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[CnV] relazioni con i demoni (e il potere dei nomi?)
Moreno Roncucci:
--- Citazione ---[cite]Autore: lapo[/cite]La mia era una domanda ‘preventiva’ e voleva chiedere “esiste (in qualche modo) questa opzione”?
La risposta è stata un sonoro "NO!"
--- Termina citazione ---
Sicuro? :-)
Ecco l mia prima risposta:
--- Citazione ---[cite]Autore: Moreno Roncucci[/cite]
Sì, se conoscessi il nome di qualcuno dei demoni che sta usando. Ma visto che i demoni non hanno nome, e gli vengono dati da chi li venera, e in questo caso Eleazar non ha la minima idea di essere aiutato dai demoni (e forse non lo è, finora abbiamo tenuto il supernatural dial abbastanza basso che può darsi che i demoni non esistano) e quindi ovviamente non gli dà nome, è abbastanza difficile da usare... :-)
--- Termina citazione ---
Dice qualcosa di diverso dal mio ultimo messaggio? (o, se è per questo, da uno qualunque degli altri messaggi in questo thread in cui ho cercato di spiegare questa cosa?)
lapo:
Beh intanto nel testo citato dici che non ha un nome e non lo avrà mai, neanche teoricamente (dato che chi lo venera non sa di farlo) e #19 invece dici che uno potrebbe trovarlo da solo facendo una ricerca… e comunque mi resterebbe aperta la questione del pronome: nella partita con Rafu ho sbagliato, a segnare sulla scheda “il demone che sta facendo comportare Nome-del-PNG-di-fronte-a-me come un indemoniato”? (dicitura in realtà più corta, ma con quel senso)
Rafu:
Moreno, a me pare che qualcosa non quadri. Leggendo questo thread, ho l'impressione che Lapo abbia fatto una domanda sulle regole del gioco, e che tu gli abbia risposto "non puoi" sottintendendo un "perché non esiste una maniera in cui puoi narrare questa cosa in maniera da non farmi alzare il sopracciglio". Se è così, scusa tanto, ma la domanda era sulle regole del gioco, e non sul senso estetico di Moreno... ^_^;;;
In questo caso, ribadire "ma in ogni caso puoi farlo solo se nessuno alza il sopracciglio alla tua narrazione" può essere una nota messa a margine per completezza, ma niente di più.
Moreno Roncucci:
Io sto iniziando a perdere la pazienza... (sì, riesco ad essere esasperato per un bel po' prima di perderla. Non sempre è un bene, significa postare per un certo tempo da esasperati invece di troncare)
Vogliamo riguardare il thread post per post con la lente da certosini? Riguardiamolo!
Post #1: facendo riferimento ad una risposta che gli avevo dato nel play by forum in cui facevo esplicitamente riferimento alla difficoltà nel giustificare una cosa simile, Lapo mi chiede se nell'ambientazione c'è un "potere dei nomi".
Post #4: gli rispondo:
--- Citazione ---[cite]Autore: Moreno Roncucci[/cite][p]Il problema non è tanto il nome quanto dire "sì, è quel demone lì". Specie in una partita a sovrannaturale praticamente nullo.[/p][p]Se tu avessi visto un ombra con zoccoli e corna uscire da Eleazar non c'era problema, lo indicavi col dito "quello lì! Mi sono innamorato! Voglio una relazione con lui!", ma se mi dici che vuoi una relazione con la capacità di Eleazar di metterti in buca a parole, ci puoi scommettere che scatta il sopracciglio... :-)[/p]
--- Termina citazione ---
Finora nessuno ha parlato di regole. Lapo parla di ambientazione, io di situazione.
Post numero 6. Lapo tira, per la prima volta, in ballo le regole.
Post numero 7, gli spiego come funzionano le regole di Cani nella Vigna. Il fulcro fondamentale del goco.
Post numero 8: Lapo si offende e andiamo avanti fino ad adesso a ripetere, sempre la stessa cosa.
E io scopro sempre più che proprio il concetto di narrazione coerente qui è completamente alieno, e la gente gioca ad una strampalata variante di Cani nella Vigna dove il cavillo regolistico ha la precedenza su tutto...
--- Citazione ---[cite]Autore: lapo[/cite][p]Beh intanto nel testo citato dici che non ha un nome e non lo avrà mai, neanche teoricamente (dato che chi lo venera non sa di farlo)
--- Termina citazione ---
Nessun demone ha un nome. Pagina 115. Non sei ancora riuscito a rileggerti il manuale alla luce del play-by-forum?
L'unica possibilità di fargli avere un nome quindi è che glielo dia lo stregone, e questo Eleazar non lo farà mai.
--- Citazione ---e #19 invece dici che uno potrebbe trovarlo da solo facendo una ricerca…
--- Termina citazione ---
La fiction, Lapo, la fiction... non è "tira un d20 e vediamo se fai la ricerca"... "fare una ricerca" significa alzare il livello di sovrannaturale di tutta l'ambientazione. Cerchi i nomi di vecchi demoni. Questo trasforma oggettivamente la situazione di Eleazar. Io lo sto caratterizzando come una persona dominata dalla furia. Se alzate il livello di sovrannaturale diventa un indemoniato.
--- Citazione ---e comunque mi resterebbe aperta la questione del pronome: nella partita con Rafu ho sbagliato, a segnare sulla scheda “il demone che sta facendo comportare Nome-del-PNG-di-fronte-a-me come un indemoniato”? (dicitura in realtà più corta, ma con quel senso)[/p]
--- Termina citazione ---
Forse, se una buona volta leggessi pagina 64, e vedessi anche tu, scritta nero su bianco, questa cosa che ormai avro' ripetuto decine di volte (quattro volte solo in questo thread) sulla precedenza assoluta della fiction e dei criteri estetici del singolo gruppo, adesso non mi stracceresti le scatole con esempi di gioco tratti da partite con altri gruppi come se contassero più di zero...
--- Citazione ---[cite]Autore: Rafu[/cite]Moreno, a me pare che qualcosa non quadri. Leggendo questo thread, ho l'impressione che Lapo abbia fatto una domanda sulle regole del gioco, e che tu gli abbia risposto "non puoi" sottintendendo un "perché non esiste una maniera in cui puoi narrare questa cosa in maniera da non farmi alzare il sopracciglio". Se è così, scusa tanto, ma la domanda era sulle regole del gioco, e non sul senso estetico di Moreno... ^_^;;;
In questo caso, ribadire "ma in ogni caso puoi farlo solo se nessuno alza il sopracciglio alla tua narrazione" può essere una nota messa a margine per completezza, ma niente di più.
--- Termina citazione ---
La domanda era nel thread iniziale sulla situazione, e quindi aveva senso.
Non ha capito la mia risposta e ha fatto qui una domanda sull'ambientazione, a cui ho cercato di rispondere.
A quel punto è passato alle regole, ed è un peccato che non l'abbia fatto subito, perchè da regole gli puntavo dritto pagina 64 e avevamo finito di discutere...
il "non esiste una maniera in cui puoi narrare questa cosa in maniera da non farmi alzare il sopracciglio" te lo sei inventato, nel thread del play by forum ho detto esplicitamente che era difficile e basta. Certo, ADESSO sì, sono tanto estenuato da queste cervellotiche acrobazie per evitare di vedere la regola più importante del gioco che penso d'ora in poi veterò qualunque demone con un nome. C'è troppo rischio che provochino corti circuiti mentali strani.
Infine....
--- Citazione --- "ma in ogni caso puoi farlo solo se nessuno alza il sopracciglio alla tua narrazione" può essere una nota messa a margine per completezza, ma niente di più.
--- Termina citazione ---
No. Purtroppo credo di aver spiegato anch'io così il gioco all'inizio, e il risultato che vedo è l'apoteosi del rule-lawyering con la narrazione stravolta all'inverosimile per cercare di raschiare ancora qualcosa prima del veto, come gli slalomisti che toccano i paletti per risparmiare più strada possibile. Quesyo non è Cani nella Vigna. Questo è uno schifo. La regola a pagina 64 non dice di esasperare i tuoi compagni di gioco finchè non si stufano e sbuffano e pongono il veto Questo rovinerebbe il gioco a chiunque. La regola a pagina 64 è chiarissima: il sopracciglio non è un limite, è una GUIDA.
Quella frase che ho quotato ti porta a giocare da schifo. Va rovesciata. Il sopracciglio non è un "eventuale veto", è la linea guida che deve armonizzare rilanci e parate.
Chi non arriva a capire che deve fare quello che farebbe il personaggio, in maniera logica e sensata e plausibile per tutti quanti al tavolo, e i dadi sono solo di appoggio, non ha capito NIENTE di cani nella vigna.
lapo:
--- Citazione ---[cite]Autore: Moreno Roncucci[/cite]Chi non arriva a capire che deve fare quello che farebbe il personaggio, in maniera logica e sensata e plausibile per tutti quanti al tavolo, e i dadi sono solo di appoggio, non ha capito NIENTE di cani nella vigna.
--- Termina citazione ---
Sì ma... inizia il conflitto, hai (comunque) tanti dadi e fai quello che vorresti.
Quello che vorresti fare, però, non ti dà dadi, e tu continui a farlo (dopotutto il personaggio che ne sa, di dadi).
Continui a farlo e ad un certo punto trovi un muro di gomma: hai finito i dadi.
Non puoi più fare niente. O meglio, sicuramente non puoi fare quello che volevi, puoi al limite fare altre cose.
Ma queste altre cose non le vuoi fare... e allora tu giocatore cedi la posta, perché non puoi fare altro: hai finito i dadi.
Ma il tuo personaggio non voleva perdere. Voleva solo continuare a seguire la sua natura e fare quella cosa che (tu giocatore sai) non ti dà dadi.
Ma non può farlo.
Se non ci fossero i dadi, il personaggio non sarebbe mai costretto a venire a patti col proprio senso morale: non ne avrebbe mai il bisogno.
Senza nulla sapere dei dadi, lui continuerebbe a seguire la sua natura, chiara e limpida, fino alla fine.
Ma il gioco vuole che il giocatore sia "tentato" da quei tratti in d4, vuole che sia "tentato" dal poter tirare influenza demoniaca... ma il giocatore non vuole fare quelle cose. Detesta quelle cose. E non ha motivo alcuno per farle, se non a causa dei dadi, che lui non conosce.
Ora, questo discorso, come rientra in "i dadi sono solo di appoggio"?
I dadi sono essenziali: i dadi dicono al giocatore cosa il personaggio può o non può fisicamente fare.
Il personaggio forse non lo sa, ma certe cose anche se vuole farle, non può fare.
Quindi, come si può dire che il giocatore deve fare solo "quello che farebbe il personaggio", se poi gli è impossibile farlo?
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