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colloquio con colui che sta sopra Dio
Nicola Ferrari:
--- Citazione ---[cite]Autore: Korin Duval[/cite]Parole chiave:rimanere, passivianche,continuare.
Perché "il GdR è quella roba là".
Con quanti novellini del GdR t'è successo? -_-
--- Termina citazione ---
Ho giocato con poche persone, per carità, non faccio statistica, ma credo che un gioco buono non trasformi per forza le persone.
Spesso si parla di giochi giocati male (potrei cercare molti post qui su questo forum, ad esempio): giocare male cosa vuol dire? Ci si può allenare, ma bisogna anche considerare che FORSE alcuni non riusciranno mai a sbloccarsi del tutto o sentirsi tranquilli, o a suggerire cose... E che tanto, ma tanto, dipende dalla premessa, dall'ambientazione, etc... Voglio dire, all'interno di un gruppo che vuole giocare narrativista, non vi è mai capitato che alcuni la buttino sul trash e altri sul serio?
Per esperienza penso che non si impari tutto per forza, e una persona ormai cresciuta ha una sua identità forte (che può essere modificata, ma con più fatica). Mi chiedo, ancora, quanto valga il gioco e quanto l'intera vita di quella persona.
Ci sono giocatori molto spigliati al tavolo e completamente bloccati in piedi, perché? Saranno anche caratteristiche personali, no?
--- Citazione ---[cite]Autore: Eishiro[/cite]è la pistola che uccide o colui che spara?
--- Termina citazione ---
Quello che mi chiedevo io.
Se la risposta è entrambi, bisogna analizzare entrambi.
Davide Losito - ( Khana ):
Dunque, la mia esperienza...
Il gruppo di amici con cui stiamo giocando il più vasto numero di NW possibile ha un dubbio di fondo: "Ma qual'è la reale differenza?"
Premetto che sto parlando SOLO ED ESCLUSIVAMENTE dal punto di vista del GIOCATORE, che commenta un gioco dopo averlo giocato senza avere nessuna base teorica.
Quello che ho notato io è che i giocatori di tradizionale spesso rimangono "esterni" e poco soddisfatti dei NW perché si ostinano a cercare quella differenza DURANTE IL GIOCO.
Quindi non vengono coinvolti perché in quel momento stanno pensando ad altro. Stanno cercando di rimanere distaccati apposta per cogliere "non so cosa".
Quando invece si rendono conto che le sessioni di gioco non servono a "scovare le differenze" ma a giocare, succede che si divertono e che (e qui è ridicolo :D) vedono anche le differenze :D Ma se ne rendono conto -dopo- quando ripensano a quello che hanno giocato.
Secondo me non è necessario che il giocatore sappia cosa sia "illusionismo" o "railroading" e/o abbia un'idea personale sulla bontà o meno delle due cose. Ha molta importanza però come vengono presentati i vari giochi. "Questo è il nuovo super-regolamento-rivoluzione che cambierà per sempre la tua esperienza di gioco di ruolo" crea inevitabilmente delle aspettative e a livello subconscio non sai mai se queste aspettative sono gradite o meno.
"Vi faccio provare un giochino autoprodotto" porta ad aspettative assai diverse.
Se fate provare NW a degli amici, dando per scontato che i vostri amici li conosciate, presentategli il gioco in un modo che possa andare bene a loro, senza avere la pretesa di cambiargli la vita. Questo di certo non risolverà il 100% delle situazioni, ma io ho notato che riporta la bilancia dei gradimenti verso quote più accettabili.
Antonio Caciolli:
--- Citazione ---[cite]Autore: triex[/cite][p]http://www.adequacy.org/stories/2001.8.1.165438.1158.html---> maybe 'cause that?[/p]
--- Termina citazione ---
Hug your children. Let them know that there are happier things in life than spelunking around a dank cavern with only a dwarf for companionship
bellissimo!
Matteo Suppo:
--- Citazione ---True friendship can only be forged through community-building activities like softball and linestepping.
--- Termina citazione ---
ç_ç
Queste cose starebbero bene in un thread a parte, probabilmente :P
Mauro:
--- Citazione ---[cite]Autore: Nicola Ferrari[/cite]all'interno di un gruppo che vuole giocare narrativista, non vi è mai capitato che alcuni la buttino sul trash e altri sul serio?
--- Termina citazione ---
Mera ipotesi, ma da parte mia credo che almeno in parte derivi dall'abitudine ai giochi classici, che per vari motivi (strapotere del master, condanna del metagioco, combattimenti lunghi ore in cui si tirano solo dadi, ecc.) trovano parte rilevante del divertimento proprio nello scherzare con gli altri; passando ad altri giochi, l'abitudine può venire mantenuta, da cui si hanno giocatori che scherzano (magari rovinando il gioco: Polaris risente molto dell'atmosfera, avere una cazzata detta ogni due frasi la manda ad allegre donzelle) e giocatori che hanno un approccio serio. Non dico sia sempre cosí, ma penso che la cosa abbia la sua rilevanza.
Io ho notato che, passando da (per dire) D&D a Cani nella Vigna, il tasso di cazzate tende a diminuire, non fosse altro perché, con lo sdoganamento del metagioco, tutti possono giocare anche se il loro personaggio non è in scena.
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