In questo thread faccio considerazioni e commenti sparando al massimo la verve critica/polemica (ma sempre con spirito costruttivo) verso quelle che secondo me sono pecche nell’ambientazione del gioco e nella parte finale cerco di contestare esplicitamente alcuni degli Approfondimenti di Moreno Roncucci presenti nella 2° edizione del manuale. (Senza niente di personale ovviamente, mi piace il dibattito

spero apprezzerai la volontà di discuterne)
Scrivo, insomma, in nome del dialogo.
Leggendo i manuali narrativisti ho avuto spesso una sensazione che mi ha fatto dire:
Questo gioco è creato da un tizio che ha avuto qualche idea strepitosa, ma poi nel momento di costruirci un gioco attorno ha avuto problemi a creare un complessivo (tra sistema, ambientazione e altro) senza incoerenze o scivoloni, vuoi per mancanza di conoscenze, vuoi per mancanza di idee ed in generale per mancanza di collaboratori che si occupassero davvero di colmare le sue “lacune".Cani nella Vigna è un gioco fantastico, basta leggere il manuale per rendersene conto, ma, seppur comunque meno di altri, mi ha fatto storcere la bocca in più occasioni.
Come capita spesso con i narrativisti ho avuto la sensazione che certi aspetti di ambientazione vengano stuprati dal sistema. Ovvero secondo me l’autore ad un certo punto dice
A me serve “questo” affinché il gioco si possa giocare in “questo modo”, allora lo infilo a calci nell'ambientazione anche se è una forzatura.In CnV l'esempio più ovvio secondo me è la concettualizzazione della Fede, la sua malleabilità e l'idea che il
dogmatismo sia contrario alla purezza della Fede. È irrealistico, inesistente in qualsiasi religione abbia una struttura ecclesiastica (come c'è nella Fede di CnV), e non ha alcun senso in una religione in cui c’è un Ordine adibito a far rispettare la Fede; è chiaramente messo perché
è utile che i Giocatori possano dare i loro giudizi e fare agire i PG senza essere condizionati dalla dottrina. Un “deus ex machina concettuale” se mi passate la definizione, ed ok, funziona, è utile, ma in questi casi mi chiedo sempre: Sarebbe stato possibile inserire questo aspetto narrativo
senza ledere alla coerenza dell'ambientazione? Insomma vedo una bella cosa che ai miei occhi ha delle pecche e mi chiedo: si sarebbe potuta far meglio con un po’ di lavoro di design in più?
Personalmente trovo poco sensato anche il fatto che gli ex-Cani (che diventano tali in pochi anni di servizio da Cani) poi godano di una corsia preferenziale verso qualsiasi incarico desiderino. Sono piuttosto convinta che una società che ha in vari posti di autorità gente che ha passato l'adolescenza e l'inizio della giovinezza a sparare a peccatori in maniera arbitraria crollerebbe in pochi anni.
Andiamo via via verso cose meno astratte e più interessanti:
L'addestramento dei cani! Il manuale mi parla di adolescenti senza particolari capacità che vengono addestrati per due mesi per imparare a fare
un fantastiliardo di cose. Citando il manuale:
«Testarti o eliminarti: ti sfiniscono, ti umiliano, ti stressano, ti addolorano, ti deludono, ti tentano, ti spaventano, ti provocano, ti opprimono. Alla fine, avrai dimostrato loro chi sei.
Addestrarti: Ti addestrano a cavalcare, sparare, combattere, predicare, preservare, fare domande, essere paziente, notare le cose, usare discernimento e sopravvivere. Alla fine sei una persona capace e sicura, indipendentemente da ciò che eri prima. Educarti: ti insegnano la Scrittura, la Dottrina, le Cerimonie, la teologia, la cosmologia e la demonologia. Alla fine avrai una solida base in quegli studi.[...]»e mi voglio fermare qua, e mi chiedo:
due mesi?
Ora, a me piace pensare ai Cani come ragazzini incapaci e spesso ignoranti (un po' come i cattolicissimi "preti figli di preti" che c'erano secoli fa prima del Concilio di Trento) a cui viene data una pistola, un libro e viene detto "Va e porta giustizia", ma non sanno davvero cosa (e come) dovrebbero fare. Mi piace pensare questo, ma non è quello che mi dice il manuale. Perché nell'unico passaggio in cui mi parla di queste cose mi dice quanto riportato e soprattutto “
Alla fine sei una persona capace e sicura, indipendentemente da ciò che eri prima." e "
Alla fine avrai una solida base in quegli studi." quindi devo prendere per buono questo? Che in due mesi i PG hanno imparato tutte queste cose? No. Non lo farò. Ed in generale non mi piace l'idea di una "scuola d'addestramento" (per altro il libro dice che è un tempio dove puoi trovare ogni volta tra i 12 ed i 15 allievi in addestramento, a volte più a volte meno. Che quindi ruotano ogni due mesi. Perciò dall'addestramento per i Cani passano... anche 90 persone l'anno? In una regione in cui le città, sempre citando il manuale, tutte sommate assieme non danno una popolazione paragonabile ad una singola grande città dell'est? C'è qualcosa che non mi torna.) la scuola d'addestramento mi sa di fantasy, la trovo fuori tema, mi fa venire in mente Harry Potter!

In un contesto storico verosimile preferisco immaginare un Tizio da cui arrivano i ragazzini, fa svogliatamente un paio di prove nette (e magari nemmeno proprio utili a valutare davvero), e se vanno bene gli dice "Ok, vai!" senza davvero istruirli. Ma adesso sto sconfinando nel gusto personale.
Passiamo alla cosa principale adesso
la realtà della fede. Ho giocato già ad altri narrativisti e non mi approccio a questo gioco con una mentalità chiusa da tradizionalista. Non cerco regole d’ambientazione, o guide a “giusto o sbagliato”. Leggendo il manuale anzi ho subito pensato e sperato che la fede nel Re della Vita, fosse appunto "una fede", l’ho dato per scontato, ma invece il manuale mi ha persuasa del contrario.
Io possiedo la seconda edizione di Narrattiva, quindi ho pure letto le opinioni di Moreno negli approfondimenti, dove parla proprio di questo, ma a mio avviso si limita a schivare le contraddizioni che io ho trovato nel manuale, piuttosto che risolverle.
Il manuale in più di un punto (almeno tre) fa esempi in cui il Re della Vita parla ai fedeli, ne cito uno (pag. 91, nell'esempio)
«Il Re della Vita [...] gli parla della famiglia di fratello August "la famiglia di fratello August ha dei problemi" [...] e fratello August gli risponde "bè A ME dice che il mio primogenito è annoiato[...]»ora... se io leggendo un manuale trovo un passaggio di questo tipo, come banale esempio per spiegarmi altro, in un capitolo in cui parla di un aspetto tecnico della struttura sociale, mi faccio delle domande. Perché leggendolo in un paragrafo "tecnicista" mi fa pensare che rappresenti la normalità dell'ambientazione, e l’idea mi fa cacciare due dita in gola, in quanto l'assunto che la Fede si basi su qualcosa di
reale e Dio parli alla gente manda all'aria i concetti del gioco, in quanto ogni eretico, ogni peccatore, e pure un cane che dà un giudizio discutibile, sarà allora sempre in malafede, perché ci si può immaginare la voce di Dio nella sua testa che gli dice "Nonono! Così non si fa!". Se invece l'autore voleva dire in quei passaggi che qualcuno sostiene di sentire la
voce di Dio, come capita nel mondo e nella storia innumerevoli volte, allora, a mio avviso, si è espresso male. Ma do per scontato che volesse dire questo, altrimenti il gioco ne risentirebbe, quindi vado avanti con questa idea, ma poi mi parla dei Demoni.
Ora, io come già detto ho letto le opinioni di Moreno in merito, dove dice che, parafrasando, "Le
manifestazioni demoniache sono essenzialmente delle coincidenze che i fedeli identificano nei demoni." e la cosa mi piace, è quello che vorrei nel mio gioco, e già avevo deciso di gestirlo così, ma non è quello che mi dice il manuale che ho tra le mani.
Anche tenendo il sovrannaturale nullo, il manuale mi dice nella creazione della città che il Peccato apre le porte ai Demoni. Qualcosa da non considerare strettamente narrativo ma utili ai fini del sistema? Ok, ci sto. Ma poi mi dice che le Manifestazioni Demoniache possono essere
metaforiche rispetto al peccato commesso, ed è bene che lo siano perché i giocatori si abitueranno ad identificare la cosa a quel modo. Quindi abbiamo un Peccato che preferibilmente porta a Manifestazioni Demoniache relative a quel Peccato. Ancora da considerarsi solo una coincidenza? Boh. Ma addirittura mi viene infine detto che il volere dei Demoni è che i Cani non accettino quel Peccato, in quanto dal momento in cui i Cani accettano il Peccato quello non è più tale e le Manifestazioni Demoniache cessano. Mettendo queste cose assieme secondo me si fa difficoltà a dire "Fede e Demoni non sono reali" perché se una cosa dipende dall'altra in questo modo, hanno nessi logici e di causa-effetto, automaticamente acquistano di valore, e diventano, per un motivo o un altro, qualcosa di concreto. Poi magari in realtà il Re della Vita è
Satana, ed i Demoni sono creature
buone, non sto parlando di giusto o sbagliato, sto solo dicendo che da quello che mi dice il sistema la Fede e come viene trattata ha conseguenze
reali nell'ambientazione, non è solo un "credo". Se poi si aumenta il livello di sovrannaturale la cosa diviene oggettiva. Parare pallottole con il Cappotto da Cane? Magari non è un "miracolo divino", ma resta il fatto che dall'essere un Cane deriva un potere effettivo, quindi è
reale.
A mio avviso c'è una trascuratezza verso l'ambientazione per farci entrare dentro i tecnicismi del sistema di gioco, e quindi dire, come ha detto Moreno negli approfondimenti dell’edizione italiana, "Pensare che la Fede e i Demoni siano reali significa non aver letto bene certi paragrafi" mi pare azzardato, perché a mio avviso vale altrettanto "Dire che il manuale esprime chiaramente che la Fede ed i Demoni sono solo credenza significa trascurare certi paragrafi e passaggi logici".
Insomma trovo in questo un’incoerenza nel manuale, in quanto alcune cose fanno pensare ad una conclusione altre ad un’altra.
Voi che ne pensate? Ho detto assurdità o sono critiche condivisibili? E come gestite questi aspetti nel gioco concreto?