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Serpente di Cenere: chi me lo spiega?

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Andrea Castellani:

--- Citazione ---[cite]Autore: Rafu[/cite]Ho giocato a giochi che soffrivano gravemente del problema che esponi nel tuo esempio. Il primo che mi viene in mente è "13 a tavola". Ma in Serpente di Cenere esiste una meccanica esplicita che può essere utilizzata per prevenire il verificarsi di un simile caso.
--- Termina citazione ---

In 13 a tavola la meccanica, tipica dell'improvvisazione teatrale, del "say yes" (ovvero "se una cosa viene detta, è vera") è molto più esplicita che in Serpente di cenere (dove non sono nemmeno sicuro che questa meccanica sia effettivamente utilizzabile, anche se probabilmente un narrativista norvegese, per sua forma mentis, la considererebbe effettivamente compresa nel testo citato da Rafu), anzi, a dirla tutta in 13 a tavola la meccanica del "say yes" è l'essenza stessa del live. Semmai, il problema è che in 13 a tavola la situazione (combinata con l'alto numero di giocatori) impedisce che il "say yes" funzioni, perché in una tavolata di tredici persone è ben difficile che tutti sentano tutto quello che viene detto da tutti gli altri (l'unica volta che la cosa è riuscita, per quanto ne so, è stata quando l'abbiamo giocato alla Torre del Naviglio, perché avevamo un tavolo rotondo ed eravamo un po' meno di tredici, quindi si riusciva a sentire praticamente tutto quello che veniva detto). Sono ovviamente d'accordo che la meccanica del "say yes", in 13 a tavola, sia spiegata in maniera canina; è uno dei tanti casi in cui i narrativisti norvegesi, abituati come sono al fatto che tutti intorno a loro sono larpers narrativisti o improvvisatori teatrali o entrambe le cose, danno per scontato che tutti capiscano cosa si intenda quando si parla di "say yes". Va anzi precisato che le regole di 13 a tavola sono state messe per iscritto da Kristin su mia molto esplicita richiesta quando ho prodotto la versione italiana, perché nell'originale norvegese (che tra parentesi è stato rigiocato dopo tanti anni allo Knutepunkt 2009, un'esperienza su cui avrei molto da raccontare e quasi tutto in negativo) il "say yes" è dato per implicito o al massimo spiegato a voce dall'organizzatore (l'unica cosa che viene consegnata ai partecipanti è l'albero genealogico). Tra parentesi, ridurre il numero dei personaggi (in modo che tutti possano sentire tutto) ed esplicitare meglio la regola del "say yes" (per farla capire a qualunque pubblico) sono due dei principali miglioramenti che ho apportato al sistema di 13 a tavola quando ho creato Happy Hour. Qui sotto riporto i due sistemi per confronto.

Le regole di 13 a tavola (http://www.geocities.com/radagast1975/13atavola.pdf):
Ogni giocatore riceve un foglietto, con il proprio nome e il nome del proprio personaggio, e un albero genealogico, dove può trovare i nomi, le età e i rapporti di parentela dei vari personaggi. Tutto il resto è improvvisato da zero durante la cena di famiglia che serve da ambientazione al live.
Divertitevi! Accettate le idee degli altri giocatori, e sviluppatele! Dite di sì! Non ci sono limiti in questa improvvisazione, fuorché i nomi, le età e i rapporti di parentela. Niente di ciò che potreste dire o fare è sbagliato.

Le regole di Happy Hour (http://www.geocities.com/radagast1975/happyhour08.zip):
Ogni giocatore riceve un organigramma aziendale, dove troverà nome, qualifica e anzianità di servizio dei vari personaggi nonché la struttura organizzativa della Viscardini, l'azienda per cui lavorano tutti i personaggi; poi sceglie uno dei dieci tesserini aziendali (quindi ne avanzeranno due), dove troverà il nome e la qualifica del proprio personaggio. Queste sono le uniche informazioni disponibili all'inizio; tutto il resto è improvvisato da zero durante l'aperitivo tra colleghi che fa da ambientazione al live. Semplicemente, un'informazione diventa vera nel momento in cui viene menzionata da un personaggio.
Divertitevi! Accettate le idee degli altri giocatori, e sviluppatele! Dite di sì! Non ci sono limiti in questa improvvisazione, fuorché i nomi, le qualifiche, le anzianità e l'organigramma. Niente di ciò che potreste dire o fare è sbagliato. Basta evitare di mettere in gioco informazioni contraddittorie; se però malauguratamente dovesse capitare, la prima informazione messa in gioco sarà quella comunemente accettata come “la verità”, mentre la seconda non sarà altro che un pettegolezzo.

Rafu:

--- Citazione ---[cite]Autore: Andrea Castellani[/cite]in 13 a tavola la situazione (combinata con l'alto numero di giocatori) impedisce che il "say yes" funzioni, perché in una tavolata di tredici persone è ben difficile che tutti sentano tutto quello che viene detto da tutti gli altri
--- Termina citazione ---

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--- Citazione ---[cite]Autore: Andrea Castellani[/cite]Tra parentesi, ridurre il numero dei personaggi (in modo che tutti possano sentire tutto) ed esplicitare meglio la regola del "say yes" (per farla capire a qualunque pubblico) sono due dei principali miglioramenti che ho apportato al sistema di 13 a tavola quando ho creato Happy Hour.
--- Termina citazione ---

Condivido l'opinione che Happy Hour rappresenta un miglioramento.

Rafu:

--- Citazione ---[cite]Autore: renatoram[/cite]Andrea e Tuomas hanno usato piu' volte Narrativista, e Moreno piu' di tutti ha reagito dicendogli che si sbagliavano di grosso. Credo (sono abbastanza sicuro) che stiamo parlando di due "Narrativismi" diversi, e pure parecchio.
--- Termina citazione ---

Io ne sono assolutamente certo. Tuttavia, parlando di questo gioco evidentemente sono Tuomas e Andrea che "giocano in casa" - per cui avrebbe forse senso da parte degli altri partecipanti alla discussione usare un po' più di cautela e molto più charitable reading.

Moreno Roncucci:
Un altra cosa:


--- Citazione ---[cite]Autore: Andrea Castellani[/cite]In Ravenna, the general sensation about the game was positive, even though it didn't have the great success it had in Milan. I think that somehow the debriefing was conditioned by a player who criticized quite harshly the way his character sheet was built; another player even left the debriefing, and later told me that I shouldn't have allowed him to speak ("Everybody enjoyed the game, why does he need to spoil everything by looking for unimportant flaws in his character sheet?").
--- Termina citazione ---


Come si è visto qui, almeno 3 giocatori su 10 sono stati estremamente delusi dal live (e no, checché ne dica Castellani, non ho MAI partecipato ad un live o ad un qualunque gdr per "demolirlo". Ho semplicemente gli occhi per vedere e la lingua per commentare, DOPO la fine del live.   Non so questo per lui è avere "tendenze distruttive" o "giocare per far prove su strada".  Io sinceramente mi sono rotto di ricevere come risposta alle mie argomentazioni solo affermazioni contraddittorie, insulti più o meno velati e battutine in malafede). Almeno un altro se ne è andato prima perchè non ne poteva più.

Sono, COME MINIMO, il 40% dei giocatori, che non è che ha "trovato dei difetti". No, si è proprio stracciato le palle.

Ora, capisco che Andrea non ha visto la gran parte del live perché è andato via (e sì, il non riuscire a trovarti per chiederti chiarimenti sulle regole HA danneggiato l'esperienza del live, non mi pare una cosa così strana o peculiare o da trattare con sufficienza), ma dire di un live in cui COME MINIMO il 40% dei giocatori si è stracciati le palle (ma potrebbero essere anche molti di più - vedi dopo) che "the general sensation about the game was positive" è abbastanza eufemistico. Ma non è tanto di questo che volevo parlare quanto della frase finale:


--- Citazione ---[cite]Autore: Andrea Castellani[/cite]another player even left the debriefing, and later told me that I shouldn't have allowed him to speak ("Everybody enjoyed the game, why does he need to spoil everything by looking for unimportant flaws in his character sheet?").
--- Termina citazione ---


Purtroppo, per quello che ne ho visto io negli ultimi 10 anni, QUESTO è lo standard della critica dei "live", almeno in Italia.

1) "Ci si è divertiti tutti", per DEFINIZIONE, A PRIORI, anche se gran parte dei giocatori in realtà si è scassata le palle e qualcuno è persino andato via prima.
2) Dire qualcosa che non si conforma alla (1), è una tale forma di "maleducazione" da essere inaccettabile, tanto da andarsene via indignati perché il GM ha PERMESSO a qualcuno di CRITICARE un elemento del live, dopo la sua conclusione.

E parlando tempo fa con Andrea (quando ancora non aveva questi atteggiamenti preoccupanti: sarà stato contagiato anche lui?) mi commentava che anche nella scena live nordica, non è che la situazione fosse molto diversa...

Ecco, in questo senso io sono, sì, un "fanatico forgita". Nel senso che sono, "fanaticamente", convinto che il gioco va commentato con sincerità, che se una cosa non ha funzionato va detta, e facendo così fai un FAVORE all'autore, non un offesa mortale al suo "status".  Che l'actual play, OSSERVATO (e non le pacche sulle spalle e i finti applausi successivi) sono la misura del funzionamento di un design. E che certi atteggiamenti hanno fatto un danno incalcolabile, sia al mondo dei gdr tabletop che al mondo dei live.

[edit: crosspostato con TUTTI da Renato in poi...]

Moreno Roncucci:

--- Citazione ---[cite]Autore: Rafu[/cite]
--- Citazione ---[cite]Autore: renatoram[/cite][p]Andrea e Tuomas hanno usato piu' volte Narrativista, e Moreno piu' di tutti ha reagito dicendogli che si sbagliavano di grosso. Credo (sono abbastanza sicuro) che stiamo parlando di due "Narrativismi" diversi, e pure parecchio.[/p]
--- Termina citazione ---
[p]Io ne sono assolutamente certo. Tuttavia, parlando diquestogioco evidentemente sono Tuomas e Andrea che "giocano in casa" - per cui avrebbe forse senso da parte degli altri partecipanti alla discussione usare un po' più di cautela emoltopiùcharitable reading.[/p]
--- Termina citazione ---


Non proprio. NON ESISTE un altro "narrativismo".   E' un termine tecnico esclusivo forgita (non esiste nemmeno come parola, in inglese). Giocherebbero in casa se parlassero di "dramatist" o di altri termini usate dalle teorie nordiche.

L'uso di "narrativista", per esempio, per indicare "un tipo di giocatori" è già un errore concettuale. Usarlo per "13 a tavola" è proprio una cantonata pazzesca.

E' nota (famigerata?) l'aria di sufficienza sfoggiata da molti teorici "nordici" o "filonordici" ogni volta che parlano di qualcosa sviluppato altrove (forge theory compresa) , ma un minimo di prudenza consiglierebbe di non usare termini a sproposito, se poi si è molto permalosi e non si accetta di venire corretti...

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