Autore Topic: [Sweet Agatha] Riflessioni da una partita con Moreno  (Letto 3280 volte)

Daniele Di Rubbo

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Qui sotto riporto un estratto da un articolo del mio blog, perché ritengo che postarlo qui possa essere utile ad altri giocatori.



Questo gioco di ruolo per due persone dal sapore neo noir – pubblicato nel 2009 e ripubblicato in edizione digitale l’anno ormai passato – è nel mio cuore ormai da tempo. Ne ho parlato già abbondantemente sia su Google+ sia su “Gente che Gioca”.

Venni a conoscenza di esso in un periodo imprecisato nella mia memoria, ma sicuramente prima del 2012, quando l’edizione cartacea era ormai già introvabile da tempo (e quella digitale non ancora disponibile). A marzo dell’anno passato, quando ancora non si sapeva che Kevin Allen Jr. avrebbe ripubblicato il gioco in formato digitale, ne parlai con Moreno e ci accordammo per giocarlo alla prima occasione utile. Finalmente, la settimana scorsa, questa occasione utile è arrivata.

Rispetto alle due partite precedenti che ho giocato (tutte nel ruolo della Verità!) – quella con Fabio e quella con Luca – in quella con Moreno ci sono state alcune differenze significative:


Non abbiamo utilizzato le regole opzionali per le scene.

In particolare, non abbiamo mai indicato l’obiettivo della scena da giocare.

Questa era una di quelle regole che ritenevo utili per una buona riuscita della partita ma, giocando in quest’altro modo, mi sono reso conto che, in effetti, non è davvero così importante e che si può giocare senza problemi senza di essa (anzi, forse si evita un po’ di effetto “già visto” oppure di formulare male gli obiettivi; vi ricordo che il manuale non dà indicazioni precise a riguardo).

Abbiamo proceduto nel seguente modo: Moreno, che giocava il Lettore, diceva dove sarebbe andato o cosa avrebbe fatto, dopo la chiusura di ogni scena o all’inizio di quella nuova. Io, come Verità, avrei potuto intromettermi in qualunque momento per proporre una scena “mia”, che mostrasse una qualche traccia investigativa, oppure semplicemente per introdurre luoghi o eventi da fare accadere prima che il Lettore raggiungesse la sua destinazione desiderata o nel tentativo di raggiungerla.

Ho notato che, mentre in tutta la prima fase del gioco, Moreno aveva sempre dettato il ritmo e il susseguirsi delle scene, verso la fine, è successo più spesso che fossi io, invece, a prendere la parola e a inquadrare le scene.


Il Lettore è stato abbastanza sulle sue, non mettendo troppo il becco nella gestione del mondo, dei PNG e degli Indizi.

Anche qui, rispetto alle partite precedenti dove, in genere, gli altri giocatori si prendevano qualche libertà in più, qui, invece, Moreno è stato molto all’interno dei confini, tutto sommato non larghissimi, della sua unica, ma importantissima, autorità narrativa sul Lettore.

Questo, a nostro avviso, ha determinato, tra le altre cose, il fatto che, alla fine, la traccia degli Indizi fosse più sensata e meno arzigogolata e, in ultima analisi, tutti gli Indizi fossero più coerentemente connessi tra di loro in una spiegazione che avesse davvero senso, non lasciando quasi nessuna ombra.

Ovviamente, il mio procedere tra gli Indizi è stato progressivo: sono partito da un’idea di massima e l’ho portata avanti a poco a poco, prendendo direzioni inaspettate, seguendo il Lettore nel suo percorso di ricerca della verità e, non di rado, lasciandomi stupire dalle nuove direzioni prese dalla storia. Insomma, non avevo nulla di fisso o di preparato: la “mia” storia è stata completamente emergente, come al solito.

Ci siamo anche chiesti come avrebbe potuto cambiare l’esperienza di gioco nel caso in cui Moreno fosse stato più aggressivo nei confronti delle mie autorità sul mondo, sui PNG e sugli Indizi. Non abbiamo questa risposta e la lasceremo, magari, a una partita futura. Per ora posso solo dire che l’impianto ha funzionato anche nelle due partite precedenti, quando gli altri giocatori hanno osato di più.

Va comunque detto che, come Verità, ho trovato più facile andare avanti in questo modo, siccome non mi è praticamente mai successo che dovessi rivedere il senso degli Indizi che avevo scelto all’inizio della scena sulla base di qualcosa di detto o fatto dal Lettore che andasse in qualche modo sulle mie autorità, stravolgendo il senso delle mie scelte.


La partita ha avuto una presenza di soprannaturale decisamente inferiore.

Questo è dovuto principalmente ai gusti estetici di Moreno (mentre io ficco il soprannaturale ovunque e in gran quantità, come gusto estetico personale). Mentre nelle partite precedenti, Fabio e Luca mi avevano seguito abbastanza su questo filone, Moreno ha preferito lasciarmi meno aperture.

La cosa di per sé non è problematica, ma è interessante vedere come ci siamo arrivati: come, in definitiva, abbiamo trovato un accordo tra giocatori, senza parlarne attivamente.

Ogni qualvolta io, come Verità, introducevo un Indizio o un elemento della storia che andava nella direzione del soprannaturale, sono sempre stato attento alle reazioni di Moreno. Siccome ho percepito quasi subito che non era interessato a una deriva eccessivamente onirica o mistica, mi sono tenuto su un filone molto più soft, che facesse leva semplicemente sull’apparenza misteriosa delle cose, ma come se fosse possibile anche un’altra spiegazione, una spiegazione razionale.

Alla fine, la teoria soprannaturale si è rivelata semplicemente il frutto della mente malata di un PNG, anche se c’è da dire che un paio di cose che non tornavano appieno hanno comunque lasciato spazio a possibili interpretazioni più mistiche, anche se non molto appariscenti in termini di “effetti speciali” (di quelli ne abbiamo avuti davvero pochi!).

Moreno Roncucci

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Re:[Sweet Agatha] Riflessioni da una partita con Moreno
« Risposta #1 il: 2017-01-17 00:50:25 »
Salve!

Venni a conoscenza di esso in un periodo imprecisato nella mia memoria, ma sicuramente prima del 2012, quando l’edizione cartacea era ormai già introvabile da tempo (e quella digitale non ancora disponibile). A marzo dell’anno passato, quando ancora non si sapeva che Kevin Allen Jr. avrebbe ripubblicato il gioco in formato digitale, ne parlai con Moreno e ci accordammo per giocarlo alla prima occasione utile. Finalmente, la settimana scorsa, questa occasione utile è arrivata.

Rispetto alle due partite precedenti che ho giocato (tutte nel ruolo della Verità!) – quella con Fabio e quella con Luca – in quella con Moreno ci sono state alcune differenze significative:

Non citi una delle differenze principali: non abbiamo giocato con una stampata del pdf, ma con il libro originale, del 2009, che avevo in casa ma non avevo mai utilizzato! (anche perché mi faceva impressione ritagliare un libro...)

E ritagliare un libro fa davvero impressione! Volevo farlo con calma a casa prima, ma sono arrivato con il libro ancora intatto! Non volevo prendermi tutta la colpa!   ;D

Usando il libro originale si vedono alcune cosa, a libro ritagliato, che sarebbe difficile riprodurre con stampate. Nulla di indispensabile, ma si capisce perchè ha resistito tanti anni prima di pubblicarlo in pdf.

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Non abbiamo utilizzato le regole opzionali per le scene.

In particolare, non abbiamo mai indicato l’obiettivo della scena da giocare.

Questa era una di quelle regole che ritenevo utili per una buona riuscita della partita ma, giocando in quest’altro modo, mi sono reso conto che, in effetti, non è davvero così importante e che si può giocare senza problemi senza di essa (anzi, forse si evita un po’ di effetto “già visto” oppure di formulare male gli obiettivi; vi ricordo che il manuale non dà indicazioni precise a riguardo).

In generale, tranne casi molto particolari dove la dichiarazione si collega al sistema in maniera armonica (Kagematsu, le Overture in My Life With Master.. e mi sa che ho già finito gli esempi...) ho sempre visto il definire prima lo scopo di una scena come una cosa che fa solo danni, e che porta a pre-narrare a scapito del divertimento. E sono infastidito dal vedere questo tipo di regola proliferare in maniera acritica in tanti nuovi sistemi di gioco, "perchè negli story game ci va", praticamente l'equivalente indie delle regole per cadere e affogare in D&D (per i cinni in ascolto, fu una esilarante polemica nei primi anni di The Forge con i giocatori su rpg.net e altri forum che dicevano che se non c'erano le regole per cadere o affogare un gioco non era un rpg. Sul serio, non come battuta. Jason Morningstar ne prese spunto per il gdr "Drowning and Falling"...)

Da qui il tono che credo di aver avuto quando hai chiesto se "volevo usare quella regola opzion...." "NO!"  ;)

Il gioco è filato benissimo anche senza, e ribadisco a tutti il mio consiglio: se un gdr vi dice di dichiarare lo scopo di una scena, e non c'è una ragione legata al sistema per farlo... vuol dire che l'hanno messo come "salvagente", perchè si è diffusa questa idea strampalata che il farlo rende il gioco più facile ai principianti che "non sono capaci di improvvisare". Balle. Ignorate quella pagina e non pre-narrate mai.

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Il Lettore è stato abbastanza sulle sue, non mettendo troppo il becco nella gestione del mondo, dei PNG e degli Indizi.

Anche qui, rispetto alle partite precedenti dove, in genere, gli altri giocatori si prendevano qualche libertà in più, qui, invece, Moreno è stato molto all’interno dei confini, tutto sommato non larghissimi, della sua unica, ma importantissima, autorità narrativa sul Lettore.

Questo, a nostro avviso, ha determinato, tra le altre cose, il fatto che, alla fine, la traccia degli Indizi fosse più sensata e meno arzigogolata e, in ultima analisi, tutti gli Indizi fossero più coerentemente connessi tra di loro in una spiegazione che avesse davvero senso, non lasciando quasi nessuna ombra.

Qui forse ho fatto "resistenza" al libro. Il gioco non dà indicazioni e l'autore dice che non voleva dire chi doveva dire cosa, ma io so che autorità narrative chiare rendono i giochi più facili da giocare e danno in genere fiction migliori, quindi mi sono tenuto sempre dentro i limiti di autorità precise (e anche tu l'hai fatto: il manuale mica dice che non puoi dire quello che fa il mio personaggio...)

È una maniera di giocare sensata e prudente. Magari una delle prossime volte provo ad andare più senza rete, per vedere se il gioco regge lo stesso, ma per la mia prima  partita ho preferito rischiare di meno.

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La partita ha avuto una presenza di soprannaturale decisamente inferiore.

Questo è dovuto principalmente ai gusti estetici di Moreno (mentre io ficco il soprannaturale ovunque e in gran quantità, come gusto estetico personale). Mentre nelle partite precedenti, Fabio e Luca mi avevano seguito abbastanza su questo filone, Moreno ha preferito lasciarmi meno aperture.

Mi piace giocare personaggi scettici...   8)

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La cosa di per sé non è problematica, ma è interessante vedere come ci siamo arrivati: come, in definitiva, abbiamo trovato un accordo tra giocatori, senza parlarne attivamente.

Ogni qualvolta io, come Verità, introducevo un Indizio o un elemento della storia che andava nella direzione del soprannaturale, sono sempre stato attento alle reazioni di Moreno. Siccome ho percepito quasi subito che non era interessato a una deriva eccessivamente onirica o mistica, mi sono tenuto su un filone molto più soft, che facesse leva semplicemente sull’apparenza misteriosa delle cose, ma come se fosse possibile anche un’altra spiegazione, una spiegazione razionale.

Esatto. Non c'è nessun bisogno di mettersi d'accordo su tutto prima (un altra "moda" recente con giochi che invitano in pratica a decidere tutto assieme prima ancora di giocare). Bisogna mettersi d'accordo sul minimo indispensabile e lasciare il resto al gioco.
"Big Model Watch" del Forum (Leggi il  Regolamento) - Vendo un sacco di gdr, fumetti, libri, e altro. L'elenco lo trovi qui

Daniele Di Rubbo

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Re:[Sweet Agatha] Riflessioni da una partita con Moreno
« Risposta #2 il: 2017-01-19 11:10:53 »
Sì, non avevo riportato il fatto, che tu giustamente citi, che stavolta abbiamo usato la copia fisica originale del gioco di Moreno.

Se è vero che si vedono alcune interazioni interessanti delle pagine con i ritagli, devo anche dire che, tuttavia, non trovo che l’esperienza di gioco sia cambiata in maniera significativa, semplicemente in base a quello.

* * *

Io, personalmente, non avevo mai avuto nulla contro la dichiarazione degli argomenti delle scene. Era una cosa che avevo trovato fin dai primi giochi letti (Avventure in Prima Serata), anche se devo dire che, col tempo, sono arrivato alla stessa tua conclusione: la trovo una cosa poco utile e che porta a pre-narrare la scena o a farle perdere di mordente.

Di solito, quando un gioco mi richiede di farlo, lo faccio, ma per il semplice fatto che cerco di capire le regole e come funzionano e poi, al massimo, protesto e le cambio, quando vedo che diventa problematico seguirle.

* * *

Allora, diciamo che il gioco richiede di non pestarsi troppo i piedi, anche se consente a entrambi i giocatori di “sconfinare amichevolmente” sull’autorità altrui. Suppongo che ogni gruppo trovi un equilibrio in merito. Anche io, francamente, preferisco un profilo di autorità più nette, con sconfinamenti possibili solo quando sono le regole specifiche a dirti come e quando farli.

Tuttavia, devo anche dire che, in questo gioco, la parte più problematica dello sconfinamento amichevole è quando vai a sparigliare le informazioni che la Verità stava portando in gioco per farci poggiare sopra gli Indizi.

Mi spiego meglio. La Verità deve scegliere gli Indizi prima di giocare la scena e deve, costi quel che costi, metterli in scena. Se, nel frattempo, il Lettore ti fa troppo casino sulle tue autorità, tu ti trovi in un vicolo cieco e magari con ancora due Indizi da giocare e nessuna idea su come portarli in gioco.

Per quello, secondo me, può diventare problematico. Oppure sono solo io che non so improvvisare abbastanza bene o cambiare idea al volo abbastanza velocemente.

* * *

Anche io, negli ultimi anni, sto apprezzando molto i giochi che non ti chiedono costantemente di metterti d’accordo o di metterti d’accordo prima di giocare. Preferisco i giochi che ti portano a trovare un accordo e a risolvere i disaccordi semplicemente giocando, seguendo le regole.

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