Autore Topic: Spione - PbF 2 - Commenti  (Letto 17641 volte)

Glenda

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Spione - PbF 2 - Commenti
« Risposta #30 il: 2010-03-23 17:00:32 »
ok, ora ho capito.
Ed ho anche finalmente capito dove stava la differenza.
Sì, io sono decisamente più per il gioco safe: non ho affatto voglia di avere mal di stomaco per il gdr (non ce l'ho nemmeno nella conversazione con gli amici, come sai...)...Mi piace parlare di ciò che mi sta a cuore in gdr, ma mai di quelle cose che mi fanno male veramente: non giocherei mai un malato terminale, non giocherei mai una persona che si trova veramente messo di fronte a ciò che si prova nel perdere qualcuno e deve riflettere su questo (non giocherei "A flower for Mara" neppure con una pistola alla tempia) non giocherei mai un personaggio che deve affrontare una malattia "vera" come quella che ho affrontato io, per esempio...
Insomma, sì, in questo amo decisamente giocare decisamente safe...mi interessa la fiction, e mi interessa "raccontare" dei sentimenti di personaggi, fantasticare sulle loro, di emozioni...non mettere in luce le mie.
Quando ho giocato al primo Spione con la Lavi, mi sono coinvolta, mi prendevano il personaggio e la storia ma...appena alzata dal tavolo nessun problema: stavo benissimo. Se vedo un film che tocca certi nodi che mi fanno male, poi sto male tutta la sera...dal gdr cerco tutt'altro che questo.
E Spione con voi probabilmente l'ho giocato "safe": la morte di Aston, il tradimento di Jesse...beh, mi sono dispiaciute per il personaggio, erano scene trisiti...ma non mi hanno certo fatto male in qualche modo...insomma, una volta spento il pc non è che ci stessi male. Giocare era piacevole, non andava certo a muovere cose che poi rimuginavo nell'arco del giorno...
Sono molto contenta di aver finalmente capito dove stava il problema.
Io quel tipo di emotività lì preferisco gestirmela in altre sfere: il gioco per me resta il terreno della fantasia.
« Ultima modifica: 2010-03-23 17:11:15 da Glenda »
"al di là del torto e la ragione, contano soltanto le persone"

Ezio

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Spione - PbF 2 - Commenti
« Risposta #31 il: 2010-03-23 17:28:39 »
Ci siamo... quasi.

Citazione
[cite]Autore: Glenda[/cite]Sì, io sono decisamente più per il gioco safe: non ho affatto voglia di avere mal di stomaco per il gdr (non ce l'ho nemmeno nella conversazione con gli amici, come sai...)...Mi piace parlare di ciò che mi sta a cuore in gdr, mamaidi quelle cose che mi fanno male veramente: non giocherei mai un malato terminale, non giocherei mai una persona che si trovaveramentemesso di fronte a ciò che si prova nel perdere qualcuno e deve riflettere su questo (non giocherei "A flower for Mara" neppure con una pistola alla tempia) non giocherei mai un personaggio che deve affrontare una malattia "vera" come quella che ho affrontato io, per esempio...


Queste si chiamano "Linee", e sono perfettamente legittimi anche in un gioco unsafe.
Ci sono cose che fanno TROPPO male, di cui non si vuole parlare, perché parlarne e vederle sul tavolo fa troppo male, tanto che si esce dal divertimento significativo per entrare nel masochismo.
Bene. Nessuno obbliga mai a giocare con queste cose. Quando sei al tavolo metti bene in chiaro dove tracci le tue linee, e se i tuoi compagni di gioco non le rispettano INCAZZATI.
Dico sul serio.
Per giocare unsafe serve rispetto e fiducia. Mai, mai, mai farlo con persone che non rispetti e di cui non hai fiducia.
Tu tracci le tue linee molto presto, tutto qui. Nessun problema.
Preferisci che sia il cinema ad aiutarti a trattare certi temi? Ok. No problema. Dicci tu dove sono le linee, si gioca sempre con quelle del giocatore più "sensibile".

Citazione
[cite]Autore: Glenda[/cite]Quando ho giocato al primo Spione con la Lavi, mi sono coinvolta, mi prendevano il personaggio e la storia ma...appena alzata dal tavolo nessun problema: stavo benissimo. Se vedo un film che tocca certi nodi che mi fanno male, poi sto male tutta la sera...dal gdr cerco tutt'altro che questo.


Ti ha preso? ti hai coinvolta? Ti sei sentita partecipe delle emozioni dei personaggi? Sapevi cosa provavano ed eri felice per loro?
Bene, hai giocato unsafe.

Gioco passionale non significa essere emo. Non significa alzarsi e piangere tutta la sera per il gioco. Non significa starci male.
Come ti ho detto giocare unsafe significa permettere al gioco di provocare emozioni, ed emozioni sono anche la gioia e la serenità.

Anche "noi" siamo interessati alla fiction, è ovvio! Ma la bella fiction è quella che suscita emozioni nel lettore, no? E giocare unsafe significa proprio questo: creare una fiction significativa e coinvolgente.
Quando dico "parlaci di te" non intendo necessariamente del tuo io più profondo. Facci vedere cosa intende Barbara Fini per "Felicità" e va ugualmente bene.

Barbara, te lo devo proprio dire? Non ti ho mai visto giocare "safe" una singola volta! ;-)
Tu ti lasci coinvolgere, lasci che il gioco e i suoi personaggi ti parlino e lasci che il gioco ti emozioni. Questo è unsafe. Magari un po' superficiale, magari con delle linee molto nette e "precoci", mentre io gioco praticamente senza Linee e/o Veli, ma tant'è.

Il "problema" è un altro, che provo a spiegarti nel prossimo post (che in teoria doveva essere questo, ma ho preferito rispondere prima così).
Just because I give you advice it doesn't mean I know more than you, it just means I've done more stupid shit.

Ezio

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« Risposta #32 il: 2010-03-23 17:30:55 »
Citazione
[cite]Autore: Glenda[/cite]Il sistema che voi chiamate unsafe riguarda i valori e le convinzioni del personaggio o permette anche che un personaggio timido si trasformi in espansivo, o che un personaggio mite diventi aggressivo?
Perché nel primo caso mi torna, l'ho anche giocato quando ho fatto Philippa in Montsegur...Ma nel secondo mi sembra troppo inverosimile, veramente troppo da film disney: nessun carattere è così malleabile, nemmeno se sottoposto a tutti gli impulsi del mondo...forse lo è solo nei primi tre mesi di vita.


Questa è un'altra cosa, completamente slegata dal gioco safe/unsafe.

Mettiamola giù rozza. Ho già provato a spiegartelo, ma forse ho volato troppo alto. Abbassiamoci.

Per te una persona timida diventa espansiva, mentre un mite non può diventare aggressivo.
Per me no. La mia esperienza mi dice il contrario (sul serio).

Ce la giochiamo?

Usiamo Non Cedere al Sonno per dirimere la questione. Preferirei il Solar System o Annalise, che esistono per quello, ma anche NCaS può andare.

Tu fai un personaggio mite, in cui tu ti possa rispecchiare onestamente (se non sai cos'è la mitezza non potrai mai giocarlo "realisticamente", no? In gergo si chiama "Giocare vicino a casa"). Io inizio a metterlo in situazioni che tirano fuori la sua aggressività. Se alla fine della partita sono riuscito a far diventare aggressivo io ho vinto, se no hai vinto tu.
Il perdente paga da bere. Per me birra.

Però quando c'è della birra in mezzo bisogna essere onesti.
Se ti siedi al tavolo già convinta a priori che nessun mite possa diventare aggressivo non è sportivo. Non è sportivo neanche giocare "irrealisticamente" il personaggio. Mi devi lasciare la possibilità di farmi offrire quella benedetta birra, e dato che siamo tra amici mi fido che non mi fregherai e che ammetterai la sconfitta, nel caso.
Viceversa, io non dovrò sedermi al tavolo convinto a priori che si possa cambiare in quel modo e ti offrirò la medesima onestà intellettuale.

Bisogna sempre e comunque dare la possibilità agli altri di sorprenderti, di farti analizzare la faccenda da un altro punto di vista. Fondamentalmente il gioco è "analizzare la faccenda sotto altri punti di vista", e se ti rifiuti di analizzare il mio (perché hai già deciso a priori, prima ancora di giocare, che il mio punto di vista "una persona mite può diventare aggressiva" è una cazzata) non mi stai facendo giocare.
Mi stai rubando una birra, il che è un crimine imperdonabile :-P

Sei TU a decidere quando e se le mie spinte saranno sufficienti, quando la tua tesi di "i miti non diventano aggressivi" non sarà più difendibile nel contesto. Ma mi fido che quando succederà me lo farai sapere onestamente.
Se per te prendere una bambina e minacciarla di morte a meno che il tuo personaggio non si lasci andare alla rabbia (questi Incubi perversi... tzk...) non basta ancora a farlo diventare aggressivo, allora ok, nessun problema. Sei tu a decidere cosa è realistico in questa situazione e nessun tiro di dado in nessuna occasione ti dice quello che il tuo personaggio È senza che tu glie l'ho abbia permesso.
Però almeno abbi l'educazione di considerare la mia tesi, incarnata nell'Incubo con l'accetta, che una minaccia del genere è realisticamente sufficiente a provocare quel cambiamento ;-)

Io farò esattamente la stessa cosa, e se sarà la mia tesi ad essere realisticamente indifendibile... pagherò da bere. Ma lo faccio volentieri, perché so che tu hai trattato le mie idee con la stessa sportività e considerazione.

Se vogliamo scendere un po' nel tecnico questo atteggiamento è quasi railroading.
Decidi a priori una situazione in cui il gioco non potrà evolversi, imponendo la tua visione estetica e morale su quella degli altri senza prima passare dai meccanismi di contrattazione del gioco, saltando a piedi pari una parte essenziale.
Possiamo dire che un sacco di sistemi di gioco sono essenzialmente un modo per contrattare questo genere di cambiamenti e affermazioni e valutare quanto "realistici" sembrano a ogni singolo membro del gruppo.

Presente tutti quei manuali che ti dicono "metti nel personaggio quelle cose che vuoi vedere in gioco"? Ecco, significa questo. Inutile creare personaggi con cose che non sono in discussione, nel senso che ho provato a spiegarti prima.
« Ultima modifica: 2010-03-23 20:40:02 da Aetius »
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Glenda

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« Risposta #33 il: 2010-03-23 17:40:11 »
Citazione
Se per te prendere una bambina e minacciarla di morte a meno che il tuo personaggio non si lasci andare alla rabbia (questi Incubi perversi... tzk...) non basta ancora a farlo diventare aggressivo, allora ok, nessun problema. Sei tu a decidere cosa è realistico in questa situazione e nessun tiro di dado in nessuna occasione ti dice quello che il tuo personaggio È senza che tu glie l'ho abbia permesso.
Però almeno abbi l'educazione di considerare la mia tesi, incarnata nell'Incubo con l'accetta, che una minaccia del genere è realisticamente sufficiente a provocare quel cambiamento


posso andare sul personale-ale-ale-ale per dirti perché non la penso come te?
A me il rischio della vita (vero, non in gioco) non è riuscito a tirare fuori lo "spirito di sopravvivenza"...mi pare abbastanza per essermi convinta che certe cose nella realtà non succedono...
...ed a volte è un bene e a volte è un male...
In ogni caso, tra "tirare fuori l'aggressività", per difendere, e il "diventare" aggressivo credo ci sia un abisso...
L'invito l'accetto volentieri: ma è una cosa diversa dal giocare "safe" e "unsafe", questo...mi pareva di aver capito che giocare "unsafe" è accettare di "prendersi un pugno nello stomaco"...io questo non lo faccio, perché le tematiche che mi fanno stare male, in gioco non ce le porto manco morta! XD

PS. non mi piace la birra.
« Ultima modifica: 2010-03-23 17:49:28 da Glenda »
"al di là del torto e la ragione, contano soltanto le persone"

Ezio

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« Risposta #34 il: 2010-03-23 18:08:28 »
Non stare a cavillare sul tirare fuori e diventare, però, perché è solo un esempio :-P

Citazione
[cite]Autore: Glenda[/cite]posso andare sul personale-ale-ale-ale per dirti perché non la penso come te?


Cazzo, si.
È proprio questo quello che voglio, cerco e pretendo. Però in gioco.
Io posso avere un'esperienza altrettanto reale e forte che dice il contrario. Analizziamo questo nostro sentire e sperimentare attraverso il gioco? Però se giochiamo analizziamolo sul serio.

La soluzione è molto semplice, Barbara: non mettere MAI in un personaggio narrativista un'affermazione che non sei disposta a "mettere in gioco". Se lo fai grippi il meccanismo, che si basa proprio sulla ricerca ad una domanda di cui non si conosce la risposta.
Se alla domanda "Può una persona mite diventare aggressiva?" tu sai già di rispondere si, e non sei disposta ad analizzare e rimettere in discussione questa risposta, non portarla in un gioco che si basa sull'analisi e la discussione di tale risposta.
Mi sembra solo ovvio, no?
Non è che non devi giocare narrativista o il gioco narrativista non ti piace, hai solo una gran confusione su quello che significa, probabilmente solo perché l'hai giocato poco e con una bassa varietà di persone.
Ricorda che non devi mai giocare su qualcosa su cui non ti senti di giocare.

Citazione
[cite]Autore: Glenda[/cite]L'invito l'accetto volentieri: ma è una cosa diversa dal giocare "safe" e "unsafe", questo...mi pareva di aver capito che giocare "unsafe" è accettare di "prendersi un pugno nello stomaco"...in questo non lo faccio, perché le tematiche che mi fanno stare male io in gioco non ce le porto manco morta! XD


Si, per questo continuavo a dirti che non avevi capito quello che dicevo, testona! :-*
Unsafe significa "con passione", "credendoci", "essendo coinvolti", a livello personale. Significa aprirsi al gioco come ti apri ad un bel film o libro. Poi ci sono vari livelli e "sapori" di coinvolgimento. Per l'amor di Dio... si può giocare "unsafe" anche una serie comica, volendo!
Il gioco ti "parla", dice qualcosa a te, ci mostra qualcosa di te? Bene, è unsafe. Se questo qualcosa è la tua convinzione che la famiglia sia la fonte di ogni gioia (la butto lì)... bene, unsafe. Lasci che questo percorso sia anche a ritroso? Lasci che il gioco ti faccia provare la gioia dello stare in famiglia? Unsafe.

Io e molti altri pugni nello stomaco li prendiamo, perché trovo che la riflessione sui temi che "mi fanno male" mi aiuti a crescere e a capirli, e trovo il gdr uno strumento insuperabile per questo scopo. Sono uno strumento di catarsi di cui non ho ancora trovato il pari, ed è per questo che molti giochi studiati per il gioco unsafe sono pesantemente drammatici, ma nessuno obbliga mai nessuno a toccare temi che non voglia toccare ;-)

Citazione
[cite]Autore: Glenda[/cite]PS. non mi piace la birra.


E riesci ugualmente a guardarti allo specchio?
Just because I give you advice it doesn't mean I know more than you, it just means I've done more stupid shit.

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« Risposta #35 il: 2010-03-23 20:06:44 »
Bella discussione. Aggiungo qualche pezzo appunto di "Giocare con passione" non ricopiato letteralmente (per quello aspettate la INC :P) ma che mi hanno molto colpito traducendoli.

Giocare con passione (o unsafe) significa innanzitutto - dimenticati cosa il tuo personaggio "sa fare" ma concentrati su "cosa sta affrontando". E' una differenza che sembra sottile, ma cambia completamente il gioco.

Giocare con passione richiede un patto sociale di ferro: devi avere fiducia nei tuoi compagni di gioco, che sappiano tirarti nel modo giusto e che tu risponderai con passione ma correttezza. Ti metti nelle loro mani e loro nelle tue. Non sempre si ottiene (è DIFFICILE ottenerlo) ma quando accade succede la magia.

Se il personaggio è costruito intorno a "cosa sta affrontando" la difficoltà diventa scegliere una crisi ("cosa sta affrontando") che ci leghi a lui e che riusciamo a comprendere e giocare bene. Il consiglio migliore? Rimani sul personale. Scegli un tema che vuoi giocare. Che senti tuo, o che ti ha portato a scegliere di giocare QUEL gioco. Non altri. (il "stay close to home" citato da Ezio appunto).

Fatto questo, giocare diventa semplice: scegli semplicemente cosa il tuo personaggio è disposto a fare in ogni scena per perseguire i suoi obiettivi. Per superare la sua crisi, che conosci bene anche tu. E quanto è disposto a perdere o cambiare per uscire dalla sua crisi.

Barbara, da quello che ho visto giochi più unsafe di me in media, vedi tu ^^ ... io sono ancora molto chiuso, probabilmente perché non riesco ad aprirmi e "mettermi in gioco" del tutto in maniera semplice.

PS: E in ogni caso, giochi molto più GWEP di me, assolutamente :P
Renato Salzano aka Caretaker o Hitman

Ezio

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« Risposta #36 il: 2010-03-23 20:38:03 »
Ecco, Renato si becca una fanmail.
Ha detto in poche semplici parole quello che io mi sono ingarbugliato a dire in tanti post.

Citazione
[cite]Autore: Caretaker[/cite]PS: E in ogni caso, giochi molto più GWEP di me, assolutamente :P


Su questo non ci giurerei :-P
Le piacciono le storie drammatiche, ma il GWEP è, essenzialmente, il "pungo nello stomaco" di cui parlavo prima. Gut Wrenching Emo Porn. Pornografia Emotiva Torcibudella.
Ma "GWEP" è un termine gergale locale, che effettivamente non ha ancora una definizione chiara e univoca, quindi potrebbe essere.
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Glenda

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« Risposta #37 il: 2010-03-23 20:49:09 »
Citazione
Non stare a cavillare sul tirare fuori e diventare, però, perché è solo un esempio :-P


e invece no: fa una differenza ENORME.
Io sono assolutissimamente convinte del fatto che una persona che "non prova l'emozione dell'aggressività" non sarà mai aggressivo: questo non esclude affatto che in gioco possa sparare a qualcuno perché la situazione lo spinge a farlo: rimarrà comunque un non aggressivo, e questo creerà uno strappo nel suo modo di essere e lo manderà in panico...non si abituerà mai a quel tipo di emozione.
Credimi: fidati di una a cui è stata diagnosticata l'assenza di una delle emozioni fondamentali dell'essere umano...e che - ti giuro - non riesce davvero a provarla nemmeno messa alle strette!

Citazione
Cazzo, si.
È proprio questo quello che voglio, cerco e pretendo. Però in gioco.


Ma io in gioco non lo farò MAI, perché io non gioco per questo XD.
 E' l'ultima cosa che mi va di fare in un gioco di ruolo. Non mi vedrai mai portare in gioco emozioni che mi fanno male, o che per me sono un problema. perché questo io non lo faccio nemmeno con gli amici più intimi, figuriamoci in gioco. Lo concedo solo alla mia psicoterapeuta e al mio poeta perferito (che poi è morto e quindi non può rispondere).
Quando parlai di "investimento emotivo" in gioco, io intendevo che a me piace giocare sull'emozione, non sulle mie emozioni.
Infatti sono assolutamente contraria al fatto che un personaggio debba avere qualcosa di te e che si debba giocare vicino. Io amo giocare di ruolo proprio perché è uno di quei pochi spazi che mi permette di andare lontano: immaginare di essere qualcun altro, provare a vedere come sarebbero emozioni che io non ho mai provato...la rabbia, la vendetta...sentimenti che sono lontani da me anni luce, che non sento miei e che non mi piacerebbe nemmeno provare...ma che magari sono interessanti applicati ad un tipo di personaggio che ho pensato, che mi è apparso in un sogno o che la mia mente ha creato mentre viaggiavo in macchina...
A me il gioco di ruolo serve a questo: a giocare al "facciamo che io ero..." come quando ero piccola. Poter fingere di essere un grande esploratore senza paura, o un cattivissimo despota...Mi annoio a giocare "vicino"...un gioco come "Dubbio" non mi affascina...
Per me "investire emotivamente" non significa mettere in gioco parti di te stessa (che magari vuoi pure tenerti per te o analizzare in altra sede): significa giocare con le emozioni, cosa che mi mancherebbe in un gioco puramente di azione o strategia dove esse non vengono considerate. Ma non vuol dire fare psicodramma per forza. CO significa affrontare tematiche che mi coinvolgono, che mi fanno pensare...ma non che mi fanno stare male.
Questo vale anche per il cinema, per me.


Citazione
Se alla domanda "Può una persona mite diventare aggressiva?" tu sai già di rispondere si, e non sei disposta ad analizzare e rimettere in discussione questa risposta, non portarla in un gioco che si basa sull'analisi e la discussione di tale risposta.
Mi sembra solo ovvio, no?


ti perderesti quindi tutta la meraviglia di un anime grandioso come Trigun, che parte proprio da questo...
Comunque, io ho giocato anche personaggi completamente in evoluzione, come Philippa in Montsegur che è partita da un "odio mio marito" per finire a amarlo follemente e a scappare con lui...Ma devo dirtelo: mi sono divertita meno perché gestisco meglio e più volentieri i personaggi con caratteristiche forti e abbastanza chiare. E se sono caratterstiche non mie, cazzo, è più figo!

Citazione
Fatto questo, giocare diventa semplice: scegli semplicemente cosa il tuo personaggio è disposto a fare in ogni scena per perseguire i suoi obiettivi. Per superare la sua crisi, che conosci bene anche tu. E quanto è disposto a perdere o cambiare per uscire dalla sua crisi.


vedi che però questo presuppone che ci siano anche cose che il personaggio non sia disposto a perdere?

Comunque credo che questa discussione sia molto dispersiva perché in realtà stiamo facendo un minestrone di tre cose ben diverse:
- quanto l'emozione del tuo personaggio deve essere vicina alle tue e starti a cuore?
- Il gioco di ruolo "emotivo" comporta affrontare tematiche che ti fanno stare male?
- può un personaggio escludere in partenza delle direzioni di evoluzione?



PSI Renato... se dovessi "fidarmi" dei compagni di gioco per giocare, visti i miei problemi con la fiducia posso fare i bagagli...

PPSI Ezio...io ho quasi sempre giocato al contrario di quello che dice Renato, ovvero, scegliendo temi che mi "piacevano" ma non necessariamente "mi stavano a cuore e/o mi erano vicini". Devo smettere di giocare? Oppure ho qualche speranza col parpuzio?
« Ultima modifica: 2010-03-23 20:52:48 da Glenda »
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Glenda

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« Risposta #38 il: 2010-03-23 21:04:23 »
Oddio...mi è venuta un'altra cosa da dire: il termine gwep me lo hanno affibbiato, non me lo sono auto-scelto...e non so bene perché dato che io, sì, adoro il dramma ma...SONO PAZZA DEL LIETO FINE! Per me un gran lieto fine è la più alta forma di catarsi...altro che torcibudella!
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Ezio

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« Risposta #39 il: 2010-03-23 21:09:31 »
Barbara, ma hai LETTO gli ultimi post? ç_ç
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« Risposta #40 il: 2010-03-23 21:28:02 »
sì, Ezio.
Tu mi dici che "non necessariamente si devono portare in gioco temi che ci fanno male" e quindi la mia risposta ti sembra assurda.
Ma poi aggiungi:

Citazione

Unsafe significa "con passione", "credendoci", "essendo coinvolti", a livello personale. Significa aprirsi al gioco come ti apri ad un bel film o libro. Poi ci sono vari livelli e "sapori" di coinvolgimento. Per l'amor di Dio... si può giocare "unsafe" anche una serie comica, volendo!
Il gioco ti "parla", dice qualcosa a te, ci mostra qualcosa di te? Bene, è unsafe. Se questo qualcosa è la tua convinzione che la famiglia sia la fonte di ogni gioia (la butto lì)... bene, unsafe. Lasci che questo percorso sia anche a ritroso? Lasci che il gioco ti faccia provare la gioia dello stare in famiglia? Unsafe.


Ecco: per me il gioco non deve necessariamente dire qualcosa di me. Per David era importante l'amicizia? Si fidava di Aston? Beh, per me non è determinante...non ho trovato mai un amico a cui mi appoggerei completamente e non facilmente dò fiducia. Insomma: David non dice niente di me. O forse qualcosa diceva, ma non erano cose che ho portato in gioco, erano cose che magari sono venute fuori ma non le trovavo importanti.
Essere "coinvolti" è sempre necessario? Non è magari bello anche solo "divertirsi" perché ti piace la storia e vuoi vedere dove va?
A me piace "emozionarmi" in gioco, mi piace essere contenta perché una scena è venuta bella...ma, appunto, ci sono vari livelli di "coinvolgimento". Io penso che ci si coinvolga abbastanza da divertirsi anche quando pensi che certi aspetti di un personaggio non si evolveranno in certe direzioni...
« Ultima modifica: 2010-03-23 21:50:11 da Glenda »
"al di là del torto e la ragione, contano soltanto le persone"

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« Risposta #41 il: 2010-03-29 23:44:04 »
"Close to home" o "vicino a te" non significa solo qualcosa che condividi anche tu come giocatore come crisi... ma qualcosa che tu come giocatore senti di voler esplorare, in qualche maniera.

Se prendiamo Cani nella Vigna, uno può voler giocare il tema della difficoltà di gestire un grande potere, del recupero da una violenza subita o anche semplicemente voler giocare un pistolero da vero western alla sergio leone cattivo ma in fondo con delle regole di rispetto ferree ma messe alla prova da un mondo più violento di quello che vorrebbe che fosse. O da un disperato pronto a tutto, e che cerca di uscire dalla spirale in cui si è infilato.

E si può benissimo scegliere un tema che non è che si condivida perché anche problema del giocatore, ma che semplicemente perché è quello che ci ha fatto dire - Gioco a Cani nella Vigna perché posso giocare QUESTO tema.

Qualsiasi esso sia. L'importante è che sia qualcosa che si voglia esplorare, mettendosi in gioco.

Sulla fiducia: non è necessariamente quella che intendi, ma semplicemente anche solo la fiducia che si è lì per giocare insieme, aiutandosi a costruire una bella partita e non ostacolandosi. In pratica che ci sia un patto sociale sano e forte come necessario per giocare bene insieme.
Renato Salzano aka Caretaker o Hitman

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