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Le ricorrenti polemiche sugli artwork

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Lorenzo Gatti:
La convergenza stilistica tra illustrazioni fantasy e videogiochi dipende in qualche misura dalla convergenza tecnologica: molti illustratori "dipingono" al computer, in buona parte con gli stessi software e tecniche a disposizione degli artisti dei videogiochi e dei film.

Mattia Bulgarelli:

Sì e no... ormai ci sono software che riescono a simulare efficacemente i media "tradizionali" (olio, pastello, gesso, ecc. ecc.) e hardware che permettono agli artisti digitali di usare il gesto naturale (cfr. il catalogo Wacom, la linea Cintiq, ormai accessibile anche al piccolo professionista se non anche ai semi-pro).

Io penso che la questione sia di inevitabile sudditanza psicologica verso i media che "fanno tendenza", che la fanno perché da una parte hanno un pubblico vasto abbastanza da "fare massa critica" e spostare il gusto collettivo, e dall'altra sono anche gli ambienti in cui ci sono i capitali per investire nella ricerca, nel seguire e nello spingere le mode.

Ambienti che hanno anche la necessità pressante di restare aggiornati perché il gioco di moda oggi tra 2 anni lo trovi a 5€ su Steam, qualcosa per convincere la gente a sganciare 60€ per un gioco lo devi trovare.

Nel mondo del GdR, che è una nicchia di una nicchia, non c'è molto spazio per sperimentare: hai la necessità di far passare un messaggio immediato.
Sbatti un drago in copertina e il tuo pubblico sa già che dentro si può aspettare classi e livelli, duh.

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