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Niccolò:
io non ci vedo ne l'uno ne l'altro motivo. o meglio entrambi, ma come sintomi di quel male che edwards ha definito il brain damage causato dai gdr tradizionali.

perchè sbattersi a imparare un regolamento, che sono un sacco di regole e alla fine non cambia nulla?
perchè essere creativi, per poi venire frustrati?

Matteo Suppo:
Per quanto riguarda pigrizia e scarsa inventiva posso garantire che non si tratta di questo: quando la campagna è stata interrotta per motivi logistici questa giocatrice, con gli spunti dati anche dagli altri giocatori, ha scritto la "fine" portando a conclusione le proprie sottotrame (sua e di un altro pg, principalmente) sotto forma di racconto.

Si parla davvero e solo del concetto "le regole danneggiano l'esperienza di gioco, un mediatore umano è preferibile", che è un concetto totalmente condivisibile, quando si parla di regole che cercano di imitare la "fisica".

Moreno Roncucci:

--- Citazione ---[cite]Autore: Domon[/cite]io non ci vedo ne l'uno ne l'altro motivo. o meglio entrambi, ma come sintomi di quel male che edwards ha definito il brain damage causato dai gdr tradizionali.
--- Termina citazione ---


Non contribuiamo a spargere notizie false: Edwards non ha MAI detto che i gdr tradizionali provocano brain damage

Il citatissimo (a sproposito) post sul "Brain Damage" si riferiva a tutt'altro.  Il thread originale è lunghissimo, e si attacca ad un altro thread e al blog di lumpley, ma se volete la versione breve, direttamente dalla voce di Edwards, ascoltatevi questo Podcast. Se avere problemi con l'inglese parlato, la prima parte (quella sul brasin damage) è stata trascritta in questo post su rpg.net.

Ho ricopiato il transcript in un thread a parte, se siete interessati. Non discutetene qui, è off-topic.

Alberto Rapalino:

--- Citazione ---[cite]Autore: MikeT[/cite][p]Di contro, uno dei giocatori (il DM della campagna parallela a quella che conduco io, e giocatore nella mia) è fortemente abituato al gioco di tipo tradizionale. Tanto da trovarsi spesso totalmente spiazzato quando, finita la mia breve descrizione di una scena, gli chiedo "e adesso che fai?" Troppa libertà, troppe possibilità, nessun railroading, e lui ha ancora qualche difficoltà rispetto agli altri, che invece ne stanno veramente combinando di ogni. [/p]
--- Termina citazione ---

Volevo solo aggiungere che anche io sono in una situazione analoga: un giocatore che, passando da D&D ad altri giochi (anche di stampo tradizionale come Exalted), si "blocca". Non sa che fare. Si trova spiazzato. Come una crisi da "foglio bianco". E quando sono gli altri giocatori ad agire, lui si aggrega come un'ombra. Inutile dire che in giochi come Cani si trova molto a disagio. Solo ora (credo) di aver intuito che a lui piace essere gestito dal master. Vuole che sia il DM a dirgli cosa succede e lui agisce di conseguenza. Non a caso, D&D 4ed è il suo GdR preferito su qualsiasi altro, anche di stampo narrativista.

Ezio:
Tipica sindrome da master-mammina.
"Ma come," dice il nostro piccolo parpuzio "devo andare là fuori? Devo creare io la storia? Devo imparare a costrurmi da me il divertimento? Non me lo servi già fatto e pronto per essere valutato? Mammina! Ho paura!" grida allora, e si rifugia fra le accoglienti braccia del primo Narratore che passa, lamentandosi che quei giochi lì sono brutti e cattivi e non funzionano. Poi regolarmente tornerà a rompersi le scatole, si annoierà, continuerà a leggere manuali che non userà mai ma sono tanto colorati. Una mattina, deciderà che è cresciuto e che i gdr sono cose da bambini, e si allontanerà dall'hobby (e come dargli torto? Quelli che conosce lui, in effetti, non sono granché).

L'unica "cura" che ho visto tentare è quella shock, ma i risultati sono, a giudicare dalla mia esperienza, dubbi. Manca la volontà di giocare e mettersi in gioco, quindi tutta la dinamica del gioco non riesce proprio a decollare...

Qualcuno ha esperienze diverse?

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