Gente Che Gioca > Sotto il cofano
Kagematsu "antifemminista"? WAIT, WHAT?
Antonio Caciolli:
--- Citazione da: Zachiel - 2016-09-13 20:24:25 ---Pensati che io ho iniziato a pensare che Kagematsu fosse sessista dopo averlo giocato. Prima non me ne preoccupavo neppure.
Insomma, alla fin fine per creare la sua storia ha biosgno di un posto dove gli uomini sono andati in guerra lasciando vecchi, bambini e -donne- a casa, e le donne non hanno altra scelta che affidarsi all'intervento di un uomo.
Mica mi offendo per la parodia di donna, anzi, manco mi offendo. Però non posso negare di vederci una certa idea di donna debole.
--- Termina citazione ---
ma forse hai ragione Zachiel, anche io le poche volte che ho giocato (solo la versione da manuale) ho sempre pensato a "come potrei riuscire a portarmi a letto la donna/ragazza che fa Kagematsu" :-D
però se non riesci a vedere come in questo gioco di seduzione (da entrambi i lati ) tutto sia volto alla soddisfazione dell'altro è un vero peccato. ;-)
non è il contesto l'importante ... il contesto è il pretesto ... è la distribuzione dei ruoli tra i giocatori (almeno per me, magari per altri è diverso). Per questo la versione con gli uomini mi convince poco (ma non l'ho provata), perché comunque è una donna anche lì a fare il kagematsu e per me la cosa potente del gioco è che io uomo sto cercando di sedurre la giocatrice che gestisce kagematsu mettendo in ogni scena il mio massimo per darle soddisfazione e ricevere in cambio semplicemente amore :-)
Mattia Bulgarelli:
Marco, ma Kagematsu l'hai giocato tutto, o solo quella mezza partita in cui c'ero anche io?
Poi, il punto non è "mostriamo che le donne sono deboli", ma è "prendiamo una società che mette le donne in condizione di debolezza, e facciamo assaggiare un po' la sensazione a giocatori maschi + prendiamo una società che mette gli uomini in condizione di potere, e facciamo assaggiare un po' la sensazione ad una giocatrice".
Ad alcuni politici conservatori (sia italiani sia americani) parte un embolo per idee moooolto meno progressiste di "proviamo a metterci nei panni di chi è dall'altra parte in una società sessista".
Patrick:
piu semplicemente: cosa intende la gente che dice che "kagematsu è sessita"? Perchè messa così può voler dire tutto e il contrario di tutto...
Moreno Roncucci:
Kagematsu è ambientato in una società sessista, violenta e classista (chissà perchè tutti parlano della prima cosa e sembrano perfettamente OK con le altre due. Soprattutto la terza non dovrebbe scattare ogni volta che si gioca un samurai o un knight?). Le donne sono di rango più basso di Kagematsu per sesso, classe sociale (i loro uomini dovrebbero rivolgersi a Kagematsu con la stessa deferenza) e per capacità con le armi.
Poi molti nella sub-cultura dei gdr vedono sempre l'ambientazione come unicamente wish-fullfilment (e da questa strampalata ottica, Il Diario di Anna Frank è un libro nazista e 1984 propugna dittature: già questo fa capire come il concetto di giocare storie come quelle dei libri sia totalmente alieno a gran parte dell'ambiente) e traggono strampalate conclusioni. Senza rendersi conto che questo li svela automaticamente come razzisti e criminali violenti e omicidi se giocano a D&D (passano il tempo ad uccidere quelli di altre razze...), cultisti e satanisti se giocano a Call of Cthulhu e serial killer se giocano a Vampire...
Mattia Bulgarelli:
Qui rispondo con una deformazione professionale a livello Super Sayan IV:
E' una questione di cultura sulla fiction.
C'è un contenuto oggettivo (sessismo + classismo) e c'è un punto di vista, un giudizio su queste cose.
La regia di un film non è neutra, un'illustrazione di un personaggio non è neutra, la scrittura di un libro non è neutra (e gli esempi che fa Moreno qui sopra su 1984 e Anna Frank lo mostrano chiaramente).
Contengono un punto di vista, chiedono al fruitore della fiction di mettersi in QUEL punto di vista RISPETTO all'argomento X.
Non sono sicuro se si tratti di abitudine al wish-fulfillment o meno, ma non è la prima volta che mi imbatto nella mentalità "l'elemento X è in scena nell'opera Y, quindi Y promuove X", che è un salto logico mica da poco. : (
Che poi è uno dei grossi problemi dell'applicare forme di censura: non puoi scrivere regole oggettive sul COSA si può rappresentare, e anche scriverle sul COME è un casino.
Perfino quel cumulo di letame fumante del Comics Code aveva capito questa cosa meglio delle policy dei social network, vedi il caso di Facebook, per cui la propaganda politica pro-dittature va bene, ma una donna che allatta no, è oscena.
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