Autore Topic: [Sweet Agatha] Partita a GnoccoCON 2019 con Anna  (Letto 2362 volte)

Daniele Di Rubbo

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[Sweet Agatha] Partita a GnoccoCON 2019 con Anna
« il: 2019-09-05 14:43:07 »
Domenica scorsa sono stato alla GnoccoCON 2019 e ho potuto finalmente giocare a questo gioco con la mia amica Anna. Per l’occasione, avevo anche provveduto a tradurre e impaginare sia il diario del protagonista sia gli indizi da usare un gioco.

Questa era la quinta volta che giocavo a Sweet Agatha e questa partita ha avuto delle particolarità sue, che vorrei evidenziare in questo actual play.

Il ruolo della Verità è stato ricoperto da Anna, e non da me, come nelle quattro partite precedenti. Di fatto, questa volta è stata la prima nella quale ho giocato nel ruolo del Lettore. Anna, a mio avviso, è stata bravissima a scegliere gli indizi e a inserirli nella narrazione. Verso le ultime scene ha fatto più fatica, perché stava cercando di collegare gli indizi nuovi a quelli precedenti, senza tuttavia aprire nuove piste. Ma questa cosa è molto difficile, se non impossibile: le regole del gioco ti remano proprio contro; ti tocca inserire tre indizi in tutte le scene a parte l’ultima (dove giocarli è facoltativo). Le ho detto di non preoccuparsi troppo di lasciare fili non intrecciati col resto, perché questa è una caratteristica intrinseca del gioco.

Forse anche per la ragione esposta sopra, la partita mi è passata addosso molto naturalmente e molto velocemente. Mi è sembrato di fare una passeggiata. Abbiamo giocato le scene dalla prima alla settima prima di cena, lasciando le ultime tre per dopo cena. Temevo che saremmo andati per le lunghe e, invece, le ultime tre scene sono volate. Ho cercato di impegnarmi per non mettere pressione e fretta ad Anna, tra una scena e l’altra: so che per scegliere gli indizi ci vuole tempo e concentrazione.

In gioco, dove ho potuto, ho cercato di aiutarla, muovendo il mio personaggio in modo che fosse semplice fargli trovare indizi. Non sempre ci sono riuscito per bene: se, la prima volta che sono andato all’ufficio dello sceriffo per denunciare la scomparsa di Agatha, Anna ha trovato la mia scelta di impostare lì una scena sensata e non ha faticato a trovare indizi da rivelarmi, la seconda volta che volevo tornarci l’ho messa, senza volere, in difficoltà e mi ha chiesto di impostare una scena altrove. In effetti, alla fine ho capito cosa voleva dirmi: avevo altro da fare e andare di nuovo dallo sceriffo sarebbe stato sensato per il personaggio, ma probabilmente poco sensato ai fini della trama, risultando ridondante.

Una mia dimenticanza (quella di guardare dei video scaricati da un hard disk connesso a una videocamera nascosta sul mio cellulare) ha fatto sì che Anna mi dovesse rivelare cosa si vedeva in essi senza che questo comportasse di rivelare ulteriori indizi. La cosa ha funzionato – sebbene nella storia io abbia guardato i video solo tre scene dopo – ma conferma la mia intuizione che, forse, non è così assurda la pratica di prendere qualche appunto sugli indizi trovati, quando si gioca come Lettore.

Sapendo che avremmo potuto interromperci da un momento all’altro, ho sempre annotato su un foglietto quante scene avessimo già giocato e, quindi, a quante scene ci trovassimo dalla fine. Non so per Anna, ma per me questo è stato un espediente semplice, quasi banale, per tenere traccia del flusso del gioco, ma mi è stato anche maledettamente utile.

Questa è una delle poche partite in cui ho dato una descrizione precisa del protagonista, all’inizio, e del quale, a un certo punto, ho anche detto il nome e il cognome (mi era stato chiesto dalla segretaria dello sceriffo). Un’altra particolarità è che, nella stessa scena, sempre io, come giocatore, ho dichiarato anche il nome e il cognome di Agatha. Credo che sia stata la prima volta che mi è successo in una partita.

Nell’aprire, nel chiudere e nella transizione delle scene, siamo stati sempre molto cinematografici: abbiamo descritto immagini evocative, dove si trovava la telecamera e cosa stesse inquadrando. Questo ha fatto sì che la storia fosse molto coinvolgente e che ci fosse un’estetica cinematografica molto appropriata.

A parte la prima e l’ultima scena, questa storia si è svolta quasi tutta in un sobborgo di campagna della grande città (rimasta senza nome, come il “paese” di campagna). È stata la prima volta che mi succedeva, ma ha contribuito a dare alla storia un tono molto da provincia americana. Si sentiva molto l’ispirazione di serie TV come Twin Peaks e True Detective (non so per la prima, ma so che entrambi adoriamo la seconda). Di questa cosa, credo che il merito sia stato soprattutto di Anna che, come Verità, ha un sacco di autorità in merito all’estetica generale della storia che emerge.

Una cosa che ho notato è che, se il protagonista è in scena da solo, può succedere che per tutta la storia, o quasi, non interagisca con nessuno. A noi non è successo esattamente così (avevamo alcuni PNG coi quali ho interagito), ma i PNG erano comunque relativamente pochi. Ho notato che è molto figo, e credo che aiuti anche la Verità, far parlare il protagonista con sé stesso o, comunque, palesare i suoi pensieri. In questo modo, si vede la sua interiorità, anche se nella storia non interagisce quasi mai con nessuno.

Il finale ha dipanato il mistero della scomparsa di Agatha, coinvolta fin da piccola in un culto perverso che finiva per uccidere le donne, dopo averle “sposate” al sacerdote. L’ultima scena si è svolta, specularmente alla prima, nell’appartamento di Agatha; questa volta con la donna, ancora drogata, sotto le coperte, col protagonista che le teneva la mano in attesa del suo risveglio. Un finale molto poetico in cui l’amore tra i protagonisti (che in questa storia era presente) ha prevalso.

Che dire? Non so se Anna abbia qualcosa da aggiungere ma, per me, questa è stata davvero una bella partita. Poetica e memorabile al tempo stesso. Ancora una volta, Sweet Agatha si conferma un gioco che – pur avendo, tutto sommato, solo due regole in croce – riesce sempre a colpirmi e a entrarmi nel cuore.

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