevolmente, aveva corso il rischio, perché voleva rimediare a ciò che aveva fatto...voleva mettere una pezza su uno strappo che non si poteva aggiustare.
Doveva pagarlo così caro? Ci voleva addirittura la sua vita? Aveva paura di morire. Eppure, in quel momento, mentre il suo migliore amico arrivava a 'chiedergli' di lasciarsi uccidere senza fare storie, lui, da bravo cretino, aveva ancora voglia di salvarlo.
"L'HVA TI VUOLE MORTO!" gridò "Sanno il tuo nome, dove abiti, per chi lavori, e mi hanno chiesto la vita del tuo capo in cambio della tua! Bianca Morselli è una spia del KGB, sa tutto di me e anche di te! Non hai nemmeno una possibilità di uscirne vivo, Jesse, per dio! Vuoi spararmi? Coraggio, fallo...! Ma poi alza le gambe guarda di sparire, perché nessuno nella tua fottuta ditta ha ancora mosso un dito per salvarti il culo, e l'unico che ha provato a coprirti sono stato io!!!"
Bene.
Che andasse come andasse.
Almeno, lo aveva avvertito.
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Il tempo dopo che David finì di urlare a Jesse tutto quello che da tempo aveva dentro sembrò rallentare. Pochi secondi, 4 o 5, ma che sembrarono durare molto di più.
Come in un film, quando ci sono le scene importanti, tutto sembrava avvenire al rallentatore... i due uomini che scesi dall'auto estraevano due pistole a testa, una potenza di fuoco inusuale.
Una terza figura che correva verso David, più velocemente che poteva, lasciando lunghe ombre, che sembravano ancora più lunghe di quanto possano essere.
E Jesse che dopo essere stato immobile, come paralizzato, diceva qualcosa, prima di sparare di nuovo.
Il proiettile che sciava nell'aria, in direzione di David.
E che prese la figura che correva, che con un tuffo si mise davanti, afferrando poi David e buttandolo a terra.
Una piccola pozza di sangue che iniziò ad allargarsi davanti a David, ora a terra. E le mani di David ora erano intrise di sangue.
"Ciao David" ... era la voce di Anston. Che poi si accasciò a terrà. E che forse aveva salvato la via a David.
Poi in quel vicolo esplose un inferno di proiettili e di fuoco...

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D'istinto David si chinò su Aston, come a volerlo proteggere da quell'inferno.
E fu in quel momento che si accorse della pistola che l'uomo stringeva in mano.
Non aveva mai usato un'arma. Non aveva mai sparato a nessuno. Ma nessuno, nemmeno Jesse, lì in mezzo, lo sapeva. E, in ogni caso, sarebbe stato pronto a impararlo in quel momento.
Afferrò la pistola, si gettò con tutto il suo peso su uno dei due uomini usciti dall'auto.
Escluse Jesse: era certo che, se era venuto accompagnato, non fosse lui a dare gli ordini. A lui avevano probabilmente chiesto di fare il lavoro sporco, forse quei due erano lì per accertarsene. Di fatto, era convinto che si trovassero un po' più in alto del suo amico.
Lo fece rovinare a terra e gli puntò la pistola contro il petto.
> gridò.
L'uomo, preso alla sprovvista, digrignò i denti. Probabilmente non si aspettava che David potesse essere armato. E, in effetti, fino a poco prima non lo era...
> esclamò.
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Luca Veluttini:
[size=20]FASE 9: MANOVRE[/size]

David era lì fermo con la pistola ancora in pugno quando iniziarono ad avvicinarsi le sirene della polizia.
Tutti gli uomini presenti in quel vicolo iniziarono a mostrare agitazione.
E le sirene si avvicinavano sempre di più.
"Cosa vuoi fare ora, David?" disse Jesse.
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Mentre David fissava Jesse una pioggia leggera iniziò a scendere, bagnando tutti, congelandoli fino al midollo. Jesse continuava a fissare David, mentre la falda del cappello iniziava a gocciolare lentamente, bagnandogli il volto e gli zigomi.
Il sangue di Anston si mischiava all'acqua e creava un rivolo delicato che sfiorava i pantaloni di David.
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Per la prima volta David si rese conto di provare una rabbia profonda: a terra davanti a lui c'era un uomo che gli aveva appena salvato la vita, e quello a cui lui stava cercando di salvarla aveva appena cercato di ammazzarlo!
Cosa voleva fare, gli aveva chiesto. Che faccia tosta!
"Porca puttana, Jesse, che cazzo credi che voglia fare?" gridò "VOGLIO uscire da questa fottuta storia, VOGLIO portare al sicuro quest'uomo, e VOLEVO, dannazione, volevo veramente salvare anche te!" stava urlando, mentre stringeva convulsamente la pistola tenendola puntata alla testa dello sconosciuto che aveva in ostaggio "Non sono un idiota, Jesse! Sapevo benissimo fin dall'inizio che mi avevi trascinato in questa storia per vendetta! Sapevo benissimo che mi disprezzavi e volevi farmela pagare per la mia vigliaccheria, per averti abbandonato lì, per gli anni che ti sei fatto il galera...per..." esitò, e la sua voce si fece meno aggressiva "per averti rovinato la vita! Credi veramente che avessi creduto alle tue stronzate? Credi veramente che io pensassi sul serio che tu - che la tua fottuta ditta - avessero bisogno di me?!? Ho accettato di entrare in questa maledetta faccenda perché volevo tirarti fuori di qui, perché volevo esserci, stavolta, per te! Ma se il prezzo che chiedi è lasciarmi ammazzare, e lasciare che tu ammazzi l'unica persona che ha cercato veramente di proteggermi...beh, chiedi decisamente troppo!"
La polizia si stava avvicinando.
E lui era lì accanto a Jesse, entrambi colpevoli di qualcosa di più grosso di loro.
Aveva già vissuto quella scena una volta.
L'aveva vissuta sei anni prima, quando andava ancora al liceo: lui era uno stupido ragazzino di buona famiglia che si era messo in un guaio, Jesse era l'amico dei bassifondi, quello che suo padre disprezzava...ma gli stava accanto e lo proteggeva, ed aveva cercato di tirarlo fuori coi suoi mezzi.
Quando la polizia li aveva beccati, quel giorno, il primo pensiero che aveva avuto nella testa era stata la sua famiglia: cosa avrebbe detto sua madre? E l'integerrimo e famoso avvocato Holly, che non perdeva mai una causa e non aveva pietà per i delinquenti, che avrebbe pensato? Così era scappato...scappato senza voltarsi indietro. E quando aveva saputo che avevano arrestato Jesse, non aveva avuto il coraggio di dire niente.
Più volte, nei tre anni in cui Jesse era stato in carcere si era ripetuto che, se solo si fosse preso la colpa, gli avvocati di suo padre lo avrebbero scagionato facilmente e a nessuno dei due sarebbe successo niente.
Ma adesso...adesso era giusto pagare addirittura con la vita?
"Adesso" disse "Tu e il tuo compare mettete a terra la pistola e la fate scivolare verso di me. Poi io lascio andare quest'uomo, entrate tutti in quell'auto e partite immediatamente. Con la polizia me la vedo io, e non temere, so già cosa dirgli. Non è nel mio interesse raccontargli che spio per la cia. Sparite"
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